
Sono i cosiddetti nativi digitali i più avventati in fatto di sicurezza: non chiudono gli account che sono stati violati, condividono password e non le scelgono efficaci. A rivelarlo un rapporto Norton Cybersecurity Insights su un campione di 17mila consumatori di tutto il mondo.
Il 32% dei Millennial italiani è stato colpito da criminali informatici rispetto al 15% della generazione nata negli anni '50 e '60. Questi ultimi online sono più cauti: ad esempio condividono meno facilmente password (il 13% contro il 19% della generazione Y) e scelgono parole chiave più sicure (47% contro 37%). Un quarto degli appartenenti alla generazione Y ammette di aver abbandonato un account anziché chiuderlo in seguito a una violazione dei dati. Tuttavia i migliori a curare le impostazioni privacy sui vari dispositivi sono invece i Millennial. I genitori italiani sono risultati particolarmente prudenti rispetto a quelli di altri Paesi. Il 92% si preoccupa della sicurezza online dei propri figli e tre su quattro hanno dichiarato di aver preso precauzioni per proteggerli. Le misure più utilizzate sono state le limitazioni all'accesso ad alcuni siti web (53%) e alle informazioni che postano su di loro sui propri social (51%), insieme a quelle che i loro figli possono condividere con le cerchie di amici online (47%).
Nell'ultimo anno quasi un italiano su due ha vissuto episodi di cybercrime in prima persona: il 45% contro il 40% della media europea e il 46% nel mondo. La maggior parte, 1 su 6, è stato oggetto di attacchi di tipo ransomware. Il 12% ha dichiarato di aver subito un furto d'identità e il 13% la perdita di informazioni finanziarie dopo acquisti online. Nel nostro Paese le situazioni che più spesso hanno minato la sicurezza dei consumatori riguardano la compromissione della password degli account (17%), gli accessi non autorizzati alle caselle di posta elettronica (14%), i furti di dispositivi mobili (13%).
1 dicembre 2015