Non di soli Bitcoin vive il mondo delle criptovalute. Anche se la moneta digitale ideata da Satoshi Nakamoto monopolizza l'attenzione di stampa internazionale e utenti, alle sue spalle stanno nascendo e proliferando decine e decine di criptomonete alternative (chiamate, per l'appunto, altcoin). Tra queste, Ethereum ha da tempo guadagnato la palma di erede e migliore alternativa al Bitcoin. Ideata da Vitalik Buterin tra fine 2013 e inizio 2014, a circa quattro anni di distanza ha un controvalore di svariate decine di miliardi di euro.
Non c'è da stupirsi, dunque, se il numero di internauti interessati a capire come creare Ethereum cresce in maniera esponenziale. Proprio come accade per i Bitcoin, infatti, è possibile utilizzare le risorse informatiche del proprio computer – sia CPU sia GPU – per minare Ethereum e guadagnare sul web.
Quando si parla di Ethereum, però, si deve partire facendo una netta distinzione tra Ethereum ed ETH. Ovvero tra l'infrastruttura tecnologica che permette il funzionamento di vari applicativi online – tra questi, anche i Cryptokitties – e la criptovaluta vera e propria. Anche se il legame tra le due è indissolubile, si tratta di entità estremamente differenti l'una dall'altra: mentre Ethereum vive di "vita propria", gli ETH non avrebbero ragione di esistere – né potrebbero farlo – senza l'omonima infrastruttura tecnologica.
Quando si parla di Ethereum ci si riferisce a una piattaforma open source, pubblica, basata sulla blockchain, decentralizzata e distribuita sulla quale è possibile far girare applicativi di ogni tipo sfruttando smart contracts. Ethereum, in particolare, nasce dalla volontà di Vitalik Buterin di provare a "democraticizzare" Internet, proponendo un'alternativa all'architettura client-server utilizzata sino a oggi. In particolare, l'idea di Buterin è quella di creare un computer mondiale che rimpiazzi server, cloud e CDN con una rete di nodi gestiti da volontari e distribuiti in tutto il globo.
Nei piani dello sviluppatore e ricercatore russo, la sua creatura dovrebbe quindi consentire lo scambio di cripto valute, contenuti, proprietà, azioni e qualunque altro oggetto di valore grazie agli smart contracts. Ciò è reso possibile dalla versatilità della blockchain Ethereum: una vera e propria piattaforma sulla quale far girare qualunque tipologia di codice o software le venga dato "in pasto". Questo dà modo agli sviluppatori di realizzare ogni applicativo che vogliono e di farlo girare sfruttando le risorse messe a disposizione dal network. Volendo fare un parallelo, i Bitcoin sono solo un particolare applicativo (nello specifico, una moneta virtuale basata sul peer-to-peer) che potrebbe essere realizzato su una blockchain "generica" come quella di Ethereum.
Gli Ethereum, o ETH per comodità e per distinguerli dalla piattaforma che abbiamo appena descritto, sono invece una criptovaluta realizzata sfruttando la rete di nodi su cui si regge la blockchain ideata da Vitalik Buterin. Non solo: gli ETH sono anche la "moneta di scambio" che gli sviluppatori possono utilizzare per acquistare dati o servizi sulla blockchain Ethereum. Se, ad esempio, un programmatore volesse sfruttare le risorse informatiche di una parte della rete Ethereum, dovrebbero acquistarle pagando in ETH. Anche grazie a questo scambio, il valore degli ETH cresce con ritmi piuttosto sostenuti.
Come già viso per Bitcoin, per procurarsi Ethereum si possono seguire diverse strade. La più naturale è quella di creare ETH con il mining: sfruttando le risorse informatiche di CPU e GPU si risolvono calcoli crittografici che permettono di "estrarre" cripto valute e guadagnare su Internet. In alternativa, se non si hanno a disposizione computer sufficientemente potenti, si può decidere di investire del denaro e comprare ETH da uno dei tanti exchange che li offrono.
8 gennaio 2018