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Smart City, quali vantaggi ci riserva il futuro interconnesso

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Le smart city saranno città all’insegna dei dispositivi IoT e della mobilità intelligente, la vita dei cittadini sarà più facile, più connessa, più sostenibile

smart city

Per capire come funziona una smart city e qual’è il suo significato, bisogna tirare in ballo diversi aspetti. Lo sviluppo di città intelligenti sembra destinato ad andare di pari passo con l’affermazione di smart working, smart mobility e di tanti altri progetti legati a digitalizzazione e sostenibilità.

Sicuramente la tecnologia gioca un ruolo chiave nella transizione da città a smart city: dall’intelligenza artificiale ai dispositivi IoT, dai droni ai wearable. Ogni device che permette di raccogliere e inviare grandi quantità di dati è potenzialmente in grado di dare un apporto concreto al cambiamento.

Cosa significa smart city

rappresentazione della smart city

Il termine “smart city” ha un significato molto ampio: fa riferimento a diverse tecnologie che possono migliorare la vivibilità, la competitività e la sostenibilità di una città. Il concetto riconduce a termini quali smart working o mobilità intelligente, ma è legato anche a tutti i dispositivi IoT o wearable.

Per rendere meglio l’idea di smart city è possibile fare un esempio più concreto. Si pensi a una città in cui i mezzi di trasporto, i parcheggi e l’illuminazione pubblica sono gestiti da sistemi di monitoraggio avanzati. Qui convivono dispositivi capaci di trarre informazioni in tempo reale sull’ambiente urbano e sul territorio circostante. Il risultato è un perfetto esemplare di città iperconnessa.

In una smart city l’innovazione tecnologica consente un miglioramento concreto di infrastrutture e servizi. I dispositivi IoT vengono utilizzati nei trasporti pubblici, nella mobilità, nella gestione e nella distribuzione dell’energia, ma anche nella sicurezza urbana, nella raccolta dei rifiuti, nella manutenzione e nell’ottimizzazione degli edifici.

I benefici di un passaggio da una città tradizionale a una smart city sono molteplici: dalla riduzione dei consumi energetici all’affermazione di una nuova smart mobility. Dalla cura del degrado urbano all’ottimizzazione delle risorse impegnate nei vari processi e servizi. 

In una smart city i dispositivi tecnologici permettono di raggiungere un miglioramento generale delle condizioni di vita delle persone.

Le dimensioni che rappresentano al meglio le caratteristiche fondamentali di una smart city sono sei.

La prima è quella delle smart people: cittadini intelligenti, che saranno sempre più coinvolti e resi partecipi dei processi.

La seconda dimensione è quella della smart governance: anche le amministrazioni dovranno dare maggiore centralità alle persone, alle relazioni e alla comunità. La terza invece è quella della smart economy: un’economia intelligente, che sia basata su partecipazione, collaborazione, ricerca e innovazione.

La quarta dimensione rappresentativa delle smart city è lo smart living: l’obiettivo infatti è aumentare il livello generale di comfort e di benessere garantiti ai cittadini. Questo significa investire in salute, in educazione, in sicurezza e in cultura. 

La quinta dimensione è quella della smart mobility: soluzioni di mobilità intelligente come ad esempio lo sharing, che puntino sia a ottimizzare i costi che a ridurre l’inquinamento.

Non per niente la sesta e ultima dimensione utile a comprendere le nuove città intelligenti è proprio quella dello smart environment: uno sviluppo sostenibile, che abbassi i costi energetici nel rispetto dell’ambiente.

Le smart city in Italia: a che punto siamo

smart city

Negli ultimi anni l’Osservatorio Internet of Things ha raccolto dei dati decisamente incoraggianti. In Italia il 42% dei comuni che contano una popolazione di più di 15.000 abitanti ha avviato per lo meno un progetto a tema smart city.

Tantissimi centri stanno investendo sulle nuove tecnologie e sul loro utilizzo per migliorare la qualità della vita. È il caso di Firenze, che sta ricorrendo all’AI per gestire l’irrigazione dei suoi parchi.

Ma è anche il caso di Verona, che sta sperimentando semafori intelligenti in grado di fare scattare automaticamente il verde nel caso in cui rilevino l’avvicinamento di un’ambulanza in codice rosso.

Questi sono soltanto alcuni dei progetti in grado di “aggiornare” una città tradizionale. Per stimolare il passaggio a smart city ad esempio è possibile incentivare la produzione di edifici che rispondano agli ultimi standard in termini di efficienza energetica.

Firenze e Verona stanno investendo su progetti a tema smart city, ricorrendo all’utilizzo di AI e sensori intelligenti

È possibile intervenire su una sicurezza più integrata, ricorrendo alle tecnologie e ai dispositivi innovativi: sensori e telecamere in grado di trasmettersi dati a tempo di record, riducendo sensibilmente la criminalità in aree critiche. 

Soprattutto è possibile pensare a dei sistemi che semplifichino il raggiungimento delle informazioni da parte del cittadino. In una smart city l’utente deve essere in grado di inviare segnalazioni in tempo reale. Deve poter consultare rapidamente la disponibilità di soluzioni di smart mobility e smart parking

Gli obiettivi da raggiungere sono molteplici e l’impressione è che le città stiano procedendo nella giusta direzione. Allo stesso tempo la realizzazione di smart city in Italia sembra ancora alle prese con ostacoli e barriere. Uno su tutti la mancanza di integrazione tra progetti: le singole realtà seguono strade separate e non sembrano condividere un’unica strategia di sviluppo. 

Senza una visione condivisa è difficile andare oltre la semplice fase di sperimentazione. Vuoi per mancanza difondi, vuoi per carenza di competenze tecnologiche. Per non parlare poi dell’assenza di un modello di governance a cui fare riferimento. 

L’Osservatorio Internet of Things è consapevole dei limiti della situazione attuale e per questo ha sviluppato il cosiddetto Smart City Journey: un modello che permette ai comuni di analizzare il proprio progetto sulla base di quattro variabili.

Le prime due riguardano la maturità del comune e dell’offerta; la terza riguarda il livello di utilizzo dei dati raccolti, mentre l’ultima è legata allo stato di sviluppo delle partnership tra pubblico e privato.

Per saperne di più: IoT - Internet delle Cose, una nuova frontiera

A cura di Cultur-e
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