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Quando l’IA ci potrà aiutare a capire gli animali?

Utilizzare l’intelligenza artificiale per poter parlare con gli animali è l’obiettivo degli scienziati, ma farlo non sarà così facile: ecco a che punto siamo

linguaggio animali

L’intelligenza artificiale potrà aiutarci a parlare con gli animali? Questa è la domanda a cui gli scienziati stanno cercando una risposta attraverso nuovi studi ed esperimenti. Per poter comprendere la natura del problema, bisogna prima di tutto riflettere sul linguaggio. Nel mondo umano si stima che ad oggi siano in uso circa 7000 lingue, tra lingue ufficiali e dialetti regionali che spesso convivono tra loro. Ad esempio in Europa, il numero di persone che parla una seconda lingua oscilla intorno al 60%.

Comunicare però con gli animali richiede prima di tutto di poter comprendere il loro linguaggio e soprattutto le dinamiche che sono alla base di esso.

L’intelligenza artificiale potrebbe aiutare, in un futuro non troppo lontano, a trovare un modo di tradurre il linguaggio animale ma le sfide da affrontare sono ancora molte. Prima di tutto, poiché le dinamiche di comunicazione sono assai diverse da quelle umane e ci sono nodi da sciogliere. Esempi di delfini che comunicano attraverso fischi con i propri addestratori umani, o di scimpanzè interagire con l’uomo attraverso la lingua dei segni, hanno nel tempo sottolineato quanto la questione sia complessa.

IA e linguaggio animale: questione di comunicazione

linguaggio animaleIl primo passo per affrontare la questione della comunicazione uomo-animale è la comprensione del linguaggio: la sintassi usata, lo scopo comunicativo e ancora le dinamiche. Ad esempio, la comunicazione umana è sequenziale, fatta di suoni e simboli che diventano parole e assumono un loro significato, anche in funzione di un contesto. Questo però non significa che un cane o un gatto utilizzino lo stesso schema comunicativo umano.

Uno studio condotto sui cani della prateria, un tipo di roditori, ha dimostrato che erano in grado di comunicare tra loro emettendo dei suoni che possono somigliare a un loro vocabolario.

Nell’esperimento, i ricercatori si avvicinavano ai roditori indossando magliette di colori diversi e analizzando i versi scambiati tra gli animali è stato possibile comprendere che erano in grado di segnalare agli altri esemplari la presenza del ricercatore in funzione del colore della maglietta. La comunicazione quindi avveniva sulla base di una necessità: fornire un’allerta agli altri esemplari di roditori presenti, senza evidenziare però un particolare dialogo assimilabile a quelli umani.

Il limite, quindi, è comprendere cosa accadrebbe nel caso di un animale con capacità cognitive, come ad esempio un delfino, che ha mostrato con l’uomo maggiore interazione. In particolare, i delfini hanno una caratteristica che li associa all’uomo: utilizzano dei nomi propri per identificarsi e venire identificati dagli altri delfini. Un tipo di comunicazione che, in questo caso, si avvicina agli standard del linguaggio umano.

IA e linguaggio animale: le prospettive future

linguaggio animaleProprio partendo da alcune capacità di comunicazione peculiare dei delfini, il linguista computazionale Jussi Karlgren ha raccontato alla rivista Engadget l’esperimento che è stato pianificato. Analizzare i richiami dei delfini attraverso un’intelligenza artificiale per tentare di decifrarne il linguaggio.

La sfida non è certo facile, nella comunicazione umana l’interpretazione del linguaggio passa anche da altri parametri come tono tempismo, contesto o ancora espressioni facciali.

La speranza di Karlgren è che raccogliendo una grande quantità di dati sui richiami e i versi di questi mammiferi acquatici, l’intelligenza artificiale sia in grado di segmentarli e trovare una risposta, soprattutto con l’evoluzione degli algoritmi che diventano sempre più efficaci nell’elaborazione dei segnali.

In passato, altri esperimenti hanno portato risultati nell’interpretazione dei richiami di diversi animali grazie all’intelligenza artificiale: si va dai richiami dei marmoset, una specie di scimmie, identificati con una precisione del 90%, fino allo studio che è stato in grado di comprendere quando una pecora si trovava in difficoltà dall’analisi delle espressioni facciali grazie all’IA. C’è però ancora molta strada da fare.

Le prospettive per il futuro sulla comprensione del linguaggio animale attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale sono incoraggianti. Per gli scienziati, nei prossimi dieci anni questo campo potrà avere uno sviluppo significativo e l’IA potrà diventare uno strumento prezioso per la zootecnia, sia a livello di ricerca che da un punto di vista industriale.

A cura di Cultur-e
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