Un destino simile è già toccato alla pellicola delle pizze del cinema, rimpiazzate definitivamente da film archiviati su supporti ottici digitali dal 1 gennaio 2014. In questo caso, però, il distacco potrebbe essere anche più traumatico perché riguarda un oggetto che ha caratterizzato l'infanzia e l'adolescenza di molti, se non quasi di tutti. Stiamo parlando delle cassette VHS (o videocassette che dir si voglia), arrivate stancamente al capolinea dopo quaranta anni di onorata carriera. Sostituite e spodestate prima dai DVD e poi dal Blu-ray, le VHS sono uscite definitivamente di produzione e, con l'ultimo stock acquistato da un rivenditore tedesco, sembrano destinate a scomparire per sempre (anche se c'è chi è pronto a scommettere in una loro seconda giovinezza, come per i dischi in vinile).
La prima VHS (acronimo di Video home system, "Sistema video casalingo" in italiano) fa la sua comparsa sul mercato nel 1976, quando la giapponese Jvc lancia il suo standard per l'intrattenimento video casalingo. La lotta con lo standard alternativo, il Betamax di Sony, è piuttosto aspra nei primissimi anni, ma già dalla prima metà degli anni '80 le VHS iniziano ad avere la meglio sul rivale grazie ai loro vantaggi tecnologici. Uno su tutti: la possibilità di poter vedere e registrare fino a due ore di film e video di ogni genere, mentre il Betamax garantiva appena un'ora di registrazioni.
Il monopolio di fatto delle VHS dura circa un ventennio, nel corso del quale le videocassette contribuiscono a rendere popolare e portare nelle case di tutti (o quasi) film e registrazioni di programmi televisivi. Per non parlare, ovviamente, dei filmini home made realizzati in vacanza o le riprese amatoriali delle partite di calcio, basket e volley dei propri bambini.
Un vero e proprio capitale umano, fatto di sentimenti e ricordi che potrebbe scomparire da un momento all'altro nel caso in cui la videocassetta dovesse corrompersi (la pellicola è estremamente sensibile e destinata a deteriorarsi con il passare degli anni) e non si avessero altri supporti analogici (altre VHS insomma) su cui riversare i film o i video contenuti.
Una soluzione, la più logica a pensarci bene, è quella di convertire i filmati analogici contenuti nei VHS in formato digitale, per poi archiviarli sul disco rigido o masterizzare il file multimediale su un supporto ottico (CD o, preferibilmente, DVD). Tutto quello che serve è un videoregistratore funzionante, un convertitore analogico-digitale (un piccolo dispositivo che permette di collegare il videoregistratore al computer e riversare il contenuto delle VHS sull'hard disk) e un software di conversione. Necessaria, inoltre, una buona dose di pazienza: la conversione da VHS a digitale è un processo 1:1 che non conosce scorciatoie. Per trasformare una VHS da 2 ore in un filmato digitale saranno necessarie almeno 2 ore: così se la propria videoteca è ampia, sarà necessario molto tempo prima di riuscire a convertirla in formato digitale.
Scelto il convertitore che fa al proprio caso (i modelli più conosciuti e utilizzati sono il Roxio Easy VHS to DVD 3 e l'Elgato Video Capture) si può dare il via al processo per trasformare la VHS in DVD o file AVI.