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Cos'è il Super hi-vision

Sviluppato parallelamente, o quasi, allo standard 4K, questo nuovo formato rende impossibile distinguere a occhio nudo tra due pixel

Un prototipo di televisore 8K visto in Brasile nel corso dei Mondiali di calcio di questa estate

In molti, sotto l'albero di Natale, sogneranno di trovare un televisore 4K (o UHD, Ultra high definition, che dir si voglia), ultimo ritrovato tecnologico in fatto di sistemi audio-video casalinghi. Certo, si tratta di un regalo piuttosto costoso, ma con i contenuti (film e serie TV in prima linea) in ultra alta definizione in arrivo per il prossimo anno, l'acquisto del dispositivo potrebbe essere un'ipotesi tutt'altro che peregrina.

Bisogna, però, pensarci bene e valutare tutti i pro e i contro: i televisori 4K, infatti, sembrano essere vittima di un attacco congiunto da più fronti. Da un lato i prezzi dei televisori led ad alta definizione sono letteralmente crollati, dall'altro, invece, nuove tecnologie fanno capolino all'orizzonte e potrebbero mettere a rischio la portata innovativa della tecnologia UHD. Già nell'agosto 2012, infatti, l'International Telecommunication Union (“Unione internazionale delle telecomunicazioni” in italiano) ha approvato un nuovo standard, capace di portare la risoluzioni a livelli mai visti sino ad oggi. Si tratta dello standard Super hi-vision (detto anche 8K) e porterà sullo schermo immagini composte da circa 32 milioni di pixel.

 

 

La guerra dei pixel

Il settore dell'audiovisivo, insomma, sembra essere animato da una vera e propria guerra a colpi di pixel. Se qualcuno era rimasto già impressionato dagli oltre 2 milioni di pixel che compongono il display di un televisore in alta definizione (risoluzione 1920x1080) e lasciato senza parole dagli otto milioni di pixel del display 4K (risoluzione 3820x2160), dovranno fare attenzione di fronte agli oltre trentadue milioni di pixel che compongono lo schermo del televisore 8K (risoluzione 7680x4320).

 

Comparazione tra i vari formati televisivi

 

Cos'è il Super hi-vision

La risoluzione 8K, alla base della tecnologia Super hi-vision, rappresenta lo stato dell'arte nel settore della televisione e della cinematografia digitale. Per molti potrebbe rappresentare l'erede del formato 4K nella realizzazione di pannelli led per televisori e altri dispositivi per la riproduzione di contenuti multimediali (per altri, come vedremo, no). Il nome 8K deriva dal numero di linee verticali che comporrebbero uno schermo Super hi-vision: il display sarebbe composto da circa 8mila colonne di pixel.

Ciò permette di realizzare pannelli nei quali l'occhio umano ha difficoltà a distinguere i vari pixel. Per uno schermo con diagonale da 52”, ad esempio, ci si dovrebbe posizionare a 50 centimetri circa per poter iniziare a distinguere tra pixel e l'altro; in caso di schermo con diagonale da 92 pollici, invece, la distanza aumenta a poco più di 90 centimetri.

 

Una telecamera 8K

 

Il salto

A pagare il prezzo maggiore in questa corsa agli armamenti (televisivi) potrebbe proprio essere lo standard 4K. Secondo Keiichi Kubota, ingegnere giapponese a capo del dipartimento di ricerca e sviluppo della NHK (televisione di stato giapponese), i progressi che si sono registrati nel campo del Super hi-vision sono avvenuti in un lasso di tempo relativamente breve che il passaggio dal Full HD al 4K potrebbe risultare inutile. Sia da un punto di vista tecnologico, sia da un punto di vista economico e commerciale, le emittenti televisive – così come i produttori di televisori – potrebbero essere maggiormente attratti dalla prospettiva del passaggio diretto all'8K.

Secondo Keiichi Kubota, infatti, la tecnologia 8K potrebbe essere commercializzata già a partire dal 2020, se non prima. Ciò vorrebbe dire che tra la tecnologia 4K e lo step evolutivo successivo passerebbero cinque anni o anche meno. Un lasso di tempo troppo breve per permettere alle case produttrici di televisori (e di fotocamere, di videocamere e tutti gli accessori per la produzione e riproduzione di materiale multimediale) e alle emittenti televisive (oltre che alle case produttrici) di rientrare degli investimenti economici necessari al passaggio tecnologico. Da qui la decisione dell'emittente giapponese di saltare a piè pari il passaggio al 4K, prediligendo di conseguenza il formato successivo.

Galeotto fu il codec

 

The Chorus, tra i primi filmati prodotti in 8K

 

A favorire lo sviluppo e l'avanzata del Super hi-vision potrebbe essere anche il codec H.265 o HEVC (High efficiency video coding, “codifica video ad alta efficienza” in italiano) che di si voglia. L'ultima evoluzione nel campo della codifica e della decodifica dei contenuti multimediali, nato appositamente per permettere lo streaming online di contenuti 4K, potrebbe invece dare un'ulteriore spintarella in avanti al formato 8K. Sempre secondo il capo del dipartimento “Ricerca e sviluppo” della NHK, il codec H.265 sarebbe in grado di offrire una compressione adeguata (sia in termini qualitativi, sia in termini quantitativi) per la trasmissione sulla Rete di contenuti 8K. Insomma, un vero e proprio colpo da KO per il 4K. O no?

A cura di Cultur-e
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