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La storia dei robot

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Tremila anni portati bene. Potrebbe anche non sembrare, ma i robot hanno una lunga tradizione alle loro spalle, che affonda le sue radici nella Cina del primo millennio avanti Cristo

Storia dei robot Stokkete/Shutterstock

I recenti sviluppi nel campo della robotica e nel campo dell'intelligenza artificiale portano la gran parte delle persone a credere che i robot siano nati ed evolutisi a cavallo tra la seconda e la terza rivoluzione industriale e, di conseguenza, qualcosa inventato ai nostri giorni o giù di lì. Pur essendo parzialmente vero - la parola robot viene coniata a metà degli anni '20 da un romanziere ceco - i primi automi meccanici vengono descritti, progettati e realizzati migliaia di anni fa: i cinesi furono i primi in questo campo, seguiti diversi secoli dopo dagli antichi greci. Certamente non avevano nulla a che vedere con gli ultimi ritrovati della tecnologia - vedi, ad esempio, l'automa Kirobo e il robot Atlas - ma dimostrano comunque l'alto livello ingegneristico raggiunto dalle due civiltà.

La preistoria della robotica

robot antico

Teo Tarras/Shutterstock

Si parla per la prima volta di automa in un testo cinese del terzo secolo avanti Cristo. Nel suo Lei Zei si racconta dell'incontro - avvenuto nel X secolo a.C. - tra il re Mu del Regno di Zhou e dell'ingegnere meccanico Yan Shin. Quest'ultimo, orgoglioso del proprio lavoro, presentò al re un robot dalla forma e dall'altezza umana. Il re rimase sgomento e spaventato allo stesso tempo nel vedere questo androide cantare e muoversi a tempo di fronte ai propri occhi. Solo quando venne disassemblato, il re poté verificare la perizia con la quale Yan Shin (chiamato l'artificiere dai suoi contemporanei) aveva costruito l'automa: realizzato interamente con legno, pelle, colla e lacca, aveva al suo interno parti meccaniche che replicavano il funzionamento di tutti gli organi interni.

Altre tracce di automi e umanoidi artificiali si trovano nelle varie leggende della mitologia greca. Il dio Vulcano, ad esempio, aveva forgiato per sé una nutrita schiera di servitori e compagni meccanici, mentre per il re Minosse aveva creato il gigante di bronzo - meccanico e alato - Talos, il cui ruolo era difendere l'isola di Creta da invasori e stranieri.

Anche nella preistoria si trovano tracce di quelli che possono essere considerati come i primi robot della storia

Nel 4 secolo avanti Cristo, il matematico e filosofo Archita di Taranto progettò un uccello meccanico chiamato raffigurante un piccione. Questo automa, che si dice dovesse essere mosso dalla forza del vapore - oltre 20 secoli prima della rivoluzione industriale - poteva volare e cinguettare, ma non si sa se Archita riuscì mai a realizzarlo. In quello stesso periodo si diffuse la consuetudine di realizzare grandi orologi meccanici e clessidre ad acqua. Una delle clessidre più famose è quella realizzata dal matematico e fisico egiziano Ctesibio d'Alessandria: il suo orologio ad acqua fu, per lunghi secoli, il miglior strumento (e soprattutto il più preciso) di misurazione del tempo mai realizzato.

Erone d'Alessandria, famoso matematico, ingegnere e inventore greco del I secolo avanti Cristo, progettò e, sembra, realizzò diversi robot, alcuni dei quali in grado anche di parlare. Tra i suoi testi più famosi troviamo, non a caso, uno titolato Automa.

Il tema della robotica, insomma, era particolarmente caro e sentito negli ambienti dell'antica Grecia e della Magna Gregia, tanto che Aristotele arrivò ad interessarsene. Nella sua Politica, lo stagirita parla dei robot come la soluzione definitiva alla schiavitù umana: utilizzando automi per i lavori più degradanti e pesanti, tutti gli uomini potevano essere liberati dal fardello della schiavitù.

I robot nel Medioevo

Robot medioevo

Andrey_Kuzmin/Shutterstock

Per trovare la robotica nuovamente al centro delle attenzioni degli ingegneri, degli inventori e dei matematici di tutto il mondo si dovrà attendere l'anno 1000. A cavallo tra il primo e il secondo millennio, l'inventore cinese Su Song realizzò un orologio meccanico alto oltre 10 metri che, grazie ad una complessa serie di ingranaggi, era in grado di segnare l'orario e muovere dei manichini.

Nel corso del tempo l'idea di robot si è diffusa in tutte le culture, con diverse interpretazioni del termine

Circa due secoli più tardi, l'ingegnere e inventore musulmano Al-Jazari progettò e realizzò un gran numero di dispositivi meccanici e robot, tra i quali utensili da cucina, strumentu musicali automatici e il primo robot umanoide programmabile. La sua invenzione più mirabile, però, fu una barca con quattro musici robotici in grado di suonare strumenti a percussione e strumenti a fiato.

Papa Silvestro II ebbe il merito di introdurre la robotica e la meccanica all'interno del mondo Cristiano del tardomedioevale. Si narra che sotto il suo papato, Alberto Magno (uno dei più importanti filosofi e teologi cristiani dei primi secoli del secondo millenni) realizzò un automa in grado di rispondere a quesiti e domande a mo' di oracolo. L'estrema precisione delle risposte date dall'automa fecero letteralmente perdere le staffe al filosofo e teologo Tommaso d'Aquino, allievo di Alberto. Il Dottor Angelicus, indispettito dall'ennesima risposta esatta, distrusse l'oracolo a colpi di martello.

Sul finire del XIII secolo i robot approdarono anche alla corte dei re di Francia. Moltissimi cortigiani, infatti, iniziarono a far progettare e realizzare giardini costellati di automi, sia umanoidi che con forme animalesche. Tra i più celebri ricordiamo quello commissionato da Roberto II conte di Artois.

I robot dal Rinascimento al XX secolo

robot rinascimento

Andrey_Kuzmin/Shutterstock

Alcuni taccuini di Leonardo da Vinci, ritrovati nel 1950 ma risalenti al 1495, contengono progetti piuttosto dettagliati di cavalieri meccanici in grado di alzarsi e sedere, di muovere le braccia e la testa e di aprire la bocca. Vista l'accuratezza dei progetti e dei meccanismi che permettevano i movimenti di questi robot, è probabile che vennero realizzati a partire dagli studi anatomici condotti dal genio fiorentino e contenuti nei volumi dell'Uomo Vitruviano. Ancora oggi non si sa se questi progetti vennero mai tradotti nella pratica.

Risalgono al 1533, invece, gli automi di Regiomontano (pseudonimo di Johannes Müller da Königsberg): il matematico e astronomo tedesco realizzò una mosca e un'aquila in ferro, entrambe in grado di volare.

Col passare del tempo, i robot sono entrati di diritto anche nella letteratura, con tanti autori che hanno iniziato a parlare di queste figure anche nei loro libri

Il matematico e filosofo Francese Blaise Pascal, invece, fu l'inventore del primo calcolatore meccanico della storia: in grado di compiere sommare o sottrarre due numeri, rappresentò la base di partenza per lo sviluppo delle macchine da calcolo meccaniche ed elettroniche.

Il francese Jacques de Vaucanson fu, invece, il maggior rappresentante della robotica del XVIII secolo. I suoi lavori divennero famosi in tutto il mondi: la sua anatra non solo era in grado di muovere le ali, starnazzare e spostarsi, ma era addirittura in grado di digerire il grano che ingeriva. Tutti i suoi automi erano basati su meccanismi molto complessi: le sole ali erano composte da oltre 400 pezzi.

Attorno alla fine del secolo, invece, fu attivo in Giappone Hisashige Tanaka (detto l'Edison giapponese) in grado di realizzare robot e giocattoli automatizzati. Le sue creature erano in grado di servire il te, di scoccare frecce e scrivere un kanji giapponese.

Nel 1781, con l'introduzione delle prime macchine e dei primi telai da tessitura mossi a vapore, ebbe inizio la Rivoluzione Industriale. La sempre maggior richiesta di macchinari di questo tipo diede un grosso impulso allo sviluppo della meccanica e della robotica: i robot e gli automi divengono sempre più raffinati e potenti e, soprattutto, più facili da realizzare.

Attorno a questo periodo la romanziera Mary Shelley scrive il romanzo Frankestein.

I robot dal 1920 al 1950

robot nel 900

Besjunior/Shutterstock

 È questo, con tutta probabilità, il periodo più importante per lo sviluppo della robotica moderna. In questo trentennio, ad esempio, venne coniata la parola robot. Era il 1921 e il drammaturgo cecoslovacco Karel Capek dava alle stampe la sua opera R.U.R. (Rossum's Universal Robot), dove robot stava più o meno per servitù. Nel 1927 i robot fanno la loro apparizione nelle pellicole cinematografiche: tra i protagonisti del film Metropolis del regista tedesco Fritz Lang troviamo un androide donna chiamato Maschinenmensch (l'uomo-macchina). Tra il 1937 e il 1938 Wstinghouse creò ELEKTRO, un robot umanoide in grado di camminare, parlare e fumare. A inizio anni '40 lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov utilizzò per la prima volta la parola robotica e formulò le sue famose Tre leggi sulla Robotica. Nel 1948 Robert Weiner formulò le Leggi della cibernetica.

I robot dal 1950 al 1970

robot

Vasilyev Alexandr/Shutterstock

Nel 1954 George Devol progettò il primo robot realmente programmabile: lo Unimate (per Universal Automation). Qualche anno più tardi questo robot venne adottato nella catena di montaggio della General Motors e divenne, così, il primo robot industriale ad entrare in funzione.

Tra il 1968 e il 1969 si assistette ad una vera e propria corsa al robot. In successione vennero progettati e realizzati il primo robot camminante controllato al computer (in grado di percorrere sino a 4 miglia ogni ora), il primo robot dotato di un sistema visivo (e controllato da un computer grande quanto una stanza), il primo braccio robotico mosso da energia elettrica e il primo robot bipede progettato dal giapponese Ichiro Kato.

I robot dal 1970 al 1990

Robot Ancient

Vasilyev Alexandr/Shutterstock

Gli anni '70 si aprono con la creazione di un robot dotato di sei gambe da parte dell'Accademia russa delle Scienze. Qualche anno dopo lo giapponese Ichiro Kato presenta Wabot I, primo robot antropomorfa completo della storia della robotica moderna.

Nel 1975 Victor Schenman progetta e realizza PUMA (Programmable Universal Manipulation Arm) successivamente ampiamente utilizzato in ambito industriale.

Nel 1979 il "solito" Ichiro Kato presenta WL-9DR, primo robot in grado di muoversi in maniera quasi-dinamica: muovendo un passo ogni 10 secondi era, in quel momento, l'automa più veloce al mondo.

Dieci anni più tardi la Kato Coporation presentò il modello WL12RIII, primo robot in grado di camminare su terreni accidentati grazie alla stabilizzazione del tronco: era in grado di muovere un passo ogni 0,69 secondi.

I robot dal 1990 al 2000

Robot industria

IM Imagery/Shutterstock

Tra il 1993 e il 1996 si assistette al rilascio di tre importantissimi step evolutivi nel campo della robotica e della cibernetica. Nel 1993 la Carniege Mellon University spedì Dante, robot dotato di 8 gambe, in un viaggio infernale sul Monte Erebus, nell'Antartide. La sua missione - raccogliere e catalogare gas magmatici - fallì a causa della rottura di un cavo di fibra ottica.

Tre anni più tardi il Massachusetts Institute of Technology realizzò il RoboTuna, un automa a forma di pesce utilizzato per studiare la fluidodinamica di alcune specie ittiche.

Sempre nel 1996 la Nasa spedì su Marte il Pathfinder, un rover robotizzato il cui compito era studiare l'atmosfera e la composizione del suolo marziano.

Nel 1997 Honda rilasciò il robot umanoide P3, ultimo passo di avvicinamento ad ASIMO. Quest'ultimo venne presentato nel 2000 e rappresentava, a quel tempo, lo stato dell'arte nel campo della robotica.

In grado di camminare e correre, ASIMO era dotato di un sistema di riconoscimento facciale e poteva parlare e interagire con gli umani.

I robot dal 2000 ad oggi

Mars-rover

Triff/Shutterstock

Nel 2001 il Canadarm2 venne spedito nello spazio, destinazione Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Più intelligente, lungo e maneggevole rispetto ai suoi predecessori, questo braccio meccanico è tutt'ora in uso sulla ISS.

L'anno successivo iRobot lancia sul mercato Roomba, prima generazione di aspirapolvere robotiche. Nel 2003 la NASA tornò a lanciare due rover robotici su Marte: Spirit e Opportunity toccarono il suolo marziano negli ultimi giorni del gennaio 2003. Nonostante la loro missione dovesse durare pochi mesi, Opportunity era ancora in attivtà a metà 2017.

Nel 2004 la Cornell University svelò il primo robot in grado di auto-replicarsi e trasformarsi autonomamente.

Nei primi anni 2000 i robot entrano a far parte nella vita delle persone,  con automobili a guida autonoma e i primi dispositivi per l'esplorazione spaziale

A metà del primo decennio del nuovo millennio fanno la loro comparsa le prime automobili a guida autonoma. Se fino a quel momento potevano sembrare degli oggetti futuristici appena usciti da un film di fantascienza, ora alcune automobili - vedi Tesla - utilizzano dei sistemi di guida automatica (una sorta di autopilota) che si attivano in caso di pericolo o incidente imminente), mentre produttori di automobili e altre società (come Waymo di Google) sono concentrate sullo sviluppo di mezzi senza volante.

Nel 2012 la NASA invia sulla Stazione Spaziale Internazionale Robonaut2. Pensato e realizzato per fornire assistenza agli astronauti in orbita, oggi è ancora in fase di testing e serve per verificare il comportamento di robot di questo genere nello spazio.

Presente e futuro della robotica

robot-ai

DIA TV/Shutterstock

Complice la ricerca nel settore aerospaziale e la ricerca militare, il mondo dei robot è stato in grado di evolvere in maniera notevole nel corso di pochi anni. A cavallo tra primo e secondo decennio di questo secolo, infatti, diversi centri di ricerca e sviluppo hanno presentato nuovi modelli di robot sempre più simili - nei loro movimenti - a uomini e animali.

È il caso, ad esempio, di Handle, automa progettato e realizzato dalla statunitense Boston Dynamics (società di proprietà di Google) che, nei primi mesi del 2017 ha dato dimostrazione di alcune delle sue capacità e abilità "fisiche". Nonostante la mole, infatti, Handle è in grado di correre a una velocità discreta, di adattarsi ai terreni più vari e scoscesi e di evitare ostacoli con balzi di oltre un metro. E pensare che si tratta solamente di un prototipo in piena fase di sviluppo.

Sempre ad opera della Boston Dynamics, vale la pena parlare anche di Spot, il cane robot da utilizzare negli ambienti di lavoro pericolosi come cantieri e industrie pesanti. Il dispositivo è in grado di svolgere diversi compiti, dall’analisi di produzione, fino ad arrivare al monitoraggio dei processi e, addirittura, rilevare la presenza di eventuali pericoli e inviare notifiche in tempo reale affinché si evitino danni a persone e cose.

Altro settore in fortissima crescita è quello della medicina applicata alla robotica, con lo sviluppo di protesi e supporti hi-tech che possono aiutare le persone con disabilità o con problemi fisici e motori a vivere una vita normale.

Lo sviluppo dei primi esoscheletri comandati dall’uomo tramite un joystick è una ricerca piuttosto promettente, ci sono ancora problemi da risolvere legati al costo e all’autonomia (che ormai supera addirittura le 4 ore) ma gli studi sono a buon punto.

Il futuro della robotica sono certamente i robot umanoidi che, grazie anche all'intelligenza artificiale rappresentano la naturale evoluzione del settore

Poi, non si possono non citare i robot umanoidi che stanno diventando sempre più comuni, seppur ancora limitati a poche funzioni piuttosto standard.

Al momento gli sviluppatori stanno lavorando su due fronti: sulla fluidità dei movimenti e delle azioni, in modo da rendere questi automi adatti a svolgere i compiti più disparati. E naturalmente sull’autonomia nello svolgere le azioni per cui sono programmati.

E in questo senso gioca un ruolo cruciale l’intelligenza artificiale che, già da qualche tempo, sta entrando in contatto col settore della robotica, nel tentativo di creare un robot senziente e in grado di svolgere un gran numero di compiti in totale autonomia.

Partendo dalle situazioni più comuni, sono ormai più che diffusi i robot domestici con a bordo una forma “semplificata” di intelligenza artificiale, un connubio di tecnologie che rende questi prodotti per la casa molto più autonomi ed efficienti.

Pochi mesi fa, invece, alcuni ricercatori hanno dotato ChatGPT di un corpo, portando per la prima volta l’AI a bordo di un robot e aprendo a nuovi utilizzi per entrambe le tecnologie. Utilizzi che già oggi potrebbero avere risvolti molto importanti in situazioni diverse, dai lavori pesanti e fino a coinvolgere anche l’assistenza domiciliare a persone anziane e non autosufficienti.

Probabilmente è questo il vero punto di svolta del settore che potrebbe consentire ai robot di lavorare ancor di più a stretto contatto con l’uomo e non solo “al servizio” dell’uomo ma proprio insieme ad esso, rappresentando anche un sistema per alleviare tutte le problematiche legate alla solitudine, dovuta magari alla malattia o all’età avanzata. 

Integrare ChatGPT nei robot potrebbe rappresentare anche un grande alleato per l’assistenza di persone con disabilità o persone con disturbi del linguaggio, che riuscirebbero a comunicare col robot (e tramite i robot) riuscendo anzitutto ad esprimersi e poi a trovare qualcuno (o qualcosa) che possa aiutarli e seguirli 24 ore su 24.

Al momento, dunque, l’arrivo dell’intelligenza artificiale è il prossimo passo della robotica, il gradino per la creazione di un sistema davvero rivoluzionario che potrebbe cambiare radicalmente la vita delle persone.

I dubbi sono molti e altrettanti gli ostacoli da superare, ma i progetti in corso fanno già ben sperare e, in un futuro non troppo lontano, avere il proprio robot da compagnia potrebbe non essere più solo un’ipotesi fantascientifica.

A cura di Cultur-e
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