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Come comunicare con i liquidi e perché

Una ricerca condotta all'interno della Stanford University dimostra che è possibile comunicare digitalmente attraverso un liquido

ll mini computer utilizzato per decifrare il codice chimico

La ricerca di nuovi mezzi di comunicazione ha, da sempre, affascinato e impegnato l'uomo. La necessità di inviare messaggi, anche a grande distanza, ha rappresentato una delle primissime esigenze della nostra specie, richiedendo spesso e volentieri grande sforzo e grandissimo ingegno. Dai tempi in cui si utilizzavano i piccioni viaggiatori sino ai nostri giorni, il settore delle telecomunicazioni ha fatto letteralmente passi da gigante. Oggi basta un click (o premere su uno schermo touch) per inviare un messaggio o mettersi in comunicazione con persone che vivono all'altro capo del mondo.

Ben presto alle comunicazioni via cavo (fibra ottica) ed etere (satellitari, ma non solo) potrebbe aggiungersi un nuovo mezzo wireless. O, almeno, questa è la speranza di un gruppo di ingegneri elettronici dell'Università di Stanford, che hanno messo a punto un sistema di comunicazione wireless capace di inviare messaggi digitali attraverso i liquidi.

Ideato da Nariman Farsad, il sistema di comunicazione via liquidi sfrutta comuni componenti chimici per inviare dei segnali binari a distanze anche ragguardevoli, andando così a sostituirsi alle dorsali in fibra o ai sistemi wireless basati sulle onde radio. Anche se non ortodossa, questa modalità di inviare dati e informazioni potrebbe aprire nuove, interessanti, opportunità per le telecomunicazioni wireless. Non richiedendo lo spostamento di elettroni o fotoni, la comunicazione chimica attraverso liquidi potrebbe essere utilizzata in quegli ambienti solitamente inaccessibili per i dispositivi elettronici.

Come funziona la comunicazione attraverso i liquidi

 

 

Il sistema messo a punto a Stanford trasforma i cambiamenti di pH registrati all'interno di un liquido in codice binario, sfruttando gocce di un liquido acido (come l'aceto, nel caso del prototipo di Farsad) e di una base (il detergente per i vetri) per creare sequenze di "0" e "1". Un piccolo sensore immerso nel liquido a pH neutro è in grado di rilevare le variazioni di acidità, trasformandole così in codice binario. I dati rilevati dal sensore sono poi inviati a un piccolo computer – un Raspberry Pi, ad esempio – che li interpreta e li trasforma in messaggi comprensibili per l'uomo (o per un'altra macchina a esso collegato).

I possibili utilizzi della comunicazione attraverso i liquidi

Anche se allo stato embrionale, i risultati del lavoro del ricercatore statunitense mostrano che un sistema di comunicazione di questo tipo ha enormi potenzialità. Economico e semplice da realizzare, potrebbe consentire lo scambio di messaggi cifrati sott'acqua o rimpiazzare sistemi di comunicazione "convenzionali" (come la fibra ottica o le onde radio) in caso di tempesta magnetica o attacco terroristico.

I limiti attuali di questo sistema sono però ancora piuttosto grossi: la distanza coperta dal segnale chimico non è elevata ed è necessario trovare un metodo che consenta di eliminare il rumore ovvero altre interferenze chimiche per assicurare un corretto trasferimento delle informazioni.

A cura di Cultur-e
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