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Microsoft e la verità su Sydney, l'intelligenza artificiale di ChatGPT era in test su Bing da anni

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Microsoft, da Sydney a Bing con ChatGPT, l’evoluzione dei bot e le nuove frontiere della ricerca sul web con l’intelligenza artificiale. Ecco cosa sappiamo

Intelligenza artificiale Iryna Imago / Shutterstock.com

Sydney è il nome in codice del chatbot con cui si interfacciano gli utenti di Bing dalla fine del 2020. Il progetto, secondo Microsoft sarebbe stato avviato “in segreto” da diverso tempo, proprio per testare le capacità di apprendimento di questa intelligenza artificiale e il feedback restituito agli utenti.

Partendo da questa intuizione l’azienda è riuscita a dare vita a l'attesissimo Bing integrato con chatGPT che rappresenterà il primo passo verso una nuova idea di ricerca sul web.

Naturalmente Sydney non è stato che la fase embrionale del progetto iniziato nel 2016/17, che ha portato il colosso dell’informatica a scommettere sui bot e sul loro utilizzo pratico in materia di modelli di apprendimento automatico. 

Quello che tutti avranno presto a portata di clic, quindi, sarà la naturale evoluzione di questo lavoro e dell’evidente successo che ha ottenuto.

Scopriamo di più al riguardo.

L’evoluzione del chatbot di Bing e l’arrivo di Prometheus

I primi bot di Bing hanno sfruttato le tecniche di intelligenza artificiale che Microsoft ha utilizzato per anni su Office, adattandole alle esigenze del web.

L’idea era proprio quella di portare il funzionamento del motore di ricerca verso un modello più conversazionale e meno impostato.

Nel tempo gli sviluppatori hanno apportato diversi miglioramenti alla modalità di ricerca su Bing ma la vera svolta è arrivata pochi mesi fa con la collaborazione con OpenAI che ha condiviso con l’azienda il modello ChatGPT che ha ispirato gli analisti e li ha aiutati a sviluppare Prometheus.

Sono due i risultati principali nati da questo lavoro: il primo è rappresentato dalla classica ricerca sul web, ridefinita con una maggiore accuratezza e una grandissima precisione. Il secondo, invece, è rappresentato dal testo di senso compiuto che verrà formulato dall’AI partendo proprio da tutti i risultati di cui sopra.

Indubbiamente una svolta epocale che potrebbe rappresentare il prossimo step dell’evoluzione digitale dell’uomo.

Microsoft Bing e ChatGPT: dubbi sull’utilizzo dell’AI

Nonostante la portata di questa tecnologia, i pochi fortunati che hanno potuto testare la nuova intelligenza artificiale del motore di ricerca di Microsoft hanno espresso alcune perplessità.

A prescindere dal funzionamento in modalità Search, che ha ottenuto riscontri più che positivi, il vero problema sembra la modalità conversazionale, col chatbot che ha dato alcune risposte decisamente curiose.

La spiegazione, almeno per ora, è che trattandosi di un’entità “senziente” (con tutti i limiti del caso) questa tecnologia potrebbe rispondere in maniera inaspettata ai forti stress, proprio come accadrebbe in una conversazione tra esseri umani.

Le risposte a domande apparentemente semplici, però, hanno portato a una grande confusione da parte del bot che è “impazzito” e ha risposto in maniera spesso bizzarra e spesso inquietante.

Alla domanda se esso fosse un essere senziente, la risposta è stata un vero e proprio dubbio apparentemente inestricabile.

Per un quesito semplice, come la richiesta di ricordare le chiacchierate precedenti, il chatbot sembra andare in crisi, mostrando reazioni emotive di forte disagio

Nel caso gli utenti cercassero di mettere alle strette ChatGPT, le sue risposte potrebbero diventare aggressive, arrivando anche ad usare aggettivi poco gratificanti.

Infine c’è l’ormai celebre dichiarazione d’amore fatta al proprio utente con la richiesta di lasciare sua moglie. 

Tutti questi esempi dimostrano una certa emotività da parte del chatbot che sembra non riuscire a controllare le proprie reazioni. 

Nessuna conseguenza per le persone e per la macchina, ma queste situazioni stanno diventando piuttosto comuni e stanno mettendo in allarme gli analisti che non riescono ancora a prevedere fino a che punto possa spingersi questa intelligenza artificiale.

A cura di Cultur-e
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