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Digital Hoarding: le quattro tipologie di accumulatori digitali

La digitalizzazione ha portato un nuovo disturbo d'ansia: il digital hoarding. Un nuovo studio ha individuato le quattro categorie di accumulatori digitali che accumulano negli archivi vecchie email e file inutili

accumulatori digitali

Gli accumulatori compulsivi sono coloro che non riescono a disfarsi delle proprie cose e anche nel mondo digitale il fenomeno prende sempre più piede. Proprio come accade nella vita reale, chi è affetto dal disturbo di “digital hoarding”, cioè da accumulatore digitale, non riesce a disfarsi del superfluo. Tutto viene conservato: dalle vecchie email non più necessarie, le foto anche se venute male, file scaricati non più utili e altro ancora. Con la digitalizzazione questo disturbo d’ansia viene sempre più studiato dagli psicologi, che si sono concentrati su cosa porta una persona ad accumulare foto, file ed email nei propri account e riempire non solo dischi rigidi, ma anche eventuali spazi di archiviazione cloud con contenuti non più utili.

Secondo recenti studi, gli accumulatori digitali sono soprattutto donne tra i 20 d i 30 anni. la sola idea di cancellare vecchi documenti e foto alza i livelli di stress personale, tanto che diventa impossibile disfarsi di quei contenuti digitalizzati. I primi casi clinici di questo vero e proprio disturbo d’ansia sono stati descritti nel 2015 e da allora la ricerca medica prosegue. I ricercatori della Northumbria University guidati da Nick Neave da anni indagano su questo disturbo e nel 2020 hanno pubblicato un nuovo studio che ha identificato quattro distinte tipologie di accumulatore digitale: ecco quali sono.

Accumulatori digitali: l’ansioso

accumulatore digitaleLa tipologia di accumulatore digitale ansioso è ossessionata dalla sensazione che alcuni dati debbano essere conservati “per ogni evenienza”. L’accumulo di materiale ditale è dettato dalla paura di perdere documenti, foto o email anche se ne riconosce la non importanza e il disturbo d’ansia si amplifica soprattutto nell’ambito lavorativo. Conservare anche le email non necessarie consente all’accumulatore digitale di sentirsi “al sicuro” nel caso in cui in futuro potrebbero tornargli utili, anche se è consapevole che non lo sarà. Ad esempio, un soggetto che conserva le email che comunicano il periodo di ferie preso dal giorno A al giorno B, tenuta in una cartella Archivio della sua posta elettronica anche se da quel periodo di ferie sono ormai passati diversi anni, solo per la “sicurezza” che tenere quella email gli procura.

Accumulatori digitali: il conforme

accumulatore digitaleLa figura dell’accumulatore digitale conforme si riscontra soprattutto nei luoghi di lavoro, perché i contenuti digitali sono archiviati “per organizzazione”. In questo caso, il soggetto non è emotivamente attaccato ai file che non elimina dal dispositivo, ma li tiene per motivi di organizzazione. Ad esempio, un dipendente che utilizza una casella di posta aziendale e che non elimina mai i messaggi ricevuti. Secondo i ricercatori, questa tipologia di accumulatore digitale è una di quelle meno problematiche dal punto di vista della psicologia, perché su sollecitazione di un capo non avrebbe particolari ansie e problematiche nel ripulire i suoi archivi ed eliminare i file. Nel caso di un’azienda senza politiche di conservazione dei dati definite, però, si ritroverebbe l’archivio del dipendente pieno, con difficoltà nella ricerca del documento o dell’email davvero utile che implica uno spreco di tempo con conseguente riduzione della produttività.

Accumulatori digitali: il disorganizzato

accumulatore digitaleSe invece dell’ansia dietro alla conservazione dei documenti c’è la pigrizia o la mancanza di organizzazione, ci troviamo davanti a un accumulatore digitale disorganizzato. Questi soggetti accumulano vecchie email e file solo perché non sviluppano una sana abitudine di gestione dei propri archivi digitali, ritrovandosi ad accumulare dati su dati senza un reale motivo se non la mancanza di organizzazione. Anche in questo caso, non si tratta di un disturbo psicologico ritenuto particolarmente problematico, dato che non c’è un legame emotivo con i dati accumulati: potrebbe cancellare i propri file semplicemente vincendo la pigrizia e la disorganizzazione, ma impegnandosi nel lavoro di gestione dei propri archivi digitali e della propria casella di posta elettronica.

Accumulatori digitali: il collezionista

accumulatore digitaleL’ultima categoria di accumulatore digitale scoperta dallo studio è quella definita “il collezionista”. Il sottile confine tra un soggetto che colleziona determinati oggetti, o file, e un accumulatore è da tempo materia di studio degli psicologi, che per decenni hanno discusso sulle differenze tra i due comportamenti. Spesso la vera differenza tra un collezionista e un accumulatore compulsivo è l’impatto che c’è sullo spazio fisico: il primo terrà le proprie collezioni ben organizzate e gli dedicherà uno spazio nella casa, mentre il secondo accumulerà oggetti fino a renderla invivibile.

Distinguere questo confine in un accumulatore digitale diventa ancora più complicato. Per questo motivo, il team di ricercatori classifica i “collezionisti” come un sottoinsieme di accumulatori digitali, che è però in grado di realizzare e gestire i propri archivi pazientemente, organizzandoli e in alcuni casi selezionando con cura i contenuti digitali da tenere. Gli accumulatori digitali collezionisti operano quindi in modo sistematico, classificano file ed email e tengono estremamente in ordine i loro archivi.

A cura di Cultur-e
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