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Le console portatili arrivate al capolinea?

Fino a un decennio fa erano un must-have. Se non ne avevi una, eri uno zero. Ora è vero esattamente il contrario: perché mai dovrei avere una console portatile se posso giocare con lo smartphone? E fu così che PSP e Nintendo 3DS iniziarono lentamente a estinguersi

Un binomio ormai indissolubile quello tra smartphone e giochi

Se mai dovessero aprire un’associazione per le vittime tecnologiche degli smartphone, loro ne farebbero sicuramente parte. Assieme ai lettori MP3, alle fotocamere digitali compatte ci sarebbero le console da gioco portatili. È un fatto innegabile che, con l’evoluzione che hanno subito gli smartphone negli ultimi anni e con il lancio massiccio di app-giochi, le varie Sony PlayStation Portable e Nintendo 3DS abbiano visto drasticamente calare le loro quotazioni di mercato. E nemmeno i tentativi di resuscitare il settore con il lancio di nuovi e più performanti modelli – vedi la PS Vita – sembrano avere i risultati sperati. Fine corsa, quindi, per le console portatili? Sembra proprio di sì e tentiamo di capire assieme i perché.

La grande diffusione e i continui miglioramenti hardware e software hanno di fatto permesso agli smartphone di rubare grosse fette del mercato del gaming alle console portatili. Oggi abbiamo tra le mani degli smartphone, come ad esempio Apple iPhone 5 e Samsung Galaxy S3, dotati di 2 o 4 core a 1,5 GHz e acceleratori grafici di ultimissima generazione, capaci di far girare giochi 3D senza troppi problemi. Quello che un tempo, insomma, era compito precipuo delle console da gioco portatili. Già dallo scorso anno, come dimostrano i dati di vendita della PS Vita, si era assistito a un sostanziale spostamento del mercato gaming dalle console verso gli smartphone e la prima metà del 2012 ha confermato questa tendenza.

Un punto debole, forse il più grande, delle console è la “seriosità” con cui vengono trattate dagli sviluppatori. Avete mai provato a pensare quali sono i giochi che vanno per la maggiore sugli smartphone? Cut the Rope, Angrybirds, Ninja Fruits, Deathworms e chi più ne ha più ne metta. Tutti accomunati da un’estrema semplicità nel gameplay e da una totale – o quasi – assenza di storia. Ciò dimostra che il giocatore-tipo per dispositivi di questo tipo è alla ricerca di giochi non troppo impegnativi ma che allo stesso tempo riescano a “prenderlo” e fargli passare senza pensieri il tempo necessario per tornare a casa da lavoro o da scuola. Quando si sceglie di giocare con un dispositivo portatile non si va alla ricerca di giochi iper-complicati, che richiedono 50 o più ore per essere completati. Potremmo quasi dire che i giochi per smartphone sono il “regno” dell’hic et nunc, del qui e ora. Tutto deve consumarsi qui, istantaneamente o quasi, senza che sia necessario troppo tempo. Giochi del genere sono più adatti a console “casalinghe”, quando potrai “spaparanzarti” sul divano e perderci ore e ore, magari giocando online.

Altro punto debole delle console portatili è rappresentato dal prezzo. Sia della console stessa che dei giochi. Perché spendere 250 euro per comprarsi una console e successivamente spendere 30 o 40 euro per ogni gioco quando ho già di mio uno smartphone sul quale posso installare quanti giochi voglio, pagandoli 1 euro o addirittura meno? A morte le console portatili, lunga vita agli smartphone. È stato il mercato a decretarlo.

 

23 novembre 2012

A cura di Cultur-e
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