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La modalità notturna delle fotocamere: come funziona

Per migliorare la qualità degli scatti in notturna, molto software house hanno sviluppato la modalità notturno: ecco che cosa è e come funziona

modalità notturna

Negli smartphone una delle funzionalità che possono spostare l'ago della bilancia e trasformare un dispositivo di medio livello in un best buy è senza dubbio la fotocamera. Nei moderni top di gamma, poi, a una ottima fotocamera i produttori devono anche affiancare la "modalità notturna". Detta anche "Night Sight" o "Night Mode", la modalità notturna delle fotocamere degli smartphone un'impostazione che ti permette di fare splendide foto anche di notte, in condizioni di luce problematiche e senza dover impostare manualmente i valori "ISO", "otturatore" o "diaframma". Per spiegarti cos'è la modalità notturna e come funziona, però, dobbiamo partire proprio da questi termini.

Fotografia notturna: cosa sono ISO, tempi dell'otturatore e apertura del diaframma

iso fotocamera

Sia il termine ISO che il diaframma e l'otturatore sono eredità della fotografia analogica a pellicola. Quando esistevano ancora i rullini non erano tutti uguali: tra le tante differenze che portavano a sceglierne uno invece che un altro c'era proprio il numero di ISO: tra i più diffusi erano 100, 200, 400, 800 e 1.600. Una pellicola con ISO maggiore era più sensibile alla luce rispetto ad una con ISO minore, quindi le pellicole più adatte alle riprese notturne o con poca luce erano quelle con ISO più alto. Al crescere del numero ISO, però, cresce anche il "rumore", cioè le imperfezioni che sembrano sporcare la foto come una sottile polvere.

L'otturatore, invece, è quella parte della fotocamera che, letteralmente, ottura l'obiettivo per non far passare la luce. Sempre in epoca analogica, infatti, se la luce colpiva la pellicola essa veniva "impressa" e di fatto si scattava la foto. La velocità con cui l'otturatore veniva aperto e subito dopo chiuso dalle macchine fotografiche influiva sulla quantità di luce che entrava nell'obiettivo: tenendo aperto l'otturatore per più tempo, infatti, entra più luce. Ma, allo stesso tempo, un otturatore aperto per troppo tempo potrebbe catturare un movimento del soggetto (o della mano del fotografo) non voluto, creando una foto mossa. Per usare tempi di otturatore molto lunghi storicamente si è sempre usato il cavalletto, per i paesaggi (che sono soggetti fermi) si è sempre usato un tempo lungo, mentre per le foto di eventi sportivi si sono di solito usati tempi di otturatore molto bassi (per cogliere l'attimo).

Un altro fattore da tenere in considerazione, poi, era relativo all'ottica della macchina fotografica: l'apertura del diaframma. Il diaframma è quella parte dell'obiettivo attraverso cui passa la luce prima di colpire la pellicola (o il sensore, nel digitale). Quando l'otturatore è aperto, quindi, in base all'apertura del diaframma passa più o meno luce. L'apertura del diaframma si misura con valori f/x, dove "x" di solito va da 1,8 a 22 (ma i valori sono sempre relativi alla specifica ottica utilizzata). Nelle reflex e nelle macchine fotografiche professionali l'apertura del diaframma è un valore che si può scegliere e modificare, per ottenere effetti diversi.

Per fare una buona foto notturna in analogico, quindi, era di solito necessario usare una pellicola con un valore ISO abbastanza alto, impostare una grande apertura del diaframma e usare un tempo di otturatore abbastanza lungo, possibilmente scattando a cavalletto per non far venire la foto mossa. Con il digitale il discorso è molto simile, tranne per il fatto che (al netto di eventuali zoom ottici integrati) l'apertura del diaframma è fissa. Ma l'elettronica moderna abbinata ad una sempre maggiore dose di intelligenza artificiale ci permette oggi di usare la modalità notte e di scordarci quanto abbiamo detto fino ad ora.

Quanto è grande l'obiettivo di una fotocamera per smartphone

fotocamera smartphone notturna

Rispetto alla vecchia pellicola analogica, che aveva un frame da 36x24 millimetri di dimensione, i moderni obiettivi delle fotocamere integrate negli smartphone sono piccolissimi: un sensore medio per cellulare ha dimensioni che vanno solitamente da 1/1,7 pollici a 1/2,3 pollici. La quantità di luce che entra nei sensori, quindi, è molto inferiore a quella che colpiva la pellicola. I sensori, però, non si possono ingrandire più di tanto per un motivo molto semplice: non entrerebbero dentro uno smartphone. Per questo sono stati sviluppati molti algoritmi che "lavorano" la luce in ingresso per amplificare il segnale e produrre foto di buona qualità. Il night mode non è altro che la somma di alcuni di questi algoritmi.

Come funziona il Night Mode delle fotocamere degli smartphone

foto notturna smartphone

Alla luce (è proprio il caso di dirlo) di tutto quanto abbiamo visto fino a ora è chiaro che uno smartphone non può giocare molto sull'ottica per migliorare le foto notturne. Può però utilizzare il software per scattare più foto con parametri diversi e poi crearne una sola prendendo il meglio da ogni scatto eseguito. È più o meno lo stesso discorso dell'HDR, di cui la modalità notte può essere considerata quasi una evoluzione. Quando la modalità notturna è attiva, quindi, lo smartphone scatterà diverse foto consecutive variando l'esposizione, i tempi di otturatore e altri parametri per poi estrapolare da ogni scatto tutti i dettagli migliori e andarli a mettere in una foto che, in realtà, è un collage di più scatti. È chiaro, quindi, che in questo caso a fare la differenza è il software, gli algoritmi che riescono a capire quali sono le parti buone e quali le parti cattive di ogni scatto. È altrettanto chiaro che per fare tutto ciò serve una buona potenza di calcolo ed è per questo che al momento la modalità notte migliore si trovano sugli smartphone top di gamma.

Modalità notturna: pregi e difetti

I pregi della modalità notturna sono chiari: possiamo scattare foto molto buone, in condizioni di luce molto scarse, con una fotocamera minuscola rinchiusa in uno smartphone grande pochi pollici e pesante meno di due etti. Il tutto senza dover ricorrere a cavalletti o flash.

I difetti della modalità notturna, invece, sono meno scontati. Innanzitutto non va bene se ci sono soggetti in movimento, perché potrebbero venire sfocati o persino distorti, in base a quel che capisce e interpreta l'intelligenza artificiale (che vede troppe differenze tra uno scatto e l'altro se qualcosa si muove). Discorso simile se non abbiamo la mano molto ferma, ma qui vengono in aiuto gli stabilizzatori software e, soprattutto, ottici. Infine, per fare una foto in modalità notturna serve qualche secondo: oltre a dover scattare più foto consecutive, infatti, lo smartphone deve calcolare il risultato finale. Di solito si parla di meno di cinque secondi, ma in alcuni casi potrebbero essere troppi.

 

3 giugno 2019

A cura di Cultur-e
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