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La biografia di Guy Kawasaki

Persona dalle mille passioni e dalle grandi capacità, è riuscito nell'impresa di avere successo in (quasi) tutto ciò che ha tentato. Dall'imprenditoria all'hi-tech, passando per la scrittura

Guy Kawasaki

Una lunga lista di interessi che spazia dalla psicologia alla scrittura, dalla programmazione informatica all'alta tecnologia, fino ad arrivare alla gestione d'impresa. E l'incredibile capacità di eccellere in tutto ciò che fa. Nonostante qualche piccolo “incidente di percorso” nella fase iniziale della sua carriera, Guy Kawasaki è sempre riuscito a portare a compimento ogni singola impresa in cui si è imbarcato. Un po' come il padre, figura istrionica che ha svolto i lavori di pompiere, agente immobiliare, Senatore dello Stato e Ufficiale governativo.

 

Guy Kawasaki

 

Gli anni dello studio

Guy Kawasaki nasce a Honolulu (Hawaii, Stati Uniti) il 30 agosto 1954, dove trascorre la sua infanzia e la sua adolescenza. Dopo le scuole dell'obbligo si iscrive alla Iolani School, tra le più famose e celebri High school dell'arcipelago hawaiano (anche se non la più famosa dato che, ammette lo stesso Kawasaki, non è stata frequentata da nessun futuro Presidente degli Stati Uniti d'America). Si diploma nel 1972 e, come molti altri suoi coetanei, si trasferisce “sul continente” per seguire i corsi universitari. Si iscrive a Stanford, dove ottiene il Bachelor of arts (equivalente alla nostra laurea triennale in materie umanistiche) in psicologia nel 1976 (una scelta, come ammette lo stesso Kawasaki, di convenienza: si trattava della disciplina più semplice in cui potesse ottenere la laurea). Successivamente si iscrive alla Facoltà di Legge della U.C. Davis (University of California – Davis), ma non dura molto: dopo un paio di giorni Guy Kawasaki si rende conto che la giurisprudenza non è esattamente il suo campo e una settimana dopo l'inizio dei corsi abbandona l'università. Vira le sue attenzioni sulla gestione d'impresa, iscrivendosi al programma MBA (Master in business administration, “master in amministrazione d'impresa”) della UCLA (University of California – Los Angeles), dove si laurea nel 1977.

 

Guy Kawasaki

 

I primi passi nel mondo del lavoro

Mentre studia per il MBA, Guy Kawasaki trova il suo primo lavoro: inizia come “contatore” di diamanti all'interno della gioielleria Nova Stylings. Qui, oltre a contare diamanti, Guy Kawasaki apprende l'arte della contrattazione e della vendita: “insegnamenti che mi tornarono utili nel resto della mia carriera”, ammetterà lo stesso Kawasaki in futuro. Successivamente lo studente in amministrazione d'impresa trova lavoro all'interno della EduWare Services, software house attiva nel campo dei programmi educativi e scolastici. Anche in questo caso, l'esperienza lavorativa non dura molto: la EduWare è acquistata da Peachtree Software e, piuttosto che trasferirsi ad Atlanta, Guy Kawasaki preferisce restare senza lavoro.

L'approdo ad Apple

Il giovane hawaiano non resta disoccupato a lungo: nel 1983 Mike Boich, suo compagno di stanza a Stanford, gli offre un lavoro in Apple. La società di Steve Jobs stava per lanciare sul mercato il suo primo Macintosh e aveva bisogno di persone in gamba e preparate che potessero “evangelizzare” il resto del mondo (tecnologico e non) sull'utilità del nuovo sistema informatico. Guy Kawasaki divenne così Chief Evangelist per Apple, ruolo ricoperto per circa quattro anni. Nel 1987, infatti, Guy decide di cambiare nuovamente aria: viene chiamato a dirigere ACIUS, software house specializzate nello sviluppo e produzione di un programma Apple per la gestione di database.

Conferenziere

La stabilità lavorativa, però, non è uno dei valori principali per Guy Kawasaki che, nel 1989, decide di dare una nuova, ennesima, svolta alla sua carriera professionale. Abbandona la guida di ACIUS (nel frattempo, il software prodotto dalla casa sviluppatrice era diventato tra i più utilizzati gestori di database dagli utenti Apple) per dedicarsi alla carriera di conferenziere e articolista.

 

Guy Kawasaki

 

Tra il 1989 e il 1995 girovaga negli Stati Uniti (e non solo) parlando di impresa e tecnologia e scrivendo articoli per alcuni dei quotidiani e delle riviste più importanti (tra queste Macuser, MacWorld e Forbes). Lo stesso Guy Kawasaki li definisce gli “anni della meraviglia”, perché lui stesso resta meravigliato del fatto che abbia meritato di vivere giorni così fantastici.

Il ritorno in Apple e la fondazione di Garage.com

Nel 1995 è richiamato alla “casa base”. Torna in Apple, invischiata in uno dei peggiori periodi di crisi della sua storia, dove è chiamato a rinverdire e ringiovanire il marchio Macintosh e farlo tornare in voga tra i giovani. Un compito, se vogliamo, preparatorio al lancio della nuova linea di computer della mela morsicata avvenuto ad opera di Steve jobs a cavallo tra la fine del XX secolo e l'inizio del XXI. Passano appena un paio di anni e Kawasaki cambia nuovamente: nel 1998 fonda la Garage.com, servizio per il matching tra startup e investitori pronti a scommettere ingenti capitali su nuove realtà del mondo hi-tech.

 

Guy Kawasaki

 

Dalla sua fondazione, la società di venture capital è passata attraverso diversi stage evolutivi. Nella sua versione 2.0 ha vestito gli abiti della banca d'investimenti, strumento necessario alle startup per trovare investitori pronti a immettere capitali freschi all'interno del progetto. Nella versione 3.0 Garage.com si è trasformata in una vera e propria società di venture capital, che investe in prima persona nei progetti e nelle startup ritenute più meritevoli.

Nuova evangelizzazione

Negli ultimi anni Guy Kawasaki è tornato al vecchio “amore” per l'evangelizzazione. Nel 2013 è chiamato da Google a supporto del CEO di Motorola nel tentativo di risollevare le sorti della casa statunitense nella sfida ad Apple e Samsung per la supremazia nel campo dei dispositivi mobili. L'esperienza, come al solito, non dura molto: già nel 2014 Guy Kawasaki abbandona il suo ruolo di special advisor Motorola per diventare Chief Evangelis a Canva, software house sviluppatrice di un applicativo web nato per “democratizzare” il design e renderlo accessibile a tutti.

A cura di Cultur-e
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