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Sculptify David, la stampante 3D a pellet

Niente più bobine. Con David di Sculptify la stampa 3D si converte al pellet. Ecco come funziona

Il kit completo di David

Nonostante la loro diffusione commerciale non sia ancora ampissima, nell'immaginario collettivo si hanno ben definite quali siano le caratteristiche chiave delle stampanti 3D. Uno su tutti: per stampare gli oggetti sono necessarie delle bobine di filamenti plastici che, una volta fusi tramite l'ugello, andranno a dare forma e colore al progetto. O così era, almeno fino ad oggi. Sculptify, una startup statunitense, ha recentemente lanciato una campagna sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter per finanziare David, stampante tridimensionale a pellet di materiale plastico.

 

 

David lo scultore

Il nome scelto dalla giovane società di Columbus, Ohio, è piuttosto evocativo: David, come la celebre statua di Donatello esposta al museo del Bargello di Firenze. Solo che, in questo caso, i ruoli si sono invertiti: David di Sculptify è lo “scultore”, capace di modellare i materiali e dare forma agli oggetti. E lo fa a modo tutto suo: utilizzando microgranuli di materiale plastico (pellet, per l'appunto), anziché le bobine filamentose cui siamo stati abituati sinora.

 

 

Ciò permette alla stampante 3D di Sculptify di utilizzare un processo di stampa tutto suo. Prima di tutto bisognerà mettere a scaldare l'ugello (per un tempo che varia dai 2 ai 4 minuti a seconda del materiale utilizzato), in modo che possa fondere con facilità i cilindretti del pellet preferito; una volta completata questa operazione si potrà caricare il progetto da realizzare utilizzando l'applicazione sviluppata dalla startup statunitense e caricare il serbatoio interno con il pellet del materiale e del colore che si desidera. A questo punto sarà sufficiente attendere che David dia forma alle nostre idee. Nel caso in cui si voglia cambiare materiale o colore in corso d'opera, sarà sufficiente arrestare il lavoro, svuotare il serbatoio, scaldare nuovamente l'ugello e ricaricare.

A differenza della gran parte delle stampanti concorrenti, a fare “il lavoro sporco” non sarà la testina e l'ugello, ma il piano di lavoro. Infatti, mentre i primi due elementi sono fissi, il piano di lavoro in alluminio è collegato al motorino elettrico che ne determinerà gli spostamenti. Grazie all'autocalibrazione e all'autolivellamento, le stampe saranno sempre ad altissima precisione.

Perché il pellet

A spiegare la scelta del pellet anziché dei filamenti plastici è la stessa società dell'Ohio. “L'utilizzo di pellet anziché di filamenti dà la possibilità di accedere a una grande varietà di materiali non adulterati, permettendo di risparmiare tempo e denaro”. E sono questi i due punti cardine del progetto messo su da Sculptify: l'utilizzo di pellet permette di variare materiale plastico e colore in corso d'opera semplicemente svuotando il serbatoio e riempiendolo del nuovo materiale.

 

I pellet di Sculptify

 

La possibilità di utilizzare materiali compositi e diversi (dal nylon al policarbonato, dall'ABS all'etilene vinil acetato, dall'acido polilattico alla termoplastica al poliuretano, sino ad arrivare a materiali compositi di legno) conferisce a David la capacità di realizzare oggetti morbidi e flessibili, oltre che colorati con diverse tonalità. Il pellet, inoltre, è nettamente più economico delle bobine filamentose: un chilogrammo di acido polilattico in pellet dovrebbe costare non più di 15 euro (18 dollari), mentre in formato di bobina il prezzo sale sino a 35-40 dollari (circa 30 euro). Inoltre, gli utenti potranno utilizzare pellet realizzato da società terze e non necessariamente quello venduto da Sculptify. In ogni caso ci sarà un risparmio secco almeno del 50%. Niente male, no?

A cura di Cultur-e
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