Il 10 novembre 2020 Apple ha iniziato la "Silicon revolution", dando il via alla sua roadmap che la porterà ad abbandonare completamente le CPU di Intel e a sostituirle con i nuovi SoC sviluppati in casa. Il primo è stato l'Apple M1, che equipaggia il MacBook Pro 13 pollici, il MacBook Air, il Mac mini, il nuovo iPad Pro e il nuovo iMac da 24 pollici.
Poco meno di un anno dopo, il 18 ottobre 2021, Apple ha presentato due nuovi chip: M1 Pro e M1 Max, che equipaggiano adesso i nuovi MacBook Pro da 14 e 16 pollici. Allo stato attuale, quindi, la gamma di System on Chip M1 è formata da tre chip: M1 "liscio", M1 Pro e M1 Max.
Si tratta di tre chip della stessa famiglia, ma con caratteristiche tecniche, prestazioni e prezzi ben diversi tra loro.
Di conseguenza, è bene approfondirne le peculiarità anche perché i nuovi MacBook Pro da 14 e 16 pollici sono entrambi disponibili sia con M1 Pro che con M1 Max, e la potenza dell’ultimo è talmente alta che, per molti, potrebbe essere persino eccessiva
A differenza di quella dell'M1 normale, la CPU dell'M1 Pro è formata da 6 o 8 core ad alte prestazioni e solo 2 ad alta efficienza. Inoltre, all'interno del chip trova posto anche una unità hardware dedicata alla codifica e decodifica dei file in formato ProRes (l'equivalente video del ProRaw per le foto). Al raddoppio della memoria massima, poi, corrisponde anche quello della sua banda dati massima (valore che misura la capacità di trasmissione delle informazioni all’interno della CPU): si passa dai 100 GB/s dell'Apple M1 normale ai 200 GB/s dell'M1 Pro.
A stupire, specialmente in questo "mostro", è il bassissimo consumo elettrico: stressato a fondo, sempre da Anandtech, il MacBook Pro 16 con M1 Max ha consumato al massimo 120W di picco, contro i 256W dl laptop MSI GE76 Raider con Intel i9-11980HK (che va meno veloce in più di uno scenario). Ma, allora, quale SoC scegliere tra M1, M1 Pro e M1 Max? O, detta in altre parole, a chi serve veramente l'Apple M1 Max? Domanda più che lecita, perché il nuovo MacBook Pro da 16 pollici con M1 Max in configurazione top di gamma supera senza alcuna remora il prezzo di 6.000 euro.>
Si tratta di workstation portatili ad altissima potenza. Di macchine realmente "Pro", ma verrebbe da dire, visto il passato di Apple, "nuovamente Pro".
In linea di massima per un creativo che lavora quotidianamente con il fotoritocco, è giusto consigliare di non andare oltre il SoC M1: è più che sufficiente, meglio spendere i soldi in uno storage più grande, in un buon monitor esterno o in una ottima tavoletta grafica. Tanto l'M1 normale, con le foto, non andrà mai in crisi: molti fotografi professionisti, anche in Italia, lavorano da quasi un anno senza problemi con il Mac mini con M1 e, addirittura, solo 8 GB di RAM. Per aver bisogno realmente della potenza di M1 Pro, invece, bisogna passare al video editing in 4K. Anche con più flussi 4K contemporaneamente, basta non lesinare con la RAM.
Discorso simile, ma in scala, per i Mac con M1 Max, sui quali va però fatto un discorso in più in merito alla GPU. L'Apple M1 Max, infatti, è l'unico tra i tre SoC che può arrivare a 32 core di GPU e questo potrebbe fare la differenza in caso di utilizzo massiccio e ad altissimo livello di software per la modellazione 3D. Secondo i primi test, infatti, la GPU dell'Apple M1 Max è vicina per prestazioni ad una Nvidia Geforce RTX 3080 mobile, ma con consumi elettrici nettamente inferiori, in molti videogiochi tridimensionali come Borderlands 3, e ad una RTX 3060 con Shadow of the Tomb Raider. Indubbiamente i videogiochi non sono la stessa cosa di Maya, Rhino, Cinema 4D o Poser, ma va tenuta in conto una cosa: quei giochi non sono ottimizzati per l'architettura Apple Silicon, eppure su M1 Max vanno già benissimo.