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Cos’è la CGI, computer generated imagery, e come cambia la comunicazione

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Che cos’è la CGI (Computer Generated Imagery), come funziona e perché è una tecnologia che sta cambiando il marketing e l’attuale idea di comunicazione digitale

CGI thinkhubstudio/Shutterstock

La comunicazione digitale cambia rapidissimamente e, al fianco dei modelli più classici e ormai sdoganati in ogni dove, trovano posto campagne pubblicitarie molto più ambiziose che sfruttano la CGI (Computer Generated Imagery) e l’intelligenza artificiale.

Un fenomeno tecnologico che sta avendo un grande impatto nel mondo del marketing e, nonostante un utilizzo ancora “limitato” ai grandi nomi del settore, parliamo di un contesto che sta diventando sempre più frequente andando, appunto, a stravolgere radicalmente l’idea di comunicazione per come la conosciamo oggi.

Cos’è la CGI e come funziona

CGI computer

DC Studio/Shutterstock

e negli ultimi anni sta diventando sempre più di uso comune soprattutto in materia di pubblicità e di marketing.

Questa tecnologia si affida, essenzialmente, alle incredibili potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa e porta nella vita reale immagini animate digitali, visibili solo attraverso il filtro delle moderne tecnologie mobile, come smartphone, tablet e (seppur ancora limitatamente) smart glass.

Il compito della CGI è inserire immagini digitali nella vita reale, suscintando reazioni nelle persone e coinvolgendole con un brand o un prodotto

Il funzionamento di questo sistema è (relativamente) semplice e tramite complessi algoritmi AI, consente alle persone di inserire immagini virtuali nella vita reale, dando vita a quella che definiamo come “Realtà aumentata” che, seppur spesso paradossale ed eccessiva (come vuole il marketing più “coraggioso”), riesce a catturare l’attenzione del pubblico e, naturalmente, a far parlare di sé. 

Ed è proprio questo il fulcro di questa CGI: creare un qualcosa di ipoteticamente concreto (o comunque perfettamente integrato nella realtà) partendo da un’idea folle e completamente irrealistica, arrivando dunque al paradosso di cui sopra fatto per sconvolgere e stupire il pubblico.

Non si parla di stregoneria è solamente tecnologia e, visti i presupposti e le straordinarie reazioni del pubblico (soprattutto quello sui social), con buone possibilità ne sentiremo parlare sempre di più in futuro.

Dove viene utilizzata la CGI

Effetti speciali

Gorodenkoff/Shutterstock

Come appena detto di recente la Computer Generated Imagery si è incontrata col mondo del marketing e dell’advertising, generando mondi incredibili, immaginati per stupire gli spettatori e farli avvicinare a un dato brand o a un prodotto.

Naturalmente l’idea affonda le sue radici più in profondità e, almeno all’inizio, faceva riferimento alla grafica 3D e al mondo degli effetti speciali cinematografici che, soprattutto nei grandi colossal di Hollywood, hanno permesso a registi sempre più ambiziosi di creare universi incredibili e che fino a quel momento potevano solo essere immaginati.

La CGI affonda le sue radici nel mondo degli effetti speciali cinematografici che rendono unica ogni pellicola, lasciando a bocca aperta lo spettatore

Pensiamo a cosa sarebbe un film di fantascienza senza quelli che chiamiamo “effetti speciali”; pensiamo a come sarebbe un disaster movie senza poter effettivamente distruggere (digitalmente, si intende) una grande città; pensiamo a un documentario senza la possibilità di ricostruire, ad esempio, una città del passato o una storica battaglia.

Se pensiamo a questi tre esempi ma senza la CGI è possibile capire la portata di questa tecnologia che ha permesso a tutti noi, appunto, di non dover più solo immaginare qualcosa, ma di vederla proiettata davanti ai nostri occhi, proprio come se fosse reale.

Le implicazioni nel marketing sono le stesse, per ora più in piccolo, ma comunque altrettanto efficaci. 

Certamente, come detto in apertura, si tratta di una tecnologia con un utilizzo ancora relativamente limitato perché, visti i costi di gestione dell’intero sistema, è ancora poco accessibile, soprattutto ai nomi più piccoli del mercato che per il momento devono accontentarsi di modelli pubblicitari più classici oppure di soluzioni meno imponenti di quelle che andremo a vedere nel prossimo paragrafo.

Esempi celebri di CGI

CGI Marketing

PeopleImages.com - Yuri A/Shutterstock

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di pubblicità virali che possiamo definire tranquillamente "memorabili"; tra queste non si può non citare quella di Maybelline che ha portato le ciglia e il suo mascara a bordo della metropolitana di Londra, sotto lo sguardo stupefatto delle persone.

Naturalmente nessuno ha installato un apparato del genere su treni e stazioni, ma il “rumore” generato dai moltissimi video condivisi sui social è stato davvero imponente, tra chi l’ha presa a ridere e chi, invece, è caduto in pieno nella “trappola” della CGI. 

L’altra campagna a dir poco leggendaria è stata quella architettata da Netflix per la presentazione della nuova stagione di Sex Education, l’amata (e controversa) serie apparsa sulla piattaforma di streaming.

In questo caso l’uso della CGI ha fatto ancor di più leva sulla provocazione, con una mano gigantesca che ha srotolato un enorme preservativo sull’obelisco di Buenos Aires. 

Leggendaria, geniale, provocatoria sono solo alcuni degli aggettivi per definire questa campagna pubblicitaria, pienamente in linea con la serie TV e che, naturalmente, ha generato un fortissimo dibattito sul web, sollevando anche la questione sugli eventuali limiti che dovrebbe avere l’advertising.

La CGI può essere considerata come un'arte visuale e in quanto tale può prendersi delle libertà a cui il marketing più classico non può arrivare

A questo proposito è interessante riflettere su una cosa: si può parlare di limiti quando qualcosa non esiste realmente? Abbiamo appena detto che nessuno ha messo delle ciglia finte sui vagoni della metro di Londra e ancor meno nessuno ha infilato un preservativo sul celebre obelisco argentino, perciò perché indignarsi?

La CGI può essere immaginata come un’arte visuale e, in quanto tale, può (e deve) anche sconvolgere e stupire, anche in negativo se serve e poi, naturalmente, deve far parlare di sé e creare contenuti virali.

Oltretutto, in queste forme, rappresenta una tecnologia realmente innocua che, oltre a un po’ di clamore e a qualche risata, non causa danni a nessuno e poi, chi non vuole assistere a spettacoli del genere, può tranquillamente tenere il cellulare in tasca e osservare la realtà come al solito, coi propri occhi e senza alcun filtro.

Per saperne di più:

A cura di Cultur-e
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