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La storia di Google

Il 4 settembre 1998 due giovani dottorandi di Stanford provano a mettere in pratica le ipotesi presenti nella loro tesi. Nasce così Google

Il classico logo Google rivisitato in stile pop art

Diciassette anni appena. Diciassette anni e non dimostrarli. Il 15 settembre del 1997 fece la sua comparsa su Internet uno dei tanti motori di ricerca sperimentali che, agli albori del web, comparivano come funghi. Si trattava di un progetto portato avanti da due dottorandi della Stanford University il cui scopo era di "organizzare le informazioni mondiali e renderle disponibili e utili universalmente". Una cosa non da poco per i giovani Larry Page e Sergey Brin, che su quel progetto chiamato Google stavano investendo gran parte del loro tempo da dottorandi e buona parte delle loro chance di avere successo nel nascente universo del web.

Gli anni a Stanford

Lo sviluppo di Google e delle tecnologie informatiche che ne sono alla base inizia circa un anno prima del suo lancio online. Tutto iniziò con un progetto per la catalogazione digitale del materiale bibliografico in possesso dell'Università (Stanford Digital Library Project, SDLP). Larry Page doveva occuparsi di sviluppare un algoritmo in grado di massimizzare i criteri e le prestazioni di ricerca all'interno dello sconfinato catalogo della biblioteca universitaria. Nel frattempo, Page iniziò a interessarsi delle dinamiche legate al web e a pensare alla sua struttura come un immenso grafo, con vari nodi distribuiti globalmente e collegati l'uno con l'altro.

 

Brin e Page nel 1998

 

In quello stesso periodo i rapporti con il dottorando di origine russa Sergey Brin diventarono sempre più stretti. I due iniziarono a fare coppia fissa e a lavorare sullo sviluppo di un algoritmo di ricerca per il web che fosse in grado non solo di catalogare risultati non solo in base al numero di volte che il termine cercato compariva in una pagina, ma anche in base alla rilevanza e importanza della pagina stessa. I due decisero di chiamare questo algoritmo PageRank e, nonostante tutte le migliorie e gli anni passati, resta ancora il fondamento delle ricerche effettuate attraverso Google.

Il garage dell'amica

Una volta che la funzionalità del PageRank era stata accertata con metodi sperimentali all'interno dell'intranet di Stanford, era venuto il tempo di lanciarsi in "mare aperto". Page e Brin, come spesso accadeva per piccole start-up del web, stabilirono la prima sede societaria all'interno del garage di una loro amica comune – Susan Wojcicki, oggi senior vice president di Google – a Menlo Park, California. Il primo assunto fu Craig Silverstein, anche lui studente presso Stanford University. I primi mesi furono tutt'altro che semplici: il primo finanziamento arrivò solamente nell'agosto 1998 – 100.000 dollari donati da Andy Bechtolsheim, fondatore di Sun Microsystem – mentre inizialmente il sito era ospitato dai server di Stanford.

 

La prima homepage di Google

 

Google, però, cresceva a vista d'occhio e sottraeva sempre più tempo allo studio dei due dottorandi. A inizio 1999 Brin e Page tentarono di monetizzare la loro scoperta offrendo il loro algoritmo a Excite in cambio di 1 milione di euro. I due vennero rispediti al mittente con parecchie perdite. Il 7 giugno 1999 Google chiuse un nuovo round di finanziamenti portando a casa 19 milioni di dollari. Nel marzo di quell'anno Google aveva cambiato anche sede, trasferendosi in quel di Palo Alto.

L'approdo in Borsa

A seguito di un processo di crescita lento e graduale, Brin e Page decidono che è ora del grande passo verso la quotazione in Borsa. Il 19 agosto 2004 Google lanciò la sua offerta pubblica iniziale, immettendo sul mercato oltre 19 milioni di azioni con un prezzo di partenza di 85 dollari. La vendita, seguita dalle banche d'affari Morgan Stanley e Credit Suisse, fruttò poco meno di 2 miliardi di dollari, facendo balzare il valore complessivo di Google a circa 27 miliardi di dollari. Molti tra i primi dipendenti Google – spesso pagati anche con quote societarie – divennero immediatamente milionari. Larry Page e Sergey Brin in testa, naturalmente.

Nel frattempo, Google aveva trovato finalmente la sua casa. Nel 2003 nuovo trasloco, questa volta al numero 1600 di Amphitheatre Parkway a Mountain View, da allora conosciuta con il nome di Googleplex. Tre anni più tardi il complesso verrà acquistato da Google per oltre 300 milioni di dollari.

Le acquisizioni

Con gli anni, Google diventa famosa anche per le sue spettacolari – e in alcuni casi inattese – acquisizioni. La più famosa di tutte resta senz'altro quella di YouTube, servizio di condivisione video YouTube che, nel giro di pochi mesi, aveva conquistato milioni di utenti in tutto il mondo. L'accordo venne finalizzato il 13 novembre 2006 per 1,67 miliardi di dollari in azioni Google.

L'anno successivo fu il turno di DoubleClick, acquisizione strategica per espandere il know—how della società di Big G nel campo della pubblicità online. Costo dell'operazione 3,1 miliardi di dollari.

Nell'agosto del 2011 Google investe, forse per la prima volta nella sua storia, in qualcosa di "materiale": per 12,5 miliardi di dollari viene acquisita la divisione telefonia di Motorola. Una mossa contestata da più parti, ma strategica per Larry Page e Sergey Brin. Il gran numero di brevetti in possesso di Motorola, infatti, ha messo più volte Google al riparo da possibili cause per violazioni di materiale protetto da diritto d'autore.

Di pochi mesi fa, invece, l'acquisizione per 1 miliardo di dollari di Waze, start-up creatrice dell'omonimo navigatore sociale per smartphone.

I Doodle

Sin dai suoi albori, la homepage di Google si caratterizza per uno stile semplice e lineare. Di tanto in tanto, però, i grafici e i creativi Google danno libero sfogo alla loro fantasia presentando i Doodle, rivisitazioni artistiche del classico logo di Big G.

 

Doodle interattivo per l'anniversario di Pacman

 

Dalle festività nazionali alle ricorrenze internazionali, dalle commemorazioni per i personaggi famosi recentemente scomparsi alle celebrazioni per i compleanni dei VIP (tra gli altri Andy Warhol, Albert Einstein, Leonardo da Vinci, Rabindranath Tagore, Louis Braille, Percival Lowell, Edvard Munch, Nikola Tesla, Béla Bartók, René Magritte, John Lennon, Michael Jackson, Robert Moog, Akira Kurosawa, Satyajit Ray, H. G. Wells, Freddie Mercury, Samuel Morse, Hans Christian Ørsted, Mahatma Gandhi, Dennis Gabor, Constantin Brâncu?i, Antonio Vivaldi, Abdel Halim Hafez, Jules Verne e Leonhard Euler), i Doodle hanno praticamente riguardato ogni campo dello scibile umano.

 

Doodle speciale per il compleanno

 

Il primo Doodle risale al 1998 e venne realizzato dagli stessi Brin e Page. Da allora i Doodle sono opera di Dennis Hwang. E, con l'introduzione di Google+, un Doodle personalizzato compare sulla homepage di ogni utente il giorno del compleanno.

Un mondo oltre

In seguito al successo fatto registrare dal lancio in Borsa, la società di Mountain View ha potuto sviluppare una strategia espansionistica andata ben oltre il mondo della "mera" ricerca sul web. Google oggi è una multinazionale dell'hi-tech (se non LA multinazionale), capace di offrire servizi di produttività online (come il servizio di posta elettronica Gmail o la suite di applicativi d'ufficio legata a Google Drive) e offline (il programma di grafica Picasa o Google Earth, tra gli altri).

Dal 2003 (prima come semplice finanziatrice, poi come proprietaria) Google contribuisce allo sviluppo del sistema operativo mobile open source Android, mentre nel 2009 vede la luce Chrome OS, un sistema operativo incentrato sul web e rivolto a notebook di fascia medio-bassa e netbook.

Impegno più deciso nel mondo mobile

Dal giugno 2012 Google rafforza ulteriormente la propria posizione nel mercato dei dispositivi mobili con l'acquisizione della divisione telefonia di Motorola per circa 12 miliardi di dollari. Una scelta strategica, più che di mercato: Google è già presente nel settore in veste di co-produttore grazie agli smartphone e tablet Nexus (il Nexus S, primo nato della linea, è datato 2010). Il reale obiettivo di Big G è di acquisire il gran portafoglio-brevetti della casa statunitense, così da mettersi al riparo da eventuali grane di natura legale (tra il 2010 e il 2012 il panorama della telefonia mobile è più volte scosso dalle guerre legali tra Apple e Samsung). Non è un caso, dunque, che la storia d'amore tra Google e Motorola sia durata non molto: nel 2014 la casa di Mountain View cede Motorola Mobility ai cinesi di Lenovo per poco più di 2 miliardi di dollari: una perdita netta di 10 miliardi di dollari circa, ben compensata, però, dagli 11mila brevetti nel settore della telefonia mobile rimasti nella pancia di Big G (oltre al progetto di sviluppo di uno smartphone modulare Ara).

Società totale

Smartphone e tablet sono solo una delle passioni sviluppate nel tempo dalla società di Mountain View. Restando nel campo della telefonia, Google ha mostrato interesse anche per altri aspetti di questo settore con progetti innovativi come Google Fiber e Project Loon. Nel primo caso, Big G veste i panni di Internet service provider (Fornitore di servizi Internet) cablando con la fibra ottica la città di Kansas City e offrire connettività a banda ultralarga a prezzi competitivi. Il project loon, invece, si pone l'obiettivo di abbattere il digital divide e portare la connessione a Internet anche in aree poco sviluppate e disagiate o difficilmente raggiungibili dalle linea telefonica.

 

 

Da anni Google si interessa anche al settore automobilistico, focalizzandosi però sulle auto capaci di guidarsi da sole facendo ricorso a sensori di movimento, telecamere a bordo e altri sensori hi-tech. Nella prima metà del 2015 Big G ha mostrato al pubblico il primo prototipo di auto che si guida da sé omologato per la circolazione stradale: una macchinina elettrica senza volante né pedaliera capace di raggiungere una velocità di circa 40 km/h.

Anche la realtà aumentata non è esente da influenze in arrivo da Mountain View. Con il Project Glass, Google ha tentato di rendere commercialmente appetibile una tecnologia ancora acerba e alle prime fasi di sviluppo. I Google Glass dovrebbero permettere, nei piani di Sergey Brin, una diffusione capillare della realtà aumentata, andando via via a sostituire lo smartphone nella vita di tutti i giorni. Al momento, però, la profezia del Presidente di Alphabet non si è avverata e i Google Glass sono in stand by in attesa di essere ripensati e lanciati nuovamente.

Tutti questi progetti sono caratterizzati da un unico filo conduttore: Google [X]. Il laboratorio delle meraviglie di Big G, diretto da Sergey Brin e capitanato da Astro Teller, ha lanciato alcuni dei progetti più interessanti e avveniristici della casa di Montain View e molti altri sono in cantiere.

Alphabet

Per dare una risposta ai profondi cambiamenti che l'hanno riguardata negli ultimi anni – da semplice motore di ricerca a società attiva nel campo del web, del cloud, della telefonia mobile e fissa, dell'automotive, della realtà virtuale, dell'esplorazione spaziale e molto altro ancora – Larry Page e Sergey Brin decidono di far crescere la loro creatura. Nasce così Alphabet, contenitore finanziario al cui interno confluiranno tutte le società e tutti gli interessi economico-finanziari del gruppo di Mountain View.

 

Google new logo

 

La stessa Google si trasforma in una divisione della nuova holding, che sbarcherà presto in Borsa andando a sostituire Google. L'obiettivo è quello di creare una società più snella e modulare, capace di rispondere a cambiamenti nel panorama finanziario in maniera più veloce e immediata. Per l'occasione, il logo di Google ha subito un restyling.

Realtà virtuale e intelligenza artificiale

L'ultima grande sfida di Google porta il nome di intelligenza artificiale. Nell'evento dell'ottobre del 2016, oltre a lanciare la nuova serie di smartphone Pixel, l'azienda di Mountain View ha presentato anche la nuova politica societaria: gli sforzi di Google saranno incentrati sull'intelligenza artificiale. E Google Assistant è solo il primo passo verso una totale ridefinizione dei servizi offerti dall'azienda di Mountian View. Il nuovo assistente personale di Google è molto più "intelligente" rispetto a Google Now ed è capace di prevedere i bisogni degli utenti.

 

 

Oltre all'intelligenza artificiale, Big G sta investendo pesantemente anche nel settore della realtà virtuale. Dopo l'esperienza con i Google Cardboard, l'azienda di Mountain View ha sviluppato un nuovo visore VR: Google Daydream. Dispositivo low-cost, sfrutta la nuova piattaforma per la realtà virtuale sviluppata da Big G e fin dall'inizio promette il supporto di centinaia di applicazioni realizzate appositamente per la realtà virtuale. Ma non è finita qui: Google sta sperimentando anche un visore per la realtà virtuale che non ha bisogno di uno smartphone per funzionare. Ma sarà necessario aspettare ancora un paio di anni.

A cura di Cultur-e
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