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Navigazione incognito su Chrome, dati al sicuro?

Stando a una ricerca di DuckDuckGo, Google Chorme potrebbe spiarci anche se navighiamo senza essere loggati sull'account o se usiamo la navigazione in incognito. Ecco quali informazioni riesce a raccogliere Mountain View su di noi quando siamo online

Privacy online

Al giorno d'oggi i nostri dati personali e la nostra cronologia di navigazione sono costantemente in pericolo. Non solo a causa di cyber criminali e hacker che tentano ogni giorno di spiarci per rubare i nostri soldi o le nostre informazioni più riservate, ma anche a causa "dell'occhio lungo" delle grandi aziende della Rete. Spesso, per difendere la nostra privacy, optiamo per la navigazione in incognito, che teoricamente dovrebbe permetterci di essere "invisibili" ai vari tracker che ci sono online e mantenere privata la nostra cronologia di navigazione.

Una scelta, però, che non sembra ripagare a pieno. Anzi: secondo una ricerca condotta dal motore di ricerca DuckDuckGo, celebre per i suoi elevati standard di privacy, nel caso usassimo la modalità incognito di Google Chrome non risolveremmo assolutamente nulla. Il gigante di Mountain View, infatti, riesce a registrare le nostre ricerche online e i dati da noi inseriti in Rete anche quando facciamo il logout dal nostro account Google su Chrome e addirittura anche se utilizziamo la navigazione in incognito con la convinzione di non essere spiati da nessuno. Insomma, se usiamo Chrome come browser web, Google riesce sempre e comunque a spiarci?

Attenzione, qualcuno ti spia

Google ci spia anche in incognito

Come detto, DuckDuckGo ha effettuato la ricerca sui dati raccolti da Google a giugno 2018, in vista delle elezioni di metà mandato che si sono tenute a inizio novembre negli Stati Uniti. Ovviamente, si tratta di una ricerca che va presa con le pinze in quanto DuckDuckGo è uno dei principali concorrenti di Google, però i risultati devono farci riflettere per riuscire a proteggere al meglio la nostra privacy online.

Duck Duck Go ha effettuato il suo test su 87 diversi dispositivi, 76 desktop e 11 connessi da mobile. Tutti questi dispositivi avevano effettuato il log out dall'account Google e navigavano online da Chrome con navigazione in incognito. DuckDuckGo ha poi monitorato quali informazioni venivano raccolte dal browser durante la navigazione degli utenti attraverso un particolare algoritmo creato ad hoc. Secondo DuckDuckGo non c'è praticamente differenza tra la navigazione in incognito e la navigazione normale su Google Chrome, tanto che anche in modalità privata il browser di Mountain View ha raccolto le parole chiave digitate online dagli utenti, la loro posizione e una serie di informazioni riservate.

Privacy nei browsr

Differenza di risultati tra ricerche standard e in navigazione anonima

La più grande differenza tra l'uso o meno della modalità privata e quella "standard" sono i risultati di ricerca. Quando navighiamo in modalità in incognito, infatti, dovremmo vedere risultati "standard", non influenzati dalle nostre passate ricerche e dagli altri dati che Google ha raccolto sul nostro conto. Stando ai report DuckDuckGo, però, le cose non stanno esattamente così: cercando la parola "vaccini" sia in incognito sia dopo aver effettuato il login nel nostro account Google, il motore di ricerca di Mountain View ha mostrato 22 risultati, segno che anche quando agiamo "sotto mentite spoglie" Chrome continua a tenere traccia di alcune informazioni sul nostro conto per presentare risultati di ricerca personalizzati.

Va detto che Google non ha preso bene lo studio Duck Duck Go definendolo come un tentativo di un concorrente di mettere in cattiva luce il proprio browser. Mountain View si è difesa ricordando che la personalizzazione delle notizie in base a posizione, lingua e Paese non è un segreto ma è il frutto di un cookie, utilizzati per raccogliere info anonime e non associate al nostro account anche se loggati. Per quanto riguarda gli altri dati raccolti Google ha dichiarato che servono solo ed esclusivamente per migliorare l'esperienza utente aiutandolo nelle ricerche e mostrando pubblicità che possano interessargli senza disturbarlo eccessivamente.

 

6 dicembre 2018

A cura di Cultur-e
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