
Nel corso degli ultimi anni Profusa Inc. ha progettato e creato dei piccoli biosensori che, una volta iniettati sottopelle, provvedono ad informare l'utente sul suo stato di salute tramite il suo smartphone.
Questa tecnologia è stata recentemente approvata per la vendita in Europa, e gli USA seguiranno a breve.
Ogni sensore è più piccolo di un chicco di riso, ha una struttura simile ad un'impalcatura ed è fatto con un idrogel basato su un polimero comunemente usato per le lenti a contatto morbide. Questo polimero è ornato con molecole di colorante.
Grazie alla loro piccola dimensione, all'alta flessibilità e al fatto che non hanno alcuna superficie piana innaturale, i sensori non vengono riconosciuti dal sistema immunitario come elementi estranei. Di conseguenza, non vengono ricoperti di cellule infiammatorie o tessuti cicatriziali, che li isolerebbero e impedirebbero loro di rilevare i cambiamenti chimici nel corpo. Invece così cellule e capillari crescono nell'impalcatura dei sensori, incorporandoli nei tessuti circostanti.
Pertanto i sensori rimangono attivi per un periodo che va da mesi ad anni; infatti, i primi sensori impiantati in tester umani sono ancora funzionanti dopo più di quattro anni.
Per "leggerli", gli utenti possono utilizzare un rilevatore portatile o una patch elettronica adesiva, che manda dei raggi simili agli infrarossi attraverso la pelle. Questo fa sì che le molecole di colorante dei sensori diventino fluorescenti.
Il grado di fluorescenza poi è determinato dalle relative concentrazioni di alcune sostanze biochimiche all'interno del corpo: diversi tipi di molecole di colorante reagiscono a diverse sostanze chimiche come ossigeno, anidride carbonica, glucosio o lattato ematico.
Il rilevatore / patch misura la quantità di fluorescenza emessa dal sensore e trasmette i dati tramite wireless a un'app presente sullo smartphone dell'utente. L'app in questione analizza i dati, confronta le concentrazioni chimiche presenti con quelle che dovrebbero essere di base della persona, di conseguenza avvisa l'utente se le condizioni di salute sono allarmanti.
In Europa i sensori sono già utilizzati per monitorare i livelli di ossigeno nei tessuti dei pazienti trattati per le malattie delle arterie periferiche, che possono portare ad amputazione se non controllate. Questa tecnologia è stata testata anche durante una sperimentazione clinica presso l'Università della California, a San Francisco, per monitorare i livelli di ossigeno nei pazienti con ferite croniche ai piedi.
I sensori possono inoltre essere usati per monitorare i livelli di ossigeno intorno ai muscoli per valutare il livello di forma fisica delle persone e per aiutare gli atleti ad allenarsi in maniera più efficace. Potrebbero anche essere utilizzati dall'Esercito degli Stati Uniti, che ha mostrato un interesse nell'utilizzare la tecnologia per monitorare a distanza il benessere dei soldati e per aiutare nel processo di smistamento sui campi di battaglia.
Le ultime ricerche sui sensori Profusa sono state presentate proprio questo Lunedì, al 255° National Meeting & Exposition dell'American Chemical Society.
22 marzo 2018
Fonte: newatlas.com