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La storia degli SMS

È il sistema di comunicazione testuale più utilizzato al mondo. Nel 2011 sono stati inviati 8 mila miliardi di SMS, più di mille per ogni abitante della terra. Scopriamo assieme le loro origini

Ormai siamo abituati a inviare decine e decine di SMS ogni giorno

 

Li usiamo quotidianamente. Forse in più di qualche occasione ne abusiamo. Comunque, è uno degli strumenti che più utilizziamo per comunicazioni brevi e immediate. Gli SMS (acronimo che sta per Short Message Service) fanno ormai parte della nostra quotidianità, al punto che il linguaggio per abbreviazioni utilizzato nei messaggi (cmq, xke, k al posto del ch e così via) è in parte entrato a far parte del nostro linguaggio scritto quotidiano. E il tutto in appena 20 anni di vita. Il primo SMS venne inviato nel dicembre del 1992 sulla rete GSM Vodafone del Regno Unito da un personal computer verso un cellulare. Da allora non ci siamo più fermati. Basta guardare le cifre di SMS inviati in tutto il mondo nel 2011: i 7 miliardi circa di abitanti della Terra hanno inviato circa 8 migliaia di miliardi di messaggini, per un ammontare pro-capite di oltre 1000 SMS e 22 miliardi inviati ogni giorno.

Ma la storia degli Short Message affonda le radici a metà degli anni ’80. L’idea venne sviluppata dai tecnici franco-tedeschi Bernard Ghillebaert e Friedhelm Hillebrand: l’obiettivo era sviluppare un servizio di comunicazione alternativo alla telefonia ma che sfruttasse le risorse inutilizzate dalla nascente telefonia mobile. Nel 1985, durante un congresso del consorzio GSM tenuto a Oslo venne presentato il primo documento che parlava ufficialmente degli SMS. In questo primo abbozzo, gli SMS dovevano offrire tre servizi agli utenti: lo Short Message Mobile Terminated (SMS-MT), ovvero la possibilità per una rete di trasmettere un SMS a un telefono cellulare sia da un altro cellulare che tramite software; lo Short Message Mobile Originated (SMS-MO), ovvero la possibilità per una rete di trasmettere un SMS inviato da un telefono cellulare; infine lo Short Message Cell Broadcast, ovvero la possibilità per ogni cella della rete di inviare un messaggio a ogni cellulare a essa connessa. Quest’ultimo servizio veniva utilizzato negli anni passati da alcune compagnie telefoniche per segnalare la provincia dove era collocata la cella a cui si era collegati: un servizio molto utile quando le tariffe telefoniche erano ancora “regionali” e si pagava a seconda del distretto di residenza.

Le idee alla base di questo nuovo servizio di comunicazione testuale erano poche e semplici: innanzitutto, i messaggi dovevano essere ricevuti dal destinatario anche se il suo cellulare non era in una zona coperta dal segnale GSM o se era spento e che non dovesse consumare troppe risorse. Per questo, quando venne pensato e realizzato il protocollo di invio e ricezione dei messaggi, si istituì il limite massimo di 160 caratteri alfanumerici per ogni messaggio da inviare. Ovvero al massimo 128 bytes per messaggio. D’altronde, a metà anni ‘80 i cosiddetti colli di bottiglia nei canali di comunicazione mobile erano molto più stretti rispetto agli attuali, ma il limite di 160 caratteri per messaggio è stato comunque mantenuto.

Per ovviare, invece, al primo dei due capisaldi della messaggistica mobile venne adottato una sorta di trucchetto. Lo scambio di messaggi non avviene mai direttamente tra i due numeri di cellulare interessati nella comunicazione, ma per mezzo di un “intermediario” comunicativo. In questo caso a vestire i panni dell’intermediario è lo Short Message Services Center (SMSC, in italiano il Centro Messaggi). I messaggi vengono quindi prima inviati al centro messaggi, che li gestisce e li inoltra successivamente al numero del destinatario. Nel caso in cui questo non fosse raggiungibile (poiché in una zona non coperta o perché spento), il centro messaggi provvede a recapitarlo non appena il numero di cellulare torna “disponibile”. Per compiere queste due operazioni, vengono sfruttati due dei servizi ideati nella prima bozza del 1985: l’invio dello SMS verso il centro messaggi avviene grazie allo SMS-MT, mentre l’inoltro grazie allo SMS-MO.

Prima di vedere realizzate queste teorizzazioni, però, bisognò attendere circa un decennio. Il primo SMS, come detto, venne inviato nel Regno Unito da Neil Papworth a Richard Jervis su rete Vodaphone (ora Vodafone). Era il 3 dicembre del 1992 e lo SMS recitava “Merry Christmas”.

 

Sono soprattutto i più giovani a utilizzare gli SMS per le loro comunicazioni

 

Le prime reti commerciali per l’invio degli SMS vennero sviluppate nel 1993 nei Paesi del nord Europa. La prima nazione a svilupparne una fu la Svezia, seguita a ruota dalla Norvegia. Nei primi anni, gli SMS non godettero di troppo successo e fama: solo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio iniziò a diffondersi il fenomeno dei “messaggini”, soprattutto grazie ai più giovani che vedevano negli SMS un sistema di comunicazione più agile, veloce ed economico delle chiamate telefoniche. Si passò così dagli 0,4 messaggi inviati ogni mese per ogni utente GSM ai circa 22 miliardi inviati ogni giorno in tutto il mondo.

L’importanza degli SMS nella nostra vita quotidiana e nella nostra cultura è dimostrata anche, come detto, dagli innesti del linguaggio utilizzato negli SMS nel linguaggio scritto di tutti i giorni. E non solo in italiano, ma anche e soprattutto nella lingua inglese. L’Oxford English Dictionary (un po’ lo Zingarelli del Regno Unito), negli anni passati, ha inserito all’interno delle parole inglesi di uso comune l’acronimo LOL (Laughing Out Loud, ridere a crepapelle), OMG (Oh My God, o mio Dio), IMHO (In My Humble Opinion, a mio modesto parere) e molte altre.

 

5 gennaio 2013

A cura di Cultur-e
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