Ubisoft ha avviato la macchina del tempo e ha portato Far Cry indietro di ben dodicimila anni. A quattro anni dall'uscita di Far Cry 3, sparatutto in prima persona (FPS) ambientato nell'ecosistema delle Rook Island, e ad appena uno da lancio di Far Cry 4, la software house francese ha portato all'indietro le lancette del tempo realizzando con Far Cry Primal, primo spinoff della serie, un videogame "preistorico". L'età della Pietra è il set in cui è ambientato il first person shooter, tra tribù nomadi in cerca di un villaggio dove stabilirsi e bestie preistoriche pronte a tutto pur di trovare carne da mangiare.
Dalle vette dell'Himalaya alle foreste mesolitiche il passo può sembrare lungo e complicato, ma gli appassionati di Far Cry sono abituati a cambi di sceneggiatura improvvisi. Ubisoft ha provato a sparigliare il genere degli sparatutto in prima persona sviluppando un videogame dall'ambientazione diversa, dove le armi sono importanti ma non fondamentali e soprattutto è necessaria molta pazienza per scoprire l'immensa vallata di Oros, il luogo dove sono ambientate le scene di Far Cry Primal. Se gran parte della critica aspettava con ansia questo nuovo capitolo della serie, dalle recensioni si evince che gli esperti sono rimasti in gran parte delusi. Il gameplay non si caratterizza per l'originalità delle missioni e molte situazioni di gioco sono riprese dai capitoli precedenti di Far Cry. Sebbene il videogioco proponga alcune novità interessanti, Ubisoft ha preferito puntare sui pezzi forti delle serie, per paura di scontentare gran parte degli appassionati. Basta vedere come si gioca a Far Cry Primal per capire che la casa sviluppatrice francese ha voluto lavorare di fino per accontentare un'ampia fetta di utenti.
Prima di imbracciare clave di pietra e frecce appuntite è necessario scoprire la storia di Takkar, il protagonista di Far Cry Primal. Takkar è a capo della tribù dei Wenja, una delle prime comunità del mesolitico a cercare un luogo rigoglioso dove vivere e prosperare. Purtroppo la tribù se la dovrà vedere in primis con le popolazioni limitrofe che cercheranno in tutti i modi di cacciare i nuovi inquilini dalla valle di Oros e in secondo con gli animali preistorici in cerca di carne fresca da mangiare. Takkar è uno dei pochi che riesce a sopravvivere a una battuta di caccia finita male, che lo costringerà a trovare riparo in un piccolo villaggio abitato dalla sua tribù. Il protagonista darà vita a un nuova comunità che dovrà ricostruire l'antica forza della sua tribù. Passo dopo passo, Takkar incontrerà durante il proprio cammino nuovi seguaci e nuovi amici che lo aiuteranno nelle missioni del gioco: Sayla o lo sciamano Tensay saranno un valido supporto per la risoluzione delle quest secondarie.
Lance, frecce, clave di pietra e poco più: questo sarà l'armamentario con cui l'utente dovrà adattarsi a giocare nei primi momenti di Far Cry Primal. Per gli appassionati che erano abituati a maneggiare pistole e fucili per sparare all'impazzita sarà molto complicato adattarsi. Se le armi da utilizzare sono molto differenti rispetto ai capitoli precedenti di Far Cry, lo stesso non lo si può dire per il gameplay, che per larghi tratti riprende missioni e situazioni di gioco già sperimentate dal gamer. Andare alla scoperta della terra di Oros non sarà semplicissimo, la mappa è molto estesa e nelle prime fasi del videogame, l'utente non potrà cavalcare mammut o salire sul dorso delle tigri.
La trama del gioco si dipana tra missioni che obbligheranno il giocatore a correre per salvare alcuni suoi amici caduti nelle mani delle tribù avversarie o a giocare d'intelligenza per sconfiggere gli animali feroci. Una volta domate le bestie preistoriche, Takkar le potrà utilizzare per difendersi dai nemici e per muoversi più velocemente. La terra di Oros offre molteplici missioni secondarie che però ripropongono sempre le stesse situazioni, materiale da raccogliere per migliorare le armi attraverso il crafting o boss da sconfiggere per migliorare le proprie abilità. Chi speravo in un videogame longevo rimarrà deluso: Far Cry Primal può essere completato in una ventina di ore.
Oltre agli amici che incontrerà durante le missioni e agli specialisti presenti nel villaggio, Takkar avrà un aiuto fondamentale dagli animali di Oros. Il protagonista potrà sfruttare a proprio vantaggio le caratteristiche di ogni animale: i mammut saranno fondamentali durante le lunghe traversate per difendersi dai nemici, mentre la Tigre dai denti di sangue sarà un valido aiutante nei combattimenti. Da non sottovalutare l'apporto del gufo, che funzionerà come una vera e propria spia, potendo controllare dall'alto vaste porzioni di territorio, monitorando gli spostamenti dei nemici e supportando le tattiche d'attacco di Takkar. Per curare le ferite, il giocatore dovrà trasformarsi in un piccolo alchimista e utilizzare le varie piante presenti su Oros per creare dei potenti medicinali.
La perfezione dei dettagli e la ricchezza dell'ambientazione sono il vero punto di forza di Far Cry Primal, che riesce a ricreare un paesaggio preistorico veramente curato in ogni particolare. Grazia al motore grafico Dunia Engine, il videogame riesce a esprimersi al massimo delle potenzialità grazie alla risoluzione di 1080p. Anche i dialoghi, nonostante la difficoltà a ricostruire una lingua uniforme per tutte le tribù, sono molto curati grazie alla supervisione di linguisti ed esperti del settore, che hanno affiancato Ubisoft nella costruzione di una lingua protoindoeuropea.
Altra grave pecca la mancanza della modalità multiplayer online, che aveva arricchito l'ultimo capitolo di Far Cry. Il giocatore non potrà confrontarsi con altri appassionati in giro per il mondo e sfidarsi nella lotta corpo a corpo o a colpi di clava.