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Samsung colpevole, Apple incassa 120 milioni per i brevetti infranti

Apple si aggiudica anche il secondo round della guerra legale con Samsung. Ma è Google a cantar vittoria

Apple vs. Samsung, nuovo round

Continua la guerra a colpi di carte bollate e di ricorsi legali tra Apple e Samsung. Le due società che hanno rivoluzionato (e dominano) il mondo della telefonia mobile sembra non riescano a stare lontane dalle aule dei tribunali e continuano a chiamarsi in causa l'un l'altra. Nella nottata (italiana) tra venerdì e sabato la Corte Federale di San Jose, California, è tornata a deliberare sul caso, riconoscendo – nuovamente – Samsung colpevole di aver infranto dei brevetti Apple. Rispetto a quanto accaduto un paio di anni fa, però, le cifre in ballo sono nettamente differenti.

Il verdetto

La giuria – composta da 4 donne e 4 uomini, coadiuvati da un vecchio manager IBM nelle vesti di consulente tecnico e tecnologico – ha riconosciuto Samsung colpevole di aver infranto il brevetto 647 (trasformazione di numeri di telefono in link per chiamate veloci) e il brevetto 721 (funzionalità slide to unlock).

 

Slide to unlock

 

Dall'altro lato, però, Apple è stata riconosciuta colpevole di aver copiato alcune funzionalità della sua applicazione fotografica da Samsung, infrangendo uno dei brevetti della società sudcoreana.

Vittoria di Pirro

In occasione della prima vittoria legale, ad Apple vide accolte le proprie richieste economiche e le venne riconosciuto un maxi-risarcimento di 1 miliardo e 50 milioni di dollari circa. In questo caso, invece, si può parlare di una vera e propria vittoria di Pirro. A fronte di una richiesta di 2,2 miliardi di dollari, Samsung dovrà versare nelle casse di Apple “appena” 120 milioni di dollari. Insomma, appena il 5% rispetto alla richiesta iniziale arrivata da Cupertino. Una cifra irrisoria, se si pensa al volume di affari generato dalle due società. Apple, invece, è chiamata a risarcire Samsung di una cifra di poco superiore ai 120mila dollari.

I commenti a caldo

Contrastate le reazioni delle parti in causa. Mentre Samsung e Google hanno preferito trincerarsi dietro un laconico no comment, aggiungendo che non è il caso di commentare mentre la giuria deve ancora terminare il proprio lavoro (i giurati dovranno tornare in aula lunedì per chiarire alcuni punti della faccenda rimansti piuttosto oscuri), Apple non può che cantare vittoria.

 

Il Palazzo di Giustizia di San Jose

 

“Siamo grati alla giuria e alla corte per il verdetto emesso – dichiarano da Apple dopo la lettura del verdetto. La sentenza di oggi non fa che rafforzare un concetto espresso più volte da molti altri tribunali in giro per il mondo: Samsung copiava volontariamente le nostre idee e i nostri prodotti”.

Chi vince

Secondo gli analisti e gli esperti del settore, però, la vera vincitrice del dibattimento processuale sarebbe un'altra. Google, riconoscendo in parte la legittimità del ricorso di Apple e il proprio coinvolgimento nella faccenda, si era detta pronta a supportare economicamente Samsung nel caso in cui la società sudcoreana fosse stata riconosciuta colpevole di aver infranto i brevetti sulla sincronizzazione in background e sulla ricerca universale.

 

Steve Jobs con l'amato iPhone

 

In questi due casi, però, la giuria ha deliberato contro la casa di Cupertino, riconoscendo di fatto la genuinità delle funzionalità sviluppate dagli ingegneri Google. Un fatto non da poco, fanno notare in molti. Il vero obiettivo di Apple in questo secondo round legale è la stessa società di Mountain View e il suo sistema operativo mobile Android. Non potendo colpire direttamente Big G – Android viene concesso in licenza gratuita a chiunque voglia utilizzarlo – Apple tenta di rifarsi sulle case produttrici che hanno costruito la loro fortuna sulle spalle del robottino verde. Di una cosa, però, si può star certi: la casa della mela morsicata non si accontenterà di questo verdetto. L'obiettivo, come avrebbe voluto Steve Jobs, è quello di scatenare una “guerra atomica” nei confronti di Google e di Android. Insomma, siamo solo alle schermaglie iniziali.

 

3 maggio 2014

A cura di Cultur-e
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