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Artisti e realtà virtuale, rapporto in evoluzione

Capita sempre più di frequente che arte e visori per la realtà virtuale incrocino le loro strade. Ecco alcuni degli artisti e dei musei più attivi sul fronte

Visore realtà virtuale in un museo

I videogame sono, molto probabilmente, la cosiddetta killer application della realtà virtuale. Capaci di offrire un'esperienza maggiormente immersiva rispetto alla realtà aumentata, visori VR come l'Oculus Rift di Facebook, l'HTC Vive e il PlayStation VR sono visti dagli sviluppatori di videogame come la prossima piattaforma sulla quale lavorare e sulla quale svilupparsi. Va detto, però, che non sono gli unici a "vedere" la realtà virtuale in questo modo. Anche il mondo del turismo, tanto per fare un esempio, ritiene che i visori VR possano dare nuova linfa allo sviluppo del settore. Discorso analogo per l'universo artistico: sono sempre di più i musei che realizzano app VR per attirare le attenzioni dei visitatori di mezzo mondo.

Artisti e realtà virtuale

Sono gli artisti stessi i maggiori artefici di questa seconda rivoluzione artistico-digitale (se consideriamo la net art come "prima rivoluzione"). Sono loro a impegnarsi in prima persona nella realizzazione di esposizioni e mostre virtuali che possono essere esplorate con app ad hoc e visori VR. Ian Cheng, un habitué del MoMA di New York, realizza mostre per visori VR già dal 2013, mentre altri artisti si stanno avvicinando alla realtà virtuale solo negli ultimi anni o mesi.

Jaysin Mousson, ad esempio, ha coniugato arte e impegno sociale realizzando un'esposizione VR davvero particolare: guardando al cielo compariranno le varie costellazioni, dedicate però alle moltissime vittime di violenza politica. Jeremy Couillard, invece, ha realizzato una sorta di portale – virtuale ovviamente – che simula il viaggio verso il mondo dell'oltretomba: indossando un visore VR compatibile, si compirà un viaggio verso l'aldilà attraversando ambienti celestiali e coloratissimi.

 

 

L'arte fuori dal museo (e dentro il visore)

Google, e i suoi Google Cardboard, è tra i maggiori protagonisti di questa nouvelle vague del mondo dell'arte. Il gigante di Mountain View ha collaborato – e continua a collaborare – con moltissime gallerie d'arte e musei in tutto il mondo per ricreare in realtà virtuale i corridoi e le sale di alcuni dei maggiori musei al mondo. Nascono così le app della Dulwich Picture Gallery di Londra, del museo BOZAR di Bruxelles, del Museu de Arte Moderna di Rio de Janeiro e del Robben Island Museum in Cape Town.

Anche altri musei hanno sviluppato, in maniera autonoma, delle applicazioni che consentono agli utenti di tutto il mondo di esplorare gli spazi museali senza che debbano, necessariamente, spostarsi da casa. È il caso, ad esempio, della Renwick Gallery di Washington, che ha rilasciato un'applicazione dedicata a una delle esposizioni di maggior successo degli ultimi anni. Il New Museum di New York, infine, ha rilasciato un'app gratis per Android e iOS (chiamata First Look: Artists' VR) che consente agli utenti di visitare l'intero museo tramite animazioni e spazi "flottanti": un modo nuovo di unire artisti e realtà virtuale in un unico medium comunicativo.

A cura di Cultur-e
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