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Web of Things, cos'è e come è strutturato

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Grazie a protocolli, standard e API, è possibile dotare ogni oggetto connesso alla rete di un URL e renderlo ricercabile nel web

Web of Things

Il Web of Things (abbreviato in WoT e traducibile con “Web delle cose”) è un termine utilizzato per descrivere gli approcci e gli stili di architettura del software e i modelli di programmazione che permettono ad oggetti e gadget del mondo reale di entrare a far parte del World wide web. Volendo fare una proporzione di stampo matematico, potremmo dire che il web (livello delle applicazioni, settimo strato del modello ISO/OSI) sta a Internet (livello di rete, terzo strato del modello ISO/OSI) come il Web of things sta all'Internet delle cose. Il web delle cose, dunque, fornisce un sostrato applicativo che facilita la creazione di applicazioni per l'Internet of things.

 

Web of Things

 

La “natura” delle cose

Quando si parla di cose, i ricercatori del settore, pur intendendo questa parola nell'accezione più ampia possibile, si riferiscono a tutti quegli oggetti fisici che, grazie alla connettività wireless (Wi-Fi o Bluetooth) o via cavo (nella maggior parte dei casi, Ethernet), possono accedere alle risorse della Rete e al web. Le cose e i gadget che possono far parte del Web of Things sono oggetti dotati di una qualche forma di tag che li identifichi (RFID, NFC, QR code, codice a barre, eccetera), le reti di sensori wireless (Wireless sensor networks in inglese), macchine, veicoli ed i gadget dell'elettronica di consumo.

Esempi di Web of Things

Nonostante sia un settore nelle primissime fasi di sviluppo, molte aziende e startup sono già all'opera per realizzare i primi prototipi di gadget che possono diventare parte della ragnatela globale del Web of Things. Ne è un esempio il progetto “Energie visible”, un sensore capace di controllare il consumo energetico degli elettrodomestici casalinghi e di restituire i risultati sotto forma di dati e grafici grazie all'API RESTful.

Xively, invece, è una piattaforma web commerciale che permette agli utenti di aggregare dati provenienti dagli oggetti connessi al web e ricavare così statistiche e dati riutilizzabili in ogni altro settore. Dall'altro lato troviamo WeIO, piattaforma open source sia hardware sia software, che permette di aggiungere gadget ed oggetti al Web of Things sfruttando la connettività senza fili e linguaggi di programmazione come lo HTML5 o Python.

Architettura e framework

Mentre sono ancora in corso degli sforzi per regolamentarlo e standardizzarlo, il Web of Things si basa su una serie di best practice che possono essere classificate e categorizzate grazie all'architettura stessa del web delle cose. L'architettura si compone di quattro livelli (layer o stage) principali, utilizzati a mo' di framework (“cornice” in italiano), che permettono di classificare i differenti modelli e protocolli utilizzati nel WoT.

  • Livello di accessibilità. Si tratta del livello più importante all'interno dell'infrastruttura del Web of Things. I protocolli e gli algoritmi appartenenti a questo layer, infatti, hanno lo scopo di rendere accessibile dal web ogni oggetto o gadget connesso alla Rete, così da renderlo programmabile e utilizzabile grazie a piattaforme web. Compito svolto grazie ad API realizzate ad hoc. La già citata RESTful, ad esempio, dota ogni gadget connesso alla Rete di un URL, rendendolo di fatto integrato nel web

  • Livello di ricercabilità. I protocolli facenti parte del secondo livello del Web delle cose si rendono necessari affinché gli oggetti possano essere cercati e trovati all'interno del mare magnum del World wide web. Si tratta, dunque, di costrutti software fortemente influenzati dal web semantico. L'approccio che va per la maggiore, infatti, prevede il riuso degli standard del web semantico per descrivere gadget e oggetti connessi ed elencare i possibili servizi offerti agli internauti. Lavorando sull'integrazione dei microdata HTML5 sarà possibile ricercare le cose tramite semplici motori di ricerca per il web e rendere possibile l'interazione macchina-macchina basata su un insieme ristretto di standard ben definiti

 

Web of Things

 

  • Livello di condivisione. Il Web of Things è largamente basato sull'idea di rendere disponibili sul web grandi moli di dati, dove sarà possibile analizzarli e studiarli sfruttando modelli e algoritmi d'analisi per big data. In questo modo sarà possibile monitorare il nostro stato di salute e la nostra attività fisica (grazie ai wearable devices), ottimizzare il consumo energetico e molto altro ancora. Il cosiddetto sharing layer permette la condivisione su larga scala dei dati generati dalle cose e dagli oggetti connessi al Web of Things, assicurando allo stesso tempo efficienza e sicurezza

  • Livello di composizione. Il ruolo del quarto e ultimo livello è quello di integrare servizi e dati offerti dalle cose in strumenti web di più alto livello (software di analisi dei dati, applicazioni mashup e molto altro ancora). L'obiettivo è di rendere ancora più semplice la creazione di applicazioni che utilizzino i dati resi disponibili grazie ai protocolli dei livelli precedenti e li trasformino in servizi web virtuali

A cura di Cultur-e
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