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Che cos’è il climate quitting, una tendenza che sta cambiando il mondo del lavoro

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L’attenzione per l’ambiente è sempre più forte nelle persone, che cercano di prendere decisioni consapevoli: la tendenza che sta spopolando nel mondo del lavoro

climate quitting | Fastweb Plus Shutterstock

Cataclismi, disastri ambientali, il cambiamento climatico e una maggiore consapevolezza della necessità di dover tutelare l’ambiente, stanno portando le persone di tutto il mondo a cambiare, a piccoli passi, la propria vita e a fare scelte più green e sostenibili. Questo si ripercuote sulle decisioni quotidiane, che subiscono dei profondi cambiamenti, sia nell’ambito privato che in quello professionale. Una nuova tendenza, conosciuta come climate quitting, si sta diffondendo nel mondo del lavoro. 

Si tratta di un modo del tutto inedito di concepire il lavoro e di scegliere con quali aziende collaborare e per chi mettere a disposizione le proprie conoscenze e competenze. 

Climate quitting, come cambiano le scelte lavorative dei più giovani

attenzione all'ambiente lavoratori

Shutterstock

Si chiamano climate quitter e sono in aumento. Sono coloro che decidono di licenziarsi e di intraprendere nuove strade lavorative per motivi legati alla salvaguardia dell’ambiente e della società. Chi segue la tendenza del climate quitting, decide di evitare le collaborazioni con tutte le organizzazioni e le aziende che non si impegnano in materia di sostenibilità ambientale.

La scelta può, ovviamente, provenire anche dai datori di lavoro e dagli imprenditori più consapevoli, che scelgono di assumere solo chi dimostra una spiccata sensibilità verso le tematiche green e chi vive in modo da ridurre il proprio impatto sull’ambiente.

Il fenomeno delle dimissioni volontarie dovute a motivazioni legate alla tutela dell'ambiente è in crescita e riguarda soprattutto i lavoratori giovani, che avvertono in maniera più forte le tematiche ambientali. A documentarla diverse ricerche, che hanno indagato sulla tendenza cercando di comprenderne caratteristiche, dettagli e eventuali limiti geografici.

L’osservatorio HR innovation practice del Politecnico di Milano, attraverso un’indagine realizzata nel 2023 ha dimostrato che in Italia è circa il 65% degli under 30 a preoccuparsi che il proprio lavoro abbia un impatto positivo sulla società circostante, considerandolo un fattore essenziale nelle proprie scelte. 

Il 6% degli intervistati arriva persino a scegliere di licenziarsi e cambiare lavoro se le politiche aziendali o dell’organizzazioni hanno degli effetti negativi dal punto di vista sociale e ambientale. Una percentuale che cresce e si assesta intorno all’11% se si considera solo la fascia dei più giovani, coloro che non hanno ancora compiuto il trentunesimo anno d’età.

I giovani lavoratori, in Italia e nel resto del mondo, sono più attenti alle tematiche ambientali e sono pronti a compiere scelte lavorative drastiche per ridurre il proprio impatto sull’ambiente 

La sostenibilità aziendale non è ancora tra i primi elementi che vengono tenuti in considerazione dagli italiani per la scelta del loro lavoro, ma la considerazione di questo fattore sta subendo una veloce crescita. Al momento, restano a primeggiare la retribuzione, la flessibilità degli orari e dei giorni lavorativi, le opportunità di crescita e carriera e il benessere psicologico.

La tendenza dei più giovani a scegliere il lavoro anche in base alla sua sostenibilità è confermata da un sondaggio di Kpmg, svolta nel Regno Unito e che ha coinvolto ben 6mila persone. Il 20% dell’intera platea afferma che l’attenzione per l’ambiente è un fattore fondamentale e uno su tre tra i giovanissimi che hanno tra i 18 e i 24 anni dichiara di essere pronto a rinunciare ad una proposta lavorativa se l’azienda non si dimostra green.

Circa la metà degli intervistati vorrebbe più attenzione da parte dell’azienda sulle tematiche ambientali e sociali e la quasi totalità ritiene importanti che i valori dell’azienda siano allineati con i propri.

Il fenomeno si riconferma a livello internazionale. Un sondaggio della Yale school of management, condotto su duemila studenti, ha confermato che più della metà accetterebbe uno stipendio più basso purché l’azienda dimostri attenzione all’ambiente. 

Climate quitting, sono i più giovani quelli più preoccupati

lavoro e ambiente

Shutterstock

Come dimostrato dalle ricerche, ad essere disposti a rinunciare a offerte lavorative per motivi legati all’ambiente, sono soprattutto i più giovani, estremamente preoccupati dal cambiamento climatico, poiché sono coloro che ne subiranno maggiormente le conseguenze. Oltre all’impatto ambientale, si prediligono realtà che abbiano politiche salariali dignitose.

Contrastare l’aumento della temperatura mondiale è essenziale per evitare disastri ambientali e climatici in futuro e, per questo motivo, prendere delle decisioni consapevoli è sempre più essenziale. Le aziende dovranno adeguarsi e rispondere in maniera coerente con le esigenze dei lavoratori.

I giovani lavoratori richiedono alle aziende attenzione alle questioni ambientali e sociali, impegno per ridurre gli effetti negativi della produzione e politiche salariali dignitose

Al contempo, cresce la richiesta da parte delle aziende di nuove figure professionali, altamente competenti e preparati sulle questioni ambientali.

Sostenibilità ambientale e lavoro, la ricerca di nuove figure professionali

specialisti tutela ambientale

Shutterstock

La richiesta di figure professionali che hanno specifiche competenze che riguardano le tematiche ambientali, come il sustainability specialist e l’environmental manager, sono in aumento: solo in Italia crescono di circa il 5% ogni anno.

Confindustria e l’Osservatorio 4Manager hanno stimato che nel Belpaese nel 2026 ci saranno circa quattro milioni di offerte di lavoro per i lavoratori che hanno sviluppato competenze ambientali. Dati simili vengono recepiti anche all’estero, dove l’Organizzazione internazionale del lavoro ha rivelato la presenza di 12,7 milioni di persone nel mondo impiegate nell’ambito delle energie rinnovabili e prevede circa 38 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030.

A cura di Cultur-e
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