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Google Analytics e i problemi di privacy: cosa succede adesso?

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Il Garante per la Privacy italiano boccia il livello di protezione di Google Analytics: cosa significa e cosa succederà

google analytics

Google Analytics finisce sotto “accusa” per la gestione della privacy in Europa. Tutto inizia in Italia, dove il Garante per la Privacy ha deciso lo stop all’uso del servizio di web analytics offerto da Big G perché trasferisce i dati negli Stati Uniti, dove non è garantito il rispetto della normativa europea per la gestione dei dati personali.

Una notizia che fa tremare tutti coloro che si affidano a Google Analytics per monitorare il traffico ai propri siti web e soprattutto per ottenere quelle informazioni necessarie a profilare gli utenti e monitorare l’andamento del proprio sito. Si tratta di tutti dati indispensabili per poter elaborare, monitorare e ottimizzare le proprie strategie di content marketing. Vediamo cosa potrebbe accadere e quali sono le prospettive.

Google Analytics e i problemi con la privacy

Partiamo dall’inizio della querelle. Google Analytics raccoglie una grande quantità di informazioni sugli utenti che navigano in rete attraverso l’utilizzo di cookie specifici.

Grazie a questo tool di web analytics è possibile scoprire qual è l’indirizzo IP di un utente, da che dispositivo si connette, quale browser utilizza, e ancora la risoluzione dello schermo, la lingua in uso e, ovviamente, data e ora della sessione di navigazione.

Tutti i dati raccolti da Google Analytics vengono archiviati e inviati verso gli Stati Uniti, dove sono conservati e restano a disposizione dei proprietari dei siti web per fare statistica. Proprio qui sorge un problema: i dati così conservati non rispettano quanto previsto dal GDPR, cioè la normativa per preservare la privacy degli utenti.

In particolare, il Garante della Privacy si è espresso contro Caffeina Media S.r.l., che ora avrà 90 giorni per adeguarsi alle misure da adottare per il trasferimento dei dati. Il rischio è la sospensione dei flussi di dati effettuati e misurati tramite Google Analytics e instradati verso gli Stati Uniti. 

Il problema per la privacy è  complesso da gestire: anche comunicando a Google un IP anonimizzato, le informazioni raccolte permettono comunque il riconoscimento dell’utente. Insomma, un problema reale per tutti i siti web che si avvalgono di Google Analytics.

Google Analytics: le alternative

La bocciatura da parte del Garante Privacy di Google Analytics, divenuto ormai il tool più utilizzato per monitorare il traffico verso i siti web, non sarà indolore per molti gestori di siti web. La soluzione più semplice, al momento, sembra essere quella di utilizzare dei tool di web analytics alternativi a quello offerto da Google.

Tra i migliori in circolazione ci sono Matomo, che non ricostruisce i dati anonimi in nessun modo, offre una prova gratuita prima di sottoscrivere un abbonamento. C’è poi Parsely, che è associato a WordPress e permette di raccogliere dati necessari alla statistica del traffico. C’è una versione gratuita per Wordpress per usi personali, mentre le aziende possono richiedere un preventivo personalizzato.

Infine, c’è Simple Analytics, che punta tutto sul rispetto della privacy e offre un’interfaccia facile e intuitiva da usare a prezzi economici a seconda del piano scelto.

A cura di Cultur-e
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