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Dots, nuovo gioco social, sarà il successore di Ruzzle?

Per molti è il nuovo Ruzzle, per altri il degno erede di Puzzle Bubble. Più semplicemente è Dots, gioco social per iPhone

Dots

 

In poco più di 20 giorni ha collezionato 2 milioni di download, conquistando la top 5 delle applicazioni gratuite sull’App Store e il primo posto nella classifica dei giochi più scaricati di otto Paesi. Questo il brevissimo e velocissimo corsus honorium di Dots, gioco per sistemi iOS che sta letteralmente spopolando sull’App Store (e non solo) in queste ultime settimane. Ha raggiunto livelli di viralità altissimi, tanto che qualcuno non esita a definirlo il nuovo Ruzzle. O il nuovo Bubble Puzzle, a seconda dell’angolo prospettico (e dell’arco temporale) da cui si analizza la faccenda. Per capire le dimensione del successo basta affidarsi ai numeri. Secondo i dati diffusi da Betaworks, software house che ha sviluppato Dots, sono state giocate già 100 milioni di partite, circa 3.500 ogni minuto.

Ma come si gioca a Dots? Niente di più semplice. Il “tavolo da gioco” è un quadrato dallo sfondo bianco riempito da 36 pallini colorati disposti su sei file. Lo scopo è quello di eliminare, in soli 60 secondi, il più alto numero di pallini, collegando tra loro quelli adiacenti e dello stesso colore (i pallini sono di cinque colori differenti: rosso, giallo, verde, viola e celeste). Si potranno creare file in orizzontale o in verticale, disegnare quadrati, rettangoli e forme irregolari: l’importante è che i puntini siano uno di fianco all’altro e non in diagonale. Per ogni puntino eliminato, si conquista un punto. Dots è composto da un unico livello e al termine del minuto di gioco, si dovrà ricominciare da capo.

Un gameplay, ossia un’esperienza di gioco, elementare che ha sicuramente influito positivamente sui risultati ottenuti da Dots. Ma le ragioni del successo non devono essere ricercate solamente nell’intuitività e nell’immediatezza del gioco. Un ruolo fondamentale, ad esempio, è stato rivestito dall’estetica dell’app. Sicuramente minimal, ma in perfetta sintonia con il gameplay: design chiaro, lineare ed essenziale, nessuno spazio per i fronzoli o altre trovate grafiche che avrebbero potuto appesantire il tutto.

Dots

Sul lato social, poi, il gioco dà il meglio di sé. È possibile collegare all’applicazione sia l’account Facebook che quello Twitter e, in men che non si dica, sarà una sfida all’ultimo sangue a chi riesce a cancellare il maggior numero di pallini. Una volta collegato ai social network, infatti, il gioco aggiornerà la vostra classifica inserendo anche i migliori risultati ottenuti dei vostri amici. A quel punto non potrà non attivarsi il vostro spirito di competizione. Non potrete mai sopportare che il vostro miglior amico abbia fatto fuori una decina di pallini più di voi e vi sentirete quasi in dovere di cominciare un altro incontro.

E questo è uno degli altri punti di forza del gioco: la sua brevità. Sarà impossibile stancarsi di disputare un’altra sfida, proprio perché ogni quadro non andrà oltre i 60 secondi di durata. E se in questo lasso di tempo non sarete riusciti a battere il vostro record (o quello del vostro amico) dovrete continuare a giocare per almeno altri sessanta secondi. E così, quasi all’infinito. Un circolo vizioso, insomma.

Il gioco, poi, funziona come un magnifico anti-stress. L’obiettivo dichiarato degli sviluppatori era quello di realizzare un prodotto che, al termine, facesse sentire più rilassati i videogamers e, anche sotto questo punto di vista, bisogna dire che dalle parti di Betaworks non hanno sbagliato.

L’unica, piccola, avvertenza che ci sentiamo di darvi è questa: come avrete capito, il gioco produce dipendenza e ha una pessima influenza sulla vostra produttività. Come afferma un utente dell’App Store “Avete rovinato la mia produttività con un gioco che non sapevo mi servisse”. Più esplicito di così.

Vi lasciamo con un piccolo consiglio strategico. Non pensate a tracciare linee, piuttosto impegnatevi a chiudere più quadrati possibile. È un po’ più faticoso e complicato, certo, ma ben presto scoprirete che ne vale la pena.

 

24 maggio 2013

A cura di Cultur-e
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