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Mercato musicale in crisi, colpa dello streaming?

Tutti i settori fanno registrare un calo significativo, eccezion fatta per quello dei dischi in vinile

Musica in crisi? A leggere i dati diffusi da Nielsen SoundCast – branca “musicale” della celebre società di ricerche di mercato – pare proprio di sì. Per la prima volta da 10 anni a questa parte – ovvero da quando è stato aperto l'iTunes Store – il mercato musicale ha fatto registrare un calo nel volume d'affari e nelle vendite. Ma, come spesso accade, non è tutto oro ciò che luccica e la realtà potrebbe essere ben altra.

I dati

Per capire la portata del fenomeno, però, conviene come al solito partire dai dati. Nel 2013 sono state vendute 1,26 miliardi di tracce, in calo del 5,7% rispetto alle 1,34 miliardi vendute nel corso dell'anno precedente. Calo quasi inesistente, invece, per quanto riguarda il numero di album digitali venduti: 117,6 milioni nel 2013 contro i 117,7 milioni del 2012 (flessione inferiore allo 0,1%).

 

 

Più accentuato, invece, il calo dei CD e degli altri supporti fisici. Le vendite globali di album sono calate dello 8,4%, passando dai circa 316 milioni del 2012 ai circa 290 milioni dell'anno appena terminato. Per i soli CD musicali si è registrato un calo del 14,5% con 165,4 milioni di copie vendute nel 2013 a fronte dei 193,4 milioni del 2012. L'unico settore in crescita è quello legato ai dischi in vinile, che sta vivendo una vera e propria seconda gioventù. Nel 2013 sono stati venduti 6 milioni di 33 giri e simili, contro i 4,55 milioni venduti nei dodici mesi precedenti. Viste le cifre, i dischi in vinile oggi contano per il 2% rispetto al volume totale delle vendite.

Pericolo streaming

La causa di questo calo va ricercata, con tutta probabilità, nella sempre maggiore diffusione dei servizi di streaming musicale come Spotify, Deezer e Pandora, tanto per fare tre nomi.

 

 

E non è difficile capirne il perché. Mediamente, ogni singolo album acquistato su iTunes o servizi analoghi ha un costo di 10 euro (o 10 dollari, a seconda del Paese in cui si effettua l'acquisto); esattamente la stessa cifra richiesta per sottoscrivere un abbonamento mensile ad uno dei servizi di streaming appena citati. In quest'ultimo caso, però, si potrà ascoltare tutta la musica che si vuole senza limiti di tempo. Una gran bella differenza, insomma.

 

4 gennaio 2013

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