Le applicazioni di dating hanno riscontrato un grande successo poiché permettono agli utenti del web di incontrare nuove persone e, potenzialmente, trovare la propria anima gemella. Oltre a Tinder, che è probabilmente la piattaforma più famosa, ne sono presenti tantissime, ognuna con un pubblico di destinazione specifico o con delle funzionalità particolari. Nonostante i grandi vantaggi che garantiscono, non mancano i rischi, che possono preoccupare gli iscritti e non solo.
Essere a conoscenza dei pericoli a cui si va incontro con l’iscrizione alle app di dating permette di utilizzarle con consapevolezza e di mettere in atto dei comportamenti che permettono di evitare i rischi e di cogliere solo il meglio delle soluzioni esistenti. Il timore più grande è la tendenza, da parte di chi usufruisce delle app, a sviluppare una dipendenza che allontana sempre di più dal raggiungimento dell’obiettivo primario per il quale si decide di iscriversi a questa tipologia di app: trovare l’amore.
Le app di dating, soprattutto quelle appartenenti al Match Group, tra cui ci sono Tinder e Hinge, creerebbero dipendenza. È questa la forte accusa che è stata rivolta alla società da parte di sei utenti delle applicazioni che, proprio nel giorno di San Valentino, hanno intentato una class action in California.
Stando a quanto dichiarato dai sei utenti, Tinder e le altre app di Match Group avrebbero adottato un modello predatorio, simile a quello dei giochi, che, attraverso delle funzionalità che manipolano psicologicamente le persone e un design accattivante, porta gli utenti a trascorrere sempre più tempo sulle applicazioni e a pagare i relativi abbonamenti. Tutto ciò ha dei risvolti positivi sui profitti aziendali, ma non sugli obiettivi che i clienti vogliono raggiungere.
I sei utenti hanno anche avanzato l’ipotesi della presenza di algoritmi nascosti che indurrebbero gli utenti a continuare a pagare gli abbonamenti pur senza ottenere i risultati sperati. Un modello che, se si rivelasse tale, violerebbe le leggi sulla protezione dei consumatori e che, di conseguenza, sarebbe sanzionabile e da modificare.
Il Match Group ha immediatamente respinto ogni accusa, rilasciando delle dichiarazioni diffuse alle agenzie di stampa. La società ha dichiarato che le affermazioni dei querelanti sono ridicole e ha affermato che il modello di business adottato non si basa esclusivamente sulle pubblicità. L’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di dare sempre a più persone l’opportunità di fare incontri e organizzare appuntamenti nella vita reale.
La responsabilità dell’eccessiva presenza sull’applicazione sarebbe, quindi, completamente dell’utente, che decide autonomamente e senza particolari influenze quanto tempo trascorrere sulle app, se abbonarsi a servizi premium e se cogliere le opportunità offerte.
Il rischio di sviluppare una dipendenza dalle app di dating, tuttavia, sembra essere reale. In passato gli esperti hanno invitato gli utenti ad utilizzarle con consapevolezza e moderazione e di stabilire un budget con un limite da non superare.
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