Cinquemila miliardi di chilometri in dieci anni. Un viaggio lungo e complesso, tutt'altro che privo di rischi. Una lunga epopea che ha permesso alla sonda spaziale New Horizons di raggiungere i confini del Sistema Solare e avvicinarsi a Plutone (una volta ritenuto l'ultimo pianeta rotante attorno al Sole, oggi declassato a pianeta nano) e studiarne conformazione fisica e mapparne la superficie. Alle 13:50 del 14 luglio 2015 (ora italiana) New Horizons ha orbitato attorno a Plutone a una distanza di "appena" 12.500 chilometri.
Da questa altezza, la sonda della Nasa (grande poco più di una lavatrice) potrà svolgere i compiti per cui è stata pensata, ma non solo: aiutandosi con la forza gravitazionale di Plutone, si è spinta verso la Fascia di Kuiper, una zona del sistema solare che si estende per migliaia di chilometri e che dovrebbe contenere cumuli di ghiaccio e altri corpi spaziali non ancora identificati. New Horizons, nei piani della Nasa, dovrebbe permettere di scoprire nuovi dettagli su questa zona remota del nostro sistema solare, dando modo di conoscere meglio le dinamiche che hanno portato alla formazione dei vari corpi celesti che ruotano attorno al Sole.
Nonostante la distanza - letteralmente - siderale che separa la Terra da New Horizons e Plutone, è ugualmente possibile seguire l'avvicinamento della sonda della Nasa al pianeta nano grazie al web. Diversi portali, iniziando con la pagina che l'ente spaziale statunitense dedica al progetto, forniscono informazioni utili ed alcuni scatti realizzati durante il lungo avvicinamento a Plutone.
Più volte rinviata dalla Nasa, la missione di New Horizons prende il via il 19 gennaio 2006, quando la sonda (con il razzo vettore) viene lanciata da Cape Canaveral (Florida, Stati Uniti) con destinazione Plutone. I primi 13 mesi del viaggio sono stati impiegati in operazioni di manutenzione in volo: calibrazione dei sensori di volo e degli strumenti di ricerca, piccole correzioni dell'orbita e la preparazione all'avvicinamento a Giove. In seguito all'incontro con il pianeta maggiore del Sistema Solare (avvenuto il 28 febbraio 2007), la sonda della Nasa ha attivato una sorta di modalità risparmio energetico: inserita la rotta automatica, è entrata in fase di ibernazione, per risvegliarsi una volta a settimana per controlli operativi sulla strumentazione.
Un routine rotta nella prima metà del 2015, quando il viaggio di avvicinamento a Plutone è quasi concluso e la Nasa ha iniziato la procedura di preparazione per i test scientifici da condurre sulla superficie del pianeta nano.
Diversi gli strumenti con cui la Nasa ha equipaggiato New Horizons. Tutti, comunque, sono stati ideati, progettati e realizzati con l'unico scopo di scansionare la superficie di Plutone e inviare a Terra informazioni rilevanti sulla conformazione geofisica del pianeta nano. Sette gli elementi principali della strumentazione:
Il 14 luglio su Twitter l'evento è stato tra le tendenze del giorno all'hashtag #PlutoFlyby. E anche Google ha dedicato un doodle all'evento.
La sonda New Horizons è alimentata dallo stesso processore della prima PlayStation lanciata negli anni Novanta. La curiosa notizia arriva da The Verge: secondo il quale la Nasa ha utilizzato la 'CPU MIPS R3000' della console originaria di Sony. New Horizons, lanciata nel 2006, ha completato mercoledì la parte finale del suo avvicinamento a Plutone. Il processore, modificato per resistere meglio alle radiazioni spaziali, ha permesso alla sonda di viaggiare per oltre nove anni, percorrere oltre 5 miliardi di chilometri, dare potenza ai propulsori, monitorare i sensori e trasmettere i dati. Non è la prima volta che l'agenzia spaziale statunitense fa una scelta del genere: ad esempio la navicella Orion, quella che un giorno potrebbe portare l'uomo su Marte, monta un processore fabbricato da Ibm nel 2002.
14 luglio 2015 (aggiornato il 17 luglio)