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Attacchi informatici nel 2024, la crescita di GenAI

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Nel 2024 gli attacchi informatici con intelligenza artificiale generativa sono destinati a crescere. Il report che illustra sviluppi futuri di questa tecnologia

Intelligenza artificiale Teerachai Jampanak/Shutterstock

L’intelligenza artificiale generativa è uno strumento dalle potenzialità infinite che può ridisegnare completamente il mondo della tecnologia, sia per quanto riguarda la produttività e sia per l’intrattenimento.

Ma il proliferare di queste nuove soluzioni AI non viene utilizzato solo per scopi “benefici” e il rovescio della medaglia mostra chiaramente come tramite questi sistemi anche gli attacchi informatici possano salire di livello e diventare una minaccia ancora più tangibile.

Per questo motivo, non stupiscono affatto le previsioni di Trend Micro che indicano per il 2024 una crescita esponenziale degli attacchi hacker veicolati dall’AI generativa, una tendenza che purtroppo sembra destinata a diventare sempre più importante in materia di cyber security.

Come cambiano le minacce informatiche con l’AI

Vista la sempre maggiore diffusione delle intelligenze artificiali generative e viste anche le potenzialità di questi strumenti, è chiaro che un gran numero di aziende stiano investendo in questo settore, immaginando questa tecnologia come un vero e proprio strumento per ripensare la produttività.

Tuttavia, quello che ancora non è chiaro è che bisognerebbe riprogrammare questi investimenti puntando anche alla sicurezza informatica che, mai come adesso, è a rischio proprio per colpa delle intelligenze artificiali.

Questi tool, infatti, da un lato hanno semplificato molto il lavoro delle persone, che possono contare su efficientissimi assistenti smart pronti ad eseguire qualsiasi compito gli venga assegnato.

Dall’altro lato, però, le stesse potenzialità possono essere sfruttate anche dai malintenzionati digitali che avranno dalla loro parte un’arma per rubare dati e informazioni personali in maniera ancora più semplice, addirittura delegando il misfatto all’AI che, chiaramente, si limiterà ad eseguire quanto richiesto senza giudicare se è giusto o sbagliato.

Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale può diventare anche uno strumento per il furto di identità, con la possibilità di clonare la voce delle persone e creare truffe sempre più elaborate e davvero difficili da riconoscere.

Soprattutto ora che l’identità digitale delle persone è un argomento centrale della vita reale e di quella dietro uno schermo, un utilizzo malevolo di queste innovazioni potrebbe portare a un caos di dimensioni ancora maggiori.

L’altro fattore negativo di questi strumenti porta irrimediabilmente verso un altro dei temi caldi di questi ultimi anni: le fake news.

Una AI non è solo in grado di generare delle fake news “credibili” ma è anche in grado di dare vita a immagini e video deepfake che potrebbero risultare così convincenti da minare la reputazione delle persone, riuscendo addirittura a influenzare l’opinione pubblica riguardo quei temi ritenuti sensibili, come le elezioni, ad esempio, la guerra in Medio Oriente o quella in Ucraina.

In vista proprio delle elezioni negli USA, secondo gli esperti, i software basati sull’intelligenza artificiale generativa si aggiungeranno al “rumore” già decisamente elevato della disinformazione, una possibilità davvero terrificante che potrebbe influire sull’esito delle votazioni e diventare una sorta di propaganda 2.0, pronta a confondere ulteriormente le persone.

Previsioni per il futuro

Sin dagli albori dell’idea di intelligenza artificiale generativa, in molti hanno ritenuto questa tecnologia un’arma a doppio taglio che, escludendo un certo tipo di filmografia catastrofista, può cambiare radicalmente il corso della storia.

Secondo un rapporto dell’FBI, questo tipo di criminalità è destinata a una crescita davvero imponente nei prossimi anni, per questo il consiglio degli esperti è quello di correre ai ripari già da oggi, cercando di limitare i danni e prevedere (e prevenire) eventuali effetti collaterali indesiderati.

Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto in assenza di politiche mirate che abbiano una lucida visione del problema (e delle opportunità che derivano dall’utilizzo di queste tecnologie) e che sappiano elaborare un sistema di norme e di impedimenti volti a regolamentare l’utilizzo dell’AI e, fisicamente, ciò che possono o non possono fare.

È un gesto necessario che, naturalmente, potrebbe imporre delle frenate temporanee alla diffusione di queste tecnologie ma che, alla fine, potrebbe rivelarsi l’unica soluzioni per immaginarle come uno strumento per fare del bene, piuttosto che come un’arma pronta a ritorcersi contro chi la utilizza.

Per saperne di più:

A cura di Cultur-e
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