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Come utilizzare e promuovere il linguaggio inclusivo in azienda

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L’utilizzo di un linguaggio inclusivo può apportare grandi vantaggi in un contesto aziendale: ecco che cos’è e come promuoverlo negli ambienti lavorativi

Linguaggio inclusivo | Fastweb Plus Shutterstock

La società odierna è eterogenea, composta da numerose diversità che collaborano tra di loro per raggiungere disparati obiettivi. In ogni ambiente (scolastico, lavorativo o privato) si dovrebbe tener conto delle differenze esistenti tra ogni singolo individuo e delle specifiche caratteristiche, capacità ed esigenze di ognuno. Nelle aziende si sta facendo sempre più spazio una politica volta all’inclusività, che parte dall’azione di un linguaggio inclusivo.

È un passo importante da compiere in ogni realtà, poiché il linguaggio è ciò che mette in comunicazione le persone e, quindi, i lavoratori e che consenti di veicolare messaggi, valori, opinioni e strategie da portare a termine con uno sforzo comune

Il linguaggio può rappresentare uno strumento per costruire relazioni e per consentire delle proficue collaborazioni che portano all’innovazione, ma anche essere l’elemento che produce barriere ostacoli, creando un clima ostile, poco piacevole e controproducente.

Linguaggio inclusivo: che cos’è

Linguaggio inclusivo in azienda

Shuterstock

Il linguaggio inclusivo è un tipo di linguaggio in cui non sono presenti espressioni o parole che possano creare delle discriminazioni in base ad elementi quali il genere, l’orientamento sessuale, provenienza, nazionalità, colore della pelle, religione, stato socioeconomico, capacità personali e tanto altro ancora. Non fa utilizzo di bias cognitivi, di cliché e di stereotipi.

La comunicazione inclusiva non vuole escludere, ma vuole rivolgersi a tutti senza distinzioni e senza provocare offese. Non mira ad annullare le differenze e le molteplicità, al contrario, le mette in luce e le riconosce senza però renderle limiti o ostacoli per la creazione di rapporti e relazioni. 

Basti pensare, ad esempio, all’adozione di parole coniate di recente nella forma a femminile relative ad alcune professioni che una volta erano svolte soltanto dagli uomini. Tra gli esempi possibili ci sono avvocata, ingegnera, architetta, chirurga, deputata, ministra, sindaca, rettrice e assessora. Tutte forme grammaticalmente corrette e riconosciute.

La lingua può avere un grande impatto anche negli ambienti di lavoro, poiché può favorire la nascita del senso di appartenenza e può contribuire a rendere più responsabili e produttivi i lavoratori. 

Apportare dei cambiamenti sul modo di esprimersi all’interno delle aziende, sia dai professionisti che ricoprono ruoli manageriali e decisionali, che dai dipendenti, è una sfida importante da vincere e che viene colta da sempre più realtà.

Modificare il proprio modo di parlare o di scrivere e interiorizzare un nuovo linguaggio non è semplice. È richiesta pratica e tempo prima di avere la totale padronanza del linguaggio inclusivo.

Quando si vuole utilizzare un linguaggio inclusivo ci si deve chiedere se ciò che si sta scrivendo o dicendo sia effettivamente rivolto a tutti, senza esclusioni. Si deve imparare ad utilizzare sfumature, parole che non siano rivolte solo ad una parte del pubblico ma che possano essere percepite proprie da tutti. La comunicazione deve essere modificata su ogni canale utilizzato, come SMS, e-mail, guide, social network.

Sul web sono presenti delle soluzioni e delle risorse, ancora poco diffuse e perlopiù in lingua inglese, che permettono di monitorare il linguaggio utilizzato e di capire se è veramente inclusivo.

Linguaggio inclusivo in azienda: i vantaggi e come promuoverlo

Inclusione in azienda

Shutterstock

Migrare da un linguaggio non inclusivo ad uno inclusivo può apportare grandi vantaggi in un’azienda. Oltre a favorire un maggiore senso di appartenenza, che produce un maggiore impegno e responsabilità da parte dei lavoratori, stimola un confronto genuino e positivo.

Il linguaggio inclusivo è tipico di un ambiente sereno e positivo, in cui tutti riescono ad esprimere al massimo le proprie potenzialità e le proprie idee. Favorisce performance di alto livello, la crescita e l’innovazione.

L’uso del femminile

Uno dei modi per essere più inclusivi nelle aziende è utilizzare la forma femminile per quelle professioni generalmente declinate al maschile anche di fronte ad una donna e soprattutto per le posizioni di rilievo. Se il nome del professionista esiste in italiano è giusto utilizzarlo.

L’uso degli acronimi

È consigliabile limitare l’utilizzo degli acronimi poiché, pur essendo diventati parte integrante del vocabolario della maggior parte delle aziende e vengono usati con frequenza, tendono ad alienare le persone, soprattutto per i nuovi dipendenti e collaboratori saltuari.

Gli acronimi, per chi non è ben integrato nell’azienda, possono risultare incomprensibili. Se si decide di utilizzarli nelle comunicazioni interne, è bene spiegare in maniera chiara ed esplicita cosa significano sin dai primi momenti di inserimento dei nuovi membri.

Linguaggio semplice

Soprattutto nella scrittura, è meglio optare per un linguaggio semplice, con tecnicismi ridotti. Non tutti posseggono la padronanza di espressioni specifiche e ciò potrebbe rappresentare una barriera comunicativa difficile da superare.

Le metafore potrebbero essere comprensibili solo da una classe o da una cultura: è bene ridurle per un linguaggio più inclusivo.

Prestare attenzione ai termini utilizzati

Ci sono termini utilizzati quotidianamente che fanno esplicito riferimento all’etnia, a malattie, alla nazionalità o alla cultura. Decidere di inserirli nelle proprie comunicazioni, sia quelle rivolte al proprio team che nei messaggi promozionali e ai clienti, può far sentire le persone a disagio. Un esempio è la parola ‘guru’, al posto della quale possono essere utilizzati altri sinonimi come ‘esperto’ o ‘guida’.

Utilizzo del neutro in italiano

Uso del neutro per una maggiore inclusività

Shutterstock

Nella lingua italiana non esiste il genere neutro, il che può creare delle difficoltà a rivolgersi a persone che non si riconoscono nel genere maschile o nel genere femminile. Alcune realtà, per essere più inclusive, stanno introducendo nelle comunicazioni scritte dei caratteri per indicare il neutro, tra cui l’asterisco, la chiocciola, la schwa e altre opzioni.

A cura di Cultur-e
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