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I musei dei suoni scomparsi

Nati nel 2012 in Germania e negli Stati Uniti, sono archivi digitali di suoni a rischio di scomparsa. Dalla musicassetta alla macchina da scrivere, passando per il suono del motore a scoppio dei primi scooter

Il registratore di cassa del 1950. Il Nintendo. Una cartina che si srotola. Il cerchio di un telefono fisso che fa avanti e indietro lungo la sua guida. Il ticchettio di una macchina da scrivere. Forse non è molto semplice rendersene conto, ma la digitalizzazione e i passi da gigante fatti registrare dalla tecnologia hanno l'effetto collaterale di far perdere traccia suoni che fino a poco tempo prima avevano fatto parte della quotidianità. Pensate, ad esempio, ai suoi degli oggetti che abbiamo citato all'inizio, ma anche al suono dell'asciugacapelli, o al rumore dell'otturatore di una macchinetta reflex analogica, del frullatore manuale della nonna o del proiettore di diapositive. Suoni ormai dimenticati dai più e, sfortunatamente, andati persi per sempre.

 

 

O meglio, non esattamente per sempre. Allo stesso modo in cui la tecnologia ha “complottato” per farli cadere nel dimenticatoio, sta ora lavorando per recuperarli e creare una audioteca - digitale naturalmente - per conservarli e consegnarli alla memoria delle future generazioni. Proprio per conservare queste registrazioni sono nati, negli ultimi due anni, alcuni musei digitali e online che permettono di ascoltare e riascoltare suoni che corrono il serio pericolo di estinguersi.

Conserve the sound

L'idea nasce in Germania nel 2008, ma i fondi per realizzare il progetto arrivano solo alcuni anni più tardi. Il lavoro di ricerca e registrazione inizia nel 2011 a opera di Chunderseken, studio di creativi che si occupa di comunicazione e produzione di audiovisivi con base a Essen.

 

 

Un lavoro meticoloso che, grazie ai finanziamenti arrivati dalla Film and Media NRW di Dusseldorf, dà i primi risultati circa un anno dopo. Nel marzo 2013, infatti, il portale Conserve the sound emette i primi vagiti. Anzi, i primi suoni.

 

 

Inizialmente il database non era ricchissimo: un centinaio di suoni o poco più davano il benvenuto ai visitatori che arrivano quasi casualmente. Una macchina da scrivere, una reflex analogica, il suono del motore a scoppio di un vecchio scooter e poco più: grazie ai suggerimenti degli utenti e alla meticolosa ricerca del team di sviluppo, però, il numero di registrazione è cresciuto a vista d'occhio.

 

 

Il museo dei suoni scomparsi è ora in continuo aggiornamento e, dopo essersi aperto agli user-generated content riesce ad espandersi in modo ancora più veloce. Ognuno potrà suggerire e caricare online il suono della propria macchina da scrivere o della propria console da gioco degli anni '80, consegnando - letteralmente - alla storia un suono destinato a scomparire.

 

 

Il funzionamento è semplice e intuitivo. Merito anche di un'interfaccia progettata e realizzata per facilitare la navigazione degli utenti. Si spulcia tra le varie categorie sino a che non si trova la macchina da scrivere o la Polaroid che si cercava, si clicca sull'immagine e, non appena la pagina si sarà caricata, sul tasto Play presente nella parte destra della schermata. Si attende qualche secondo e si potrà riascoltare quasi per magia il suono altrimenti destinato a scomparire, mentre sullo sfondo scorreranno immagini dell'oggetto.

Save the sound

Il nome è quasi identico e la genesi quasi contemporanea. Mentre in Germania vedeva la luce Conserve the sound, negli Stati Uniti lo studente Brendan Chilcutt crea Save the sounds - Museum of endangerend sounds (letteralmente, “Museo dei suoni in pericolo di estinzione) Scopo e motivazione sono gli stessi del team teutonico: salvare dall'oblio i suoi di centinaia di oggetti altrimenti destinati a scomparire ed essere dimenticati. Il progetto, spiega lo stesso Chilcutt, avrà una durata decennale: il primo triennio servirà a completare la ricerca e la raccolta di suoni, mentre nei restanti sette anni il programmatore statunitense per sviluppare un linguaggio di markup adeguato che permetta di reinterpretare i suoni com euna composizione di bit.

 

 

Per accedere alle registrazioni, rilasciate con licenza Creative Commons e liberamente riutilizzabili (con obbligo di attribuzione), sarà sufficiente cliccare sull'immagine relativa. Si potrà ascoltare, ad esempio, il suono di avvio di Windows 95, la “colonna sonora” delle primissime release di Tetris, la suoneria originale Nokia e molto altro ancora.

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