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Chi è Adriano Olivetti

Alla guida dell'azienda di famiglia sin da giovane, è in grado di trasformarla in un colosso della tecnologia mondiale

adriano olivetti

Prendere le redini dell'azienda di famiglia a poco più di trenta anni e farla diventare uno dei simboli del made in Italy nel mondo è un'impresa tutt'altro che semplice. Un assunto vero tanto oggi quanto diversi decenni fa, quando il nostro Paese inizia a muovere i primi passi nel mondo globalizzato dell'industria e dell'alta tecnologia. Per questo motivo la figura di Adriano Olivetti assume agli occhi dei commentatori odierni, se possibile, un valore ancora più elevato: l'industriale piemontese è stato tra i maggiori innovatori del secolo e fonte di ispirazione per moltissime altre persone (Steve Jobs non ha mai negato la stima nei confronti di Adriano Olivetti) e capace di trasformare una piccola azienda della provincia torinese in uno dei colossi dell'informatica mondiale a cavallo tra gli anni '50 e '70 del XX secolo. Personaggio eclettico, come si evince dalla sua biografia, si è interessato anche di urbanistica, sociologia, filosofia e politica.

Gli studi e il lavoro

Adriano Olivetti nasce a Torino l'11 aprile del 1901 da Camillo Olivetti, ingegnere meccanico di origine ebraica, e Luisa Revel, di fede valdese. È il padre a fondare ad Ivrea (nelle vicinanze di Torino) la Ing. C. Olivetty & C., prima azienda italiana a fabbricare macchine da scrivere.

 

Adriano Olivetti

 

Dopo un'adolescenza abbastanza tranquilla, Adriano Olivetti decide di arruolarsi per combattere nella Prima Guerra Mondiale, ma il conflitto bellico termina prima che possa partire per il fronte. Contro il volere del padre (che avrebbe preferito per il figlio un indirizzo di studi meccanico) sceglie di laurearsi in Ingegneria chimica al Politecnico di Torino. Nel 1924 visita gli Stati Uniti insieme a Domenico Burzio (Direttore tecnico della Olivetti) così da studiare a fondo l'organizzazione del lavoro messa in pratica nelle aziende statunitensi. Tornato a Torino, inizia il suo praticantato nell'azienda di famiglia. Però, anziché prendere posto al fianco del padre con un ruolo direttivo, preferisce iniziare dalla catena di montaggio. Questa esperienza gli permette di sviluppare una sorta di empatia verso i lavoratori dell'azienda e, nel momento in cui prenderà il posto del padre al vertice della Olivetti, si adopererà affinché le condizioni di lavoro migliorino sensibilmente.

Nel 1932 divenne il Direttore della fabbrica di Ivrea e nel 1938 Presidente della società. Acquisito il ruolo, può mettere in pratica tutta l'esperienza e la conoscenza che aveva accumulato negli anni: sviluppo dell'azienda in Italia e all'estero, divisone del lavoro per funzioni, organizzazione decentrata del personale, miglioramento delle condizioni del lavoro.

 

Adriano Olivetti

 

La politica e l'urbanistica

Nonostante la direzione dell'impianto di Ivrea prima e dell'azienda poi richiedono un grande impegno, Adriano Olivetti non metterà mai da parte le sue due più grandi passioni: la politica e l'urbanistica.

Secondo l'imprenditore piemontese l'organizzazione del territorio e le caratteristiche architettoniche degli edifici influenzano sia il campo sociale sia il campo economico. Per questo motivo nel 1937 partecipa agli studi per il piano regolatore di Aosta e nel 1950 dà nuovamente alle stampe il periodico "Urbanistica".

Negli anni del Fascismo Adriano Olivetti entra in contatto con le personalità più attive dell'antifascismo (Ferruccio Parri, Turati, Pertini), da cui trasse ispirazione per il futuro dell'azienda. Dopo la firma dell'armistizio è costretto a rifugiarsi in Svizzera: qui frequenta Altiero Spinelli, padre putativo dell'Unione Europea, con il quale si confronta su tematiche che poi andranno a costituire parte integrante del libro "L'ordine politico della comunità".

 

La sede Olivetti di Ivrea

 

Il take-over della Olivetti

A partire dagli anni '50 gli investimenti economici e culturali voluti da Adriano Olivetti iniziano a dare i loro frutti: le macchine da scrivere realizzate nell'impianto di Ivrea, invidiate in tutto il mondo sia per il design sia per la meccanica, permettono di generare utili e proventi molto elevati. Ivrea diventa così la prima Silicon Valley italiana: Adriano Olivetti raccoglie intorno a sé gli scienziati, i designer e gli ingegneri più interessanti del Paese e immagina per l'azienda un futuro radioso.

Nel 1953 decide di ampliare la produzione, aprendo una filiale nel Sud Italia (da poco era stata lanciata la Cassa del Mezzogiorno). Qui, per la prima volta, Adriano Olivetti può creare da zero un'azienda a propria immagine e somiglianza: offre salari superiori alla media nazionale e assistenza (non solo sanitaria) agli operai e alle loro famiglie, progetta e realizza un ambiente lavorativo salubre, nel quale gli operai possano esprimere al meglio la loro professionalità. Ciò permette allo stabilimento di Pozzuoli di registra risultati di produzione migliori di quelli di Ivrea: l'intuizione di Adriano si è dunque rivelata esatta. Di lì a poco l'esperimento di Pozzuoli viene ripetuto nei dintorni di Ivrea e San Paolo del Brasile.

La ricerca e la Lettera 22

Pur essendo all'avanguardia nel settore della meccanica, la Olivetti non aveva grosse competenze nel nascente settore dell'elettronica. Per questo motivo Adriano Olivetti si spende affinché sia possibile aprire un nuovo centro di ricerca negli Stati Uniti: nel 1952 apre a New Canaan un laboratorio di ricerca e sviluppo sui calcolatori elettronici, mentre nel 1955 è il turno del laboratorio di Pisa, diretto da Mario Tchou. Ed è il laboratorio diretto dallo scienziato italo-cinese a ideare e realizzare il primo computer a transistor della storia. Per migliorare e velocizzare la produzione di calcolatori elettronici, nel 1957 Olivetti fonda la Società Generale Semiconduttori (SGS).

 

Olivetti Lettera 22

 

L'impegno nel campo delle macchine da scrivere, ovviamente, non diminuisce. In questi anni è lanciata sul mercato la Lettera 22, tra i prodotti di maggior successo dell'azienda e tra le più famose macchine da scrivere di tutti i tempi, divenuta anche icona rappresentativa un'epoca. Progettata da Marcello Nizzoli e da Giuseppe Beccio, si aggiudica diversi premi sia in Italia sia negli Stati Uniti. Una copia della Lettera 22 è esposta al Museum of Modern Art (MoMa) di New York.

Riconoscimenti personali e la morte

Nel 1957 Olivetti riceve il premio per "l'azione di avanguardia nel campo della direzione aziendale internazionale" dalla National Management Association: in venti anni aveva trasformata un'azienda di macchine per scrivere in un colosso dell'informatica mondiale. Nel 1960 è colto da emorragia cerebrale mentre si trova a bordo del treno Milano-Losanna e muore ad Aigle, subito dopo il confine tra Italia e Svizzera.

A cura di Cultur-e
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