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La storia e l'evoluzione degli effetti speciali

Ideati e scoperti quasi per caso sul finire del XIX secolo, gli effetti speciali hanno avuto un'evoluzione senza pari. Scopriamola insieme

Effetti speciali in Avatar

Dal 1856 ne è stata fatta di strada. Dal giorno in cui Oscar Rejlander ritagliò differenti sezioni di trenta negativi e li incollò insieme per ottenere un unico scatto gli effetti speciali hanno oggettivamente fatto passi da gigante. Tanto da meritare, nel 1977, una categoria degli Oscar appositamente per loro. E se oggi effetti speciali fa rima con grafica computerizzata e computer generated imagery ("immagini generate al computer" in italiano) come dimostrano kolossal come Avatar e Hugo, sino a un paio di decenni fa era un lavoro da artigiani dotati di grande inventiva e, soprattutto, grande manualità.

Apriamo con un video che, in nove minuti, riassume i migliori effetti speciali di tutti i tempi che hanno vinto l'Oscar a partire dalla scena dell'aereo  nel film Wings del 1927.

 

Agli albori degli effetti speciali

Il primo effetto speciale storicamente accertato (e accettato) risale al 1895 quando il pioniere della cinematografia Alfred Clark mise in atto una sorta di stop motion nel corso delle riprese del lungometraggio dedicato alla vita di Maria Stuarda. La scena della decapitazione della regina britannica venne registrata in due parti: una prima parte con tutti attori in carne ed ossa ed una seconda con un pupazzo a sostituire l'attrice protagonista. Per fare in modo che il tutto apparisse come un'unica scena, Clark stoppò la macchina da presa, "congelò" tutti gli attori nelle loro posizioni e sistemò il pupazzo sul ceppo. Pochi istanti dopo il boia calò la scure e Maria Stuarda non aveva più la testa attaccata al resto del corpo.

 

 

L'anno successivo il mago francese Georges Méliès scoprì accidentalmente lo stesso trucco. La sua cinepresa si bloccò mentre effettuava alcune riprese in strada, per poi ripartire improvvisamente senza alcu preavviso. Quando Méliès andò a controllare il girato, si accorse che un camion si era trasformato in una carrozza, un uomo in una donna e i pedoni avevano cambiato direzione. Il mago francese rimase talmente affascinato da questa tecnica che girò oltre 500 corti adattandola alle più disparate situazione, guadagnandosi così il soprannome di cinemago. Méliès, inoltre, inventò nuovi effetti speciali come l'esposizione multipla, la fotografia in time-lapse e la dissolvenza.

 

Tra il 1910 e il 1920 il mondo degli effetti speciali progredì ulteriormente grazie all'inventiva di Norman Dawn, mentre nel decennio successivo fu l'intera industria del cinema ad investire risorse economiche ed umane nello sviluppo di nuove tecniche e nel perfezionamento di alcuni trucchetti cinematografici già ampiamente utilizzati. Molte tecniche, ad esempio, vennero mutuate dal mondo teatrale, mentre l'utilizzo di nuovi materiali permise ai truccatori di realizzare maschere sempre più reali e terrificanti. Lo stop motion inizialmente inventato da Alfred Clark venne perfezionato, mentre la scoperta dell'animazione (ottenuta sia con disegni, sia con modelli tridimensionali come in King Kong) permise di sviluppare nuove tecniche e tecnologie da adattare agli effetti speciali. Ne sono un esempio il film Metropolis di Fritz Lang e Quarto Potere di Orson Wells.

L'era del colore e il boom dello science fiction

L'introduzione del colore nel mondo del cinema ebbe ricadute imprevedibili per lo sviluppo degli effetti speciali. "Il pianeta proibito" e "I dieci comandamenti" sono un po' il manifesto cinematografico di questa epoca. Nel film biblico, ad esempio, gli addetti agli effetti speciali riuscirono letteralmente a creare dal nulla - o quasi - la folla in fuga dall'Egitto per la scena dell'Esodo semplicemente componendo immagini riprese in altre occasioni, mentre le grandiosi piramidi di Rameses altro non erano che modellini in scala.

 

2001. Odissea nello spazio

 

A cavallo tra gli anni'50 e '60 l'affermazione del genere science fiction fornì nuovi impulsi allo sviluppo degli effetti speciali. In "2001. Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick il team addetto agli effetti speciali - Douglas Trumbull, Tom Howard, Con Pedersen e Wally Veevers - fu capace di generare un universo lontano, futuristico e immaginifico utilizzando tecniche di montaggio e riproduzione tridimensionale avanzatissime (per quel decennio, naturalmente). I modellini delle navi spaziali vennero realizzati a mano con gran dovizia di particolari, fotografate e riprese con cura e precisione per poter essere poi inserite "a mano" in fase di post-produzione.

La doppia rivoluzione degli anni '70

Il decennio successivo fu caratterizzato da una doppia rivoluzione. Da un lato la crisi economica indusse molte case cinematografiche a chiudere i loro studi di effetti speciali, licenziando tutti i tecnici e gli specialisti che avevano lavorato con loro sino a quel momento. Questi furono "costretti" a mettersi in proprio, fondando dal nulla case di produzione o società specializzate nello sviluppo di effetti grafici.

 

Star Wars

 

Ciò diede un nuovo impulso allo sviluppo del settore. Nel 1977, anno in cui venne istituita la categoria "Migliori effetti speciali" agli Oscar, George Lucas lanciò nelle sale cinematografiche il primo capitolo di Star Wars, mentre Steven Spielberg rispose con gli "Incontri ravvicinati del terzo tipo". In entrambi i film gli effetti speciali recitarono la parte del protagonista, permettendo ai due registi di ottenere fama e successo economico.

 

Carlo Rambaldi affiancato da un modello di ET

 

Pochi anni più tardi Spielberg bissò il successo con E.T., aggiudicandosi la statuina degli Oscar per i migliori effetti speciali anche grazie al preziosissimo lavoro dell'italiano Carlo Rambaldi.

L'introduzione della computergrafica

Fino a metà anni '90 gran parte degli effetti speciali veniva realizzato a mano da veri e propri artigiani (come Rambaldi, per l'appunto). Dalla seconda metà del decennio l'utilizzo dei computer rivoluzionò nuovamente l'universo degli effetti speciali, rendendoli sempre più grandiosi e sempre più realistici.

 

 

Basti pensare all'utilizzo massiccio della tecnica del computer generated imagery (CGI) in film come Jurassic Park (del "solito" Steven Spielberg) o il cartone animato Toy Story per capire la portata del fenomeno. L'evoluzione costante di queste tecniche ha poi portato alla realizzazione di capolavori della cinematografia contemporanea come "Avatar" di James Cameron o "Il mondo di Pi".

 

A cura di Cultur-e
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