L’impossibilità di vedere che apre alla necessità stessa della ricerca. È racchiuso nell’etimologia, incerta e misteriosa del suo nome, il senso profondo di Celia. Non solo un motore di ricerca, un complesso strutturato di algoritmi e data base. Il progetto del professor Stefano Bistarelli dell’Università di Perugia condensa in sé lo spirito dantesco del “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtude e canoscenza”. È la volontà di continuo perfezionamento della natura umana, che spinge l’uomo della strada, così come il ricercatore universitario, a interrogarsi sulle proprie origini. E una serie di risposte potrebbe arrivare dalla comprensione delle antiche lingue italiche, in primis dell’etrusco.
Sensualità, eros, indipendenza, parità di genere. L’arte e le raffigurazioni etrusche raccontano un mondo fatto di fascino e mistero, sul quale secoli di storiografia non sono riusciti a fare chiarezza. Le loro origini, il loro arrivo in Italia sono ancora lontani dall'essere svelati. A ciò potrebbe contribuire la comprensione più profonda della loro lingua. È questo l’obiettivo di Celia, il motore di ricerca finanziato nell’ambito del progetto FLOOS 2010 - “Software open source per la gestione dell’epigrafia dei corpus di lingue antiche” – e sviluppato dal Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Ateneo di Perugia, in collaborazione con l’Istituto di studi etruschi della Facoltà di Lettere e Filosofia. Da oggi, infatti, gli studiosi potranno raccogliere in un corpus digitale le iscrizioni etrusche e sabelliche e ricercarle con metodologie avanzate.
Il funzionamento di Celia è facile e intuitivo, ma potrebbe permettere di giungere alla creazione di una grammatica dell’etrusco e di un piccolo dizionario. Un obiettivo ambizioso, se si pensa che in questo caso molte conoscenze sono solo ipotizzate. Struttura delle frasi, grammatica, sintassi e spesso i significati stessi delle parole etrusche sono ignoti. Per la creazione del data base di Celia è stato utilizzato l’open source Lucene e sono stati costruiti nuovi file di configurazione sia per la lingua etrusca sia per l’osco-umbra. L’alimentazione della banca dati permetterà, nel lungo periodo, di creare nuovi moduli interpretativi che saranno messi a disposizione per il riuso in Lucene e l’eventuale applicazione ad altre lingue morte.
“L’accesso alla banca dati epigrafica da parte degli studiosi di università e centri di ricerca che ne richiedano l’accesso avviene via internet, in forma libera e gratuita. – sottolinea il professor Bistarelli – I ricercatori potranno inserire i testi delle epigrafi studiate, grazie a una tastiera virtuale con tutti i caratteri necessari a traslitterare gli antichi testi, oppure consultare l’intero corpus”.
12 settembre 2012
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