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IoT e smart home, rapporto complicato con l'utente medio

Gli utenti nutrono una sorta di timore riverenziale nei confronti della domotica. E non hanno tutti i torti?

Samrt home a portata di smartphone

Una vita difficile, felicità a momenti e futuro incerto. Così cantava, una decina di anni fa, Tonino Carotone riferendosi alla vita di un innamorato. Mai poteva pensare, però, che la sua strofa potesse adattarsi alla perfezione – o quasi – anche al mercato degli oggetti connessi della smart home. Dopo il boom e l'entusiasmo iniziale, infatti, gli elettrodomestici, termostati e lampadine connesse stanno attraversando un periodo buio e il loro futuro, come direbbe il cantante di origine spagnola, è piuttosto incerto.

Non passa giorno, infatti, che i device IoT non siano protagonisti, sia attivi sia passivi, di qualche "fattaccio" hacker. Un giorno sono utilizzati come fanteria in un massiccio attacco DDoS; il successivo, invece, sono sfruttati da esperti di sicurezza informatica per introdursi nelle reti LAN di ignari utenti. Insomma, a rischio c'è la privacy e la tranquillità familiare: appare quasi logico, dunque, che i first adopters abbiano finito per fare a meno delle loro lampadine o termostati intelligenti e non siano stati rimpiazzati da nessuno o quasi.

Per riconquistare la fiducia dei padroni di casa, i produttori di dispositivi IoT per la smart home dovranno andare a risolvere alcuni problemi che minano alle fondamenta il rapporto tra consumatori e smart bulbs (tanto per dirne una). Problematiche che possono essere raggruppate in quattro macrocategorie già note ai molti esperti che da anni analizzano il settore.

Paura di essere hackerati

I fatti di cronaca degli ultimi tempi, purtroppo, non fanno che aumentare e rafforzare le paure degli utenti: i dispositivi IoT sono facilmente hackerabili. Per la fretta di poterli immettere sul mercato e sfruttare così il trend commerciale positivo, molti produttori hanno chiuso un occhio (entrambi, in molti casi) sulla sicurezza. Diverse analisi, condotte da esperti di sicurezza informatica di tutto il mondo, evidenziano come i dispositivi della smart home siano poco o per nulla affidabili sul versante della sicurezza: uno studio condotto su nove baby monitor ha portato a scoprire che otto di loro erano completamente inaffidabili.

 

Sicurezza IoT, problema sentito dagli utenti

 

Il problema più grave, in questo caso, è che device di questo genere fondano i propri standard di sicurezza solo ed esclusivamente sull'accesso con password, lasciando dunque nelle mani degli utenti il "fardello" maggiore. Se si sceglie una password efficacie, si avranno maggiori probabilità di poter difendere la propria rete; in caso contrario gli hacker avranno vita facile a scardinare prima le misure di "sicurezza" adottate e poi a introdursi nella nostra rete domestica.

Insomma, lasciare la sicurezza nelle mani dei proprietari sembra la strategia ideale per affossare un settore dalle enormi potenzialità commerciali e tecnologiche. I produttori, se vogliono riconquistare la fiducia dei consumatori, dovranno studiare e adottare nuove tecniche e strategie di difesa e sicurezza informatica.

Paura per la privacy

Non ci sono solamente gli hacker a spaventare i possibili acquirenti. Anche l'acquisizione e la conservazione dei dati personali da parte dei produttori di dispositivi della smart home è un tema scottante: da sempre, infatti, la privacy è uno degli argomenti che sta maggiormente a cuore degli internauti (e non solo) e il settore della domotica non fa eccezione. Insomma, finire nel calderone dei big data ed esser parte di analisi comportamentali e studi sulla pubblicità tracciante non sembra essere il sogno di ogni utente che abbia in casa un termostato smart o un sistema di videosorveglianza IP.

 

Sistema di videosorveglianza IP

 

I produttori, insomma, dovrebbero impegnarsi per garantire privacy e anonimato sin dal momento in cui l'utente apre la scatola e procede con la prima installazione del dispositivo. Deve avere la certezza, insomma, che i dati prodotti dai dispositivi IoT installati in casa non siano in alcun modo riconducibili a lui: l'anonimato e la privacy prima di tutto.

Sistemi troppo complicati

Per comprendere questo tipo di timore basterebbe raccontare la storia del programmatore inglese (non un utente alle prime armi e digiuno di informatica, insomma) che, a cavallo tra ottobre e novembre 2016, ha impiegato circa 12 ore per poter collegare la caffettiera smart alla rete Wi-Fi di casa. Quando si acquista un prodotto per la smart home – sia esso una lampadina, una caffettiera o un condizionatore – si conosce il momento in cui si inizia a montarlo e sincronizzarlo con la LAN casalinga, ma non si sa mai con certezza quando questo processo si concluderà. Si tratta di una sorta di impresa di Sisifo: quando si è quasi arrivati sulla vetta, si finisce incredibilmente per ritornare alla base.

 

Sistemi di controllo per la smart home

 

Creare sistemi di installazione e configurazione più semplici e intuitivi – plug and play o quasi – favorirebbe la diffusione dei prodotti della smart home anche tra quelle fasce di pubblico che guardano la nuova tecnologia un po' in cagnesco e che hanno il timore, per l'appunto, di finire in dei "circoli viziosi" dai quali difficilmente riusciranno ad uscire.

Non esiste un unico ecosistema e un unico linguaggio

Direttamente collegato a questo tema troviamo, poi, l'ultimo "timore riverenziale" del pubblico nei confronti dei dispositivi della casa domotica: le difficoltà comunicative tra i vari prodotti. Accade spesso e volentieri, infatti, che la telecamera IP acquistata qualche tempo fa non sia compatibile, e per questo non parli, con il campanello smart o il termostato connesso che si vorrebbe acquistare. Il rischio, insomma,  è quello di dover affrontare per due volte un lungo processo di installazione e configurazione per ottenere due sistemi a "tenuta stagna" difficilmente integrabili tra loro.

 

Sistemi di controllo IP

 

Apple, Google e Samsung hanno intrapreso questa strada, creando un "ecosistema smart" all'interno del quale aggiungere con facilità nuovi prodotti e nuovi dispositivi. Non sempre, però, è possibile trovare un campanello o un tostapane che sia compatibile con l'HomeKit di Apple o con il sistema Nest di Google e si finisce con il desistere dall'acquisto.

A cura di Cultur-e
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