Come il bullismo è un fenomeno sociale preesistente al web, ma proprio grazie alla Rete ha trovato una nuova dimensione, potendo amplificare il proprio raggio d'azione e l'influenza negativa che ha sulle persone, teen agers in primis. Si scrive Fomo, si legge (in forma estesa, trattandosi di un acronimo) Fear of missing out, e secondo il portale Urban Dictionary è la paura di perdere un evento o una manifestazione che sarà ricordata nel tempo. Insomma, la paura di esser tagliati fuori da qualcosa di grande e di non essere accettati all'interno del gruppo sociale di cui si vorrebbe far parte.
I social network, e Facebook in particolare, hanno ulteriormente amplificato gli effetti deleteri di questa sindrome psicologica, rendendo molti utenti schiavi (o quasi) di smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici che permettono loro di restare costantemente connessi alle reti sociali.
Tra i primi a definire la paura di essere esclusi legata al fenomeno dei social network è stato lo scienziato sociale Andrew Przybylski dell'università di Oxford. Per Przybylski la FOMO si manifesta soprattutto tra i più giovani ed è legata a bassi livelli di autostima e alla necessità di cercare approvazione negli altri. La paura, dunque, è paragonabile ad una forza che spinge un utente a controllare ripetutamente i profili social – Facebook prima degli altri, ma non solo – alla ricerca di aggiornamenti e notizie dai propri amici e conoscenti.
Una tendenza esasperata dai social e dagli smartphone in generale: secondo uno studio statunitense gli utenti arrivano a controllare lo smartphone anche 150 volte al giorno, ovvero una volta ogni sei minuti. E il più delle volte per controllare se sia arrivato qualche messaggio e per aggiornare la bacheca dei propri profili social.
Come accade con le altre patologie di ordine psichico, ci sono alcuni sintomi ed elementi che permettono di capire se si è affetti dalla paura social oppure no.
Nel caso ci si riconoscesse nelle descrizioni appena date, molto probabilmente si è affetti da quella che potremmo definire la paura social. Come molte altre patologie psichiche e psicologiche si combatte con il supporto di specialisti, ma è fondamentale impegnarsi in prima persona: senza la ferma volontà di uscirne fuori, non si metterà mai da parte la FOMO.
Questa sindrome nasce innanzitutto da un rapporto distorto e ormai deteriorato con social network e smartphone. Il primo passo, dunque, consiste nel ricreare un rapporto sano ed equilibrato con la tecnologia mobile: ci si deve convincere che Facebook (così come gli altri social network) sono stati ideati per scambiare due chiacchiere tra amici e rinsaldare vecchi rapporti e non il luogo dove rifugiarsi quando si è in preda a una crisi di autostima. Non bisogna mai dubitare troppo delle proprie scelte sino a perdere tutte le speranze sul proprio futuro: si deve, invece, assaporare ogni istante della propria vita ed esser certi della bontà del proprio operato. Solo in questo modo si riuscirà, con un po' di tempo e tanta buona volontà, ad evadere dalla FOMO e tornare a vivere una vita tranquilla e spensierata.
Secondo un rapporto australiano di novembre 2015 che ha esaminato l'impatto dei social media sul benessere. Fra gli effetti più diffusi anche una costante sensazione d'inferiorità rispetto a quello che gli amici virtuali condividono sui social. In particolare a rischio stress sono gli adolescenti perché controllano costantemente lo status di social media degli amici. Circa la metà di loro ha la sensazione che i loro pari abbiano esperienze più gratificanti. E nell'insieme i livelli di stress, depressione e ansia sono significativamente più alti rispetto alla prima indagine di cinque anni fa. "FOMO è una realtà consolidata. Vi è una concordanza molto forte fra le ore trascorse su tecnologia digitale e più alti livelli di stress e di depressione", spiega il rapporto. Il documento mette inoltre in luce che quasi il 60% degli adolescenti ha difficoltà a dormire o a rilassarsi dopo aver passato in rassegna i siti di social media, e che in una simile proporzione si sentono esausti dalla costante connettività.
9 novembre 2015