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Cos'è e come funziona 4chan, il social network anonimo dei troll

In Italia è salita all'onore delle cronache per le immagini osé di attrici, cantanti e starlette Usa, ma 4chan è molto di più che una semplice bacheca dove postare immagini

È salito alla ribalta delle cronache nazionali nei primi giorni di settembre 2014, quando la prima ondata di foto rubate alla star tramite iCloud comincia a invadere la Rete. Sino ad allora, però, erano pochi, pochissimi gli utenti italiani a conoscenza dell'esistenza di 4chan, portale web a metà tra forum e social network dove chiunque può postare cosa vuole (compreso materiale pornografico) coperto dal completo anonimato.

Come nasce 4chan

Grafica apparentemente poco curata e lasciata al caso, totale assenza di moderazione e possibilità di postare elementi senza la necessità di dover effettuare il login o lasciare qualche informazione personale. Questi i tratti che distinguono 4chan da ogni altra image board (“lavagna di immagini”) presente sul web. Il portale è creato nel 2003 da Christopher Pool, conosciuto con il nickname m00t e unico utente noto della piattaforma.

 

La sua creatura telematica acquisisce importanza quando comincia a essere utilizzata da hacker e attivisti politici per scambiarsi messaggi cifrati mascherati da innocue immagini. Da quel momento, oltre a pornografia e troll, 4chan inizia a ospitare “interventi” (in maniera più o meno ufficiale) di alcuni esponenti del movimento Anonymous, conquistando in questo modo le attenzioni di diverse agenzie investigative internazionali, NSA in testa.

La carica dei 7 milioni

In dieci anni o poco più, gli oltre 7 milioni di utenti della piattaforma è stato in grado di mettere a segno “colpi” di una certa importanza. Nel 2009, ad esempio, gli habitué di 4chan fecero eleggere Christopher Pool come “Uomo dell'anno”, falsificando di fatto il sondaggio della rivista Time; qualche mese più tardi mandarono in confusione Pagerank e il web crawler di Google facendo balzare in testa alla pagina dei risultati un insulto razzista e altre frasi senza senso; nel corso della campagna presidenziale del 2009 uno degli utenti riuscì ad entrare nella casella di posta elettronica della candidata alla vicepresidenza Sarah Palin e trafugare alcuni messaggi.

 

 

È in questo ambiente che sono nati alcuni dei comportamenti più virali della Rete. Qui iniziano a circolare i primi gattini arrabbiati e i primi meme della storia del web; è qui che compaiono i primi troll (utenti il cui unico scopo è provocare e insultare altri utenti senza alcun motivo apparente) e si diffondono a macchia d'olio in tutta la Rete.

Sezione /b/

In mezzo a questo suk virtuale composto da diverse sezioni e sottosezioni, una ha attratto l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale e, soprattutto, di decine di migliaia di utenti. Nella sezione /b/, definita da alcuni come “l'angolo più buio del web”, un pirata informatico anonimo ha postato fotografie di celebrità nude e in pose provocanti, scatenando la curiosità (e non solo) di numerosissimi internauti. L'anonimato garantito dalla piattaforma ha reso più difficile il lavoro degli inquirenti, ancora alla ricerca di indizi utili a scovare l'identità del trafugatore di immagini.

 

 

Le stesse pagine, però, hanno ospitato immagini della campagna contraddistinta dall'hashtag #leakforJLaw. Gli utenti sono spinti e incoraggiati a postare selfie nudi, per mostrare la propria solidarietà della community all'attrice Jennifer Lawrence, tra le principali vittime del furto di foto.

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