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Cos'è e a cosa serve l'ambient computing

In un futuro neanche troppo lontano, saremo in grado di controllare dispositivi elettronici senza bisogno di interagire "fisicamente" con loro

Controllo della smart home con schermi in realtà aumentata

Da quando gli smartphone hanno soppiantato i vecchi cellulari, e da quando la rete dati ha cominciato ad avere prestazioni più che accettabili, la nostra vita personale e sociale è cambiata profondamente. Oggi sono decine e decine le cose che facciamo ogni giorno tramite lo smartphone, che ormai è a tutti gli effetti un computer portatile. Anzi, di più: si ci sono smartphone che hanno una capacità di calcolo persino superiore a quella di molti computer domestici.

Tuttavia, quello che noi vediamo oggi è solo l'inizio di quello che ci sarà domani: l'ambient computing. Con questo termine gli esperti indicano un nuovo modo di interfacciarsi con i dispositivi elettronici e con le informazioni, che va ben oltre l'esperienza digitale di oggi. E, come suggerisce anche il nome, si tratterà di un'esperienza d'uso di gran lunga più "immersiva": l'interfaccia utente non sarà limitata al solo schermo del dispositivo, ma si troverà tutt'attorno a noi.

Controlli della smart home

L'esperienza digitale oggi: smartphone e computer

Se oggi vogliamo comunicare con qualcuno, ancor prima di telefonargli gli mandiamo un messaggio su WhatsApp, su Messenger, Telegram o qualunque altro servizio di messaggistica istantanea. Se lo vogliamo vedere lanciamo una videochat. Se vogliamo sapere che tempo farà domani prendiamo lo smartphone e apriamo il widget del meteo o, se siamo più smart, lo chiediamo direttamente con i comandi vocali all'assistente personale del telefono. Tutto questo presuppone il gesto di prendere in mano il dispositivo elettronico e fare un gesto di qualche tipo al fine di avere un risultato.

È l'evoluzione, molto più comoda, di quanto si è fatto a lungo e si fa ancora con i computer: tutte le cose che si possono fare con uno smartphone, infatti, si possono fare anche con un PC desktop o laptop. Solo con una interfaccia utente diversa. Ma il principio è sempre lo stesso: voglio che il dispositivo faccia qualcosa? Lo prendo, faccio uno o più gesti e il dispositivo la fa. Questa è l'esperienza digitale di oggi e il suo limite è semplice ed evidente: devo avere il dispositivo a portata di mano.

L'esperienza digitale di domani: l'ambient computing

L'ambient computing nasce per superare tutto ciò: non dobbiamo più interfacciarci con un dispositivo, ma con l'ambiente. È l'ambiente ad ascoltarci e ad essere pronto a raccogliere ogni nostra richiesta, per offrirci la risposta che prima avremmo cercato tramite un dispositivo. Ma, in realtà, è l'ambiente stesso che diventa dispositivo. Anzi, dispositivi.

Comandi smart speaker

Le smart home sono il primo esempio di ambient computing che stiamo vivendo, allo stadio embrionale, già oggi. Gli smart speaker trasformano la stanza in cui sono posizionati nel dispositivo che ascolta i nostri comandi, che non impartiamo più facendo click o tap, ma tramite la nostra voce. In una smart home evoluta, con molti smart speaker sparsi nelle varie stanze, non importa se vogliamo sapere che tempo farà domani mentre siamo in bagno, in cucina o in salotto: lo chiediamo nello stesso modo, riceviamo la stessa risposta.

Anche se, fisicamente, non abbiamo preso in mano alcun dispositivo per saperlo. I sensori di movimento, che ci seguono mentre ci spostiamo da una stanza all'altra e accendono e spengono le luci di conseguenza, sono un altro esempio di ambient computing. Ma tutto questo, come dicevamo, è solo l'inizio.

Controllare la smart home con display olografico

L'ambient computing nell'era dell'AI

La vera svolta tecnologica che permetterà all'ambient computing di diffondersi e di mostrare tutte le sue potenzialità sarà quella portata dagli algoritmi di intelligenza artificiale. E, in particolar modo, da quelli di machine learning. Quando questi algoritmi saranno abbastanza raffinati, e quando l'hardware smart che avremo in casa sarà abbastanza potente da gestirli al meglio, allora l'ambiente potrà non solo ascoltarci e obbedirci, ma persino prevedere i nostri bisogni, gusti, capricci.

Il monitoraggio continuo dei nostri comportamenti, elaborato dagli algoritmi di machine learning, permetterà al nostro ambiente computerizzato di capire ancor prima di noi se stiamo per sentire freddo o caldo. E, quindi, di alzare o abbassare la temperatura dentro casa. Quando il frigo sarà in grado di capire che prodotti compriamo quando facciamo la spesa, potrà farla da solo collegandosi al nostro e-commerce di fiducia. Quando la nostra casa sarà abbastanza intelligente da leggere e incrociare i dati provenienti dal contapassi del nostro wearable con i dati provenienti dalla bilancia connessa, allora potrà proporci una ricetta che ci aiuti a dimagrire, mantenere il peso o ingrassare se glielo chiediamo. O, se sarà abbastanza intraprendente, di consigliarcela anche se non gliela abbiamo chiesta espressamente.

 

16 aprile 2020

A cura di Cultur-e
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