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L’AI ha una coscienza umana? La check list di un team di scienziati

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La lista di controllo proposta da un gruppo di neuroscienziati, informatici e filosofi offre un quadro per le future indagini sul regno della coscienza dell’AI

intelligenza artificiale Shutterstock

Man mano che l’intelligenza artificiale generativa eccelle nell’emulazione delle risposte umane, il dilemma rispetto alla “senzienza” delle macchine guadagna sempre più terreno. Anche se la maggior parte dei modelli di deep learning è vagamente basata sul funzionamento del cervello, quando si dialoga con sistemi come ChatGPT è facile assegnare emotivamente una sorta di "coscienza" all'algoritmo.

La sofisticazione dei compiti non equivale alla consapevolezza, ma l’idea che un giorno l’AI possa diventare senziente non sembra più fantascienza. Recentemente un team di neuroscienziati, informatici e filosofi, ha presentato un'interessante lista di indicatori per misurare la coscienza nell'AI.

Piuttosto che valutare esclusivamente il comportamento di un’intelligenza artificiale, questa check list allinea le risposte dell’AI con le teorie della coscienza umana, offrendo una misura più obiettiva. Più criteri vengono soddisfatti, più è probabile che si tratti di una macchina “pensante”.

ChatGPT ha superato il test di Turing

Per capire come dimostrare se una macchina possiede un'intelligenza pari a quella umana, gli scienziati sono partiti dal test di Turing, in cui un giudice umano conversa con una macchina e un altro essere umano, tentando di distinguere la mente artificiale. 

A superare il test è stato ChatGPT di OpenAI che ha già dimostrato la sua capacità di scrivere saggi, superare esami, elaborare ricette e persino dispensare consigli di vita. Tanto quanto classificarsi nel 10% dei migliori partecipanti in test standardizzati per gli esseri umani. Sebbene ciò dimostri impressionanti capacità di intelligenza artificiale, non equivale necessariamente alla coscienza.

Teorie neurobiologiche per riconoscere la coscienza

Le teorie neurobiologiche della coscienza sono complesse e diverse. Tuttavia, sono tutte incentrate sulla computazione neurale, ossia su come i neuroni elaborano le informazioni per creare esperienze coscienti. Questa nozione costituisce la base del “funzionalismo computazionale”, che suggerisce che la coscienza può essere replicata nell’intelligenza artificiale, a condizione che siano eseguiti i calcoli giusti. Essenzialmente, presuppone che la coscienza non sia limitata al cervello biologico.

Per costruire la lista di controllo, il team ha estratto importanti teorie sulla coscienza umana, come la teoria dello spazio di lavoro globale (GWT), che presuppone che una mente cosciente elabori più flussi di informazioni contemporaneamente. Altre teorie enfatizzano i cicli di feedback e l'incarnazione, in cui il corpo interagisce con l'ambiente per migliorare la percezione e il controllo. 

Partendo da sei teorie con prove sostanziali da test di laboratorio, come studi che catturano l’attività cerebrale di persone in diversi stati coscienti, il team ha sviluppato 14 indicatori che, se combinati, offrono un indicatore della consapevolezza dell’AI.

Sondare la mente dell'intelligenza artificiale

Valutare la coscienza di un'intelligenza artificiale non è un compito semplice, poiché non comporta scansioni cerebrali o risonanze magnetiche funzionali. Richiede invece un “approccio basato principalmente sulla teoria”. Il team ha esaminato il modo in cui le informazioni fluiscono all’interno di un sistema di AI, analizzandone l’architettura per valutare ciascun indicatore. 

Ha poi utilizzato la lista di controllo su modelli linguistici di grandi dimensioni basati su trasformatori che sono alla base di ChatGPT e di algoritmi che generano immagini, come DALL-E 2. La conclusione a cui sono giunti è che per ora nessun sistema di intelligenza artificiale attuale è cosciente. Tuttavia, non esistono evidenti barriere tecniche alla costruzione di sistemi che soddisfino questi indicatori ed è realisticamente possibile che vengano costruiti nel breve termine.

Hanno inoltre messo in guardia sui pericoli derivanti dall'attribuzione della coscienza nell’AI, che potrebbe rischiare “danni moralmente significativi” e di antropomorfizzare i sistemi di intelligenza artificiale quando sono solo freddi e rigidi codici.

Ben lungi dall’essere l’ultima parola sull’argomento, è comunque un inizio. E man mano che le neuroscienze avanzano e scoprono sempre più informazioni sui correlati della coscienza, la lista di controllo si evolverà. La collaborazione tra più discipline sarà fondamentale per affinare la comprensione della coscienza dell’AI.

Per saperne di piùIntelligenza Artificiale, cos'è e cosa può fare per noi

A cura di Cultur-e
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