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Comunicazione a distanza, sarà realtà?

BrainNet è una ricerca portata avanti dall'Università di Washington dall'italiano Andrea Stocco e ha l'obiettivo di collegare i cervelli delle persone per farli comunicare

brain net

Quante volte nei film di fantascienza hai visto due o più persone che comunicano tra loro tramite la telepatia? Quante volte queste comunicazioni avvenivano tramite speciali elmetti, che captavano l'attività cerebrale? Se sei un appassionato di film di guerra, invece, in questo momento starai di sicuro pensando a Firefox - Volpe di fuoco (1982) e a Clint Eastwood che pilota un aereo caccia con la vista e con il pensiero, tramite i sensori installati nel casco.

Dalla fantascienza alla realtà: qualcosa di molto simile sta già succedendo e si chiama "BrainNet". Già dal 2015, infatti, un team dell'Università di Washington, guidato dall'italiano Andrea Stocco, sta lavorando per connettere i cervelli di più persone. L'ultimo risultato ottenuto è la comunicazione a distanza tra tre cervelli.

Come funziona BrainNet

Alla base di BrainNet ci sono due strumenti: l'elettroencefalogramma (EEG) e la stimolazione magnetica transcranica (TMS). Il primo è noto un po' a tutti: è lo strumento utilizzato già da decenni in medicina per registrare l'attività elettrica dell'encefalo. Il cervello, infatti, funziona per stimoli elettrochimici e le scariche elettriche generate possono essere rilevate e registrate. La stimolazione magnetica transcranica, invece, è una tecnologia più recente che consiste nello stimolare, con le onde elettromagnetiche, il tessuto del cervello per ottenere dei risultati ben precisi.

In medicina si usa per trattare l'emicrania, la depressione e altri disturbi del cervello come le allucinazioni e il morbo di Parkinson. La TMS, al di fuori della medicina, può essere usata per attivare volontariamente parti specifiche del cervello: stimolando la corteccia occipitale, ad esempio, l'occhio vede dei puntini luminosi che in realtà non esistono (anche se si trova al buio). I ricercatori guidati da Stocco, quindi, hanno usato l'elettroencefalogramma per "leggere" un cervello e la stimolazione magnetica transcranica per "scrivere" a un altro cervello. Cioè, in pratica, per farli comunicare a distanza.

L'esperimento riuscito

brain net

In tre stanze separate e senza comunicazione tra loro sono state fatte entrare tre persone. Due di loro erano collegate all'EEG per inviare segnali alla terza, sottoposta a TMS. L'esperimento consisteva nel giocare insieme una partita di Tetris durante la quale i primi due soggetti davano suggerimenti mentali al terzo. Quest'ultimo era l'unico a poter manovrare il gioco, ma non poteva vedere lo schermo. La sua decisione, quindi, veniva affidata ai "suggerimenti telepatici" forniti dagli altri due. La cosa ha funzionato: il terzo soggetto ha fatto la mossa giusta, quella suggerita dai suoi aiutanti a distanza.

Per inviare il suggerimento entrambe le persone avevano un solo modo: fissare una luce LED a scelta tra due possibili. La prima, con frequenza di 15 Hz, corrispondeva al suggerimento di ruotare il blocco del Tetris mentre la seconda, con una frequenza di 17 Hz, indicava di non ruotare il blocco. Un secondo round del gioco offriva poi un'ulteriore possibilità ai mittenti di valutare la decisione del ricevente e di inviare un feedback al cervello del ricevente. Il ricevente, così, poteva correggere un'eventuale decisione errata presa nel primo turno.

Comunicazione tra cervelli "non invasiva"

La particolarità dell'esperimento BrainNet è il fatto di essere non invasivo: i tre partecipanti non hanno subito alcun danno, né sono stati applicati sui loro cervelli elettrodi o altri strumenti elettronici. "Per quanto ne sappiamo - spiegano i ricercatori - è la prima interfaccia cervello-cervello diretta non invasiva multi-persona per la risoluzione collaborativa di problemi". L'accento posto sulla non invasività di questo esperimento non è casuale, perché altri team di ricerca e persino aziende private stanno portando avanti in questi anni esperimenti anche molto invasivi.

Un esempio recente è quello di Neuralink, società che fa capo a Elon Musk, che sta lavorando su un sistema di elettrodi impiantati nel cervello per captare gli stimoli nervosi e trasmetterli ad un computer, via radio o via USB. L'impianto degli elettrodi, promette Musk, è sicuro e indolore come la chirurgia laser oculare ma è chiaro che, tra farsi impiantare degli elettrodi nel cranio e sottoporsi ad un semplice EEG o ad una TMS la differenza è molta.

Dove si potrebbe arrivare

La domanda da porsi, a questo punto, è dove potrebbe arrivare la ricerca. Cioè fino a che punto è possibile spingersi nella comunicazione tra cervelli. La cosa che va notata, a riguardo, è che sia nell'esperimento BrainNet che nel progetto Neuralink la comunicazione tra cervelli è sempre mediata da un'apparecchiatura elettronica.

La risposta alla domanda, quindi, proverrà dall'avanzamento dei sistemi elettronici ed elettromedicali: più verranno affinate le tecnologie che permettono di analizzare in tempo reale l'attività del cervello, più sarà possibile usarle per mettere due o più cervelli in contatto tra loro. Se la tecnologia farà sufficienti passi in avanti, quindi, un giorno potremo riguardare quei vecchi film di fantascienza con altri occhi.

 

3 settembre 2019

A cura di Cultur-e
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