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Cos'è SpaceX, la creatura di Elon Musk per i viaggi nello spazio

Fondata nel 2002, ha chiuso diversi accordi con la NASA per inviare navicelle spaziale verso la Stazione Spaziale Internazionale. L'obiettivo, però, è di colonizzare Marte

SpaceX

La Space exploration technology corporation (chiamata, per semplicità, SpaceX) è una società con sede in California ideata a creata dal papà di PayPal e CEO di Tesla Elon Musk. Fondata nel 2002, SpaceX è una delle poche società private a fornire servizi di trasporto spaziale e nasce con l'obiettivo di ridurre i costi dei lanci spaziali e favorire la colonizzazione di Marte. Nei 13 anni di attività ha portato avanti diversi progetti e sviluppato alcuni vettori spaziali già lanciati in orbita: il Falcon 1 e il Falcon 9 sono i due moduli di lancio (progettati affinché possano essere riutilizzati) impiegati nei vari lanci effettuati sino ad oggi, mentre la navicella spaziale Dragon è la prima realizzata da una società privata ad aver mai raggiunto e rifornito la Stazione Spaziale Internazionale.

 

Elon Musk a SpaceX

 

Nel tentativo di ridurre e contenere i costi di produzione e di lancio dei vettori spaziali, SpaceX progetta e realizza in-house gran parte delle componenti utilizzate nei suoi viaggi spaziali: a partire dai motori che offrono la propulsione necessaria per il lancio (Merlin, Kestrel e Draco) sino ad arrivare alle componenti interne dei Falcon e del Dragon, tutto (o quasi) è prodotto direttamente dalla società di Elon Musk. Questa politica produttiva, piuttosto inusuale per il settore, permette a SpaceX di abbattere i costi e poter effettuare lanci spaziali a prezzi tutto sommato contenuti.

La storia

SpaceX nasce nel giugno 2002 su iniziativa di Elon Musk: il giovanissimo fondatore di PayPal e Tesla è alla ricerca di un altro settore in cui investire i suoi capitali e tentare di innovarlo, come già fatto per i pagamenti online e le auto elettriche. Munsk intravede nei viaggi spaziali uno dei settori con maggiori potenzialità di sviluppo tecnologico e commerciale: l'obiettivo è di realizzare (a basso costo di produzione e gestione) razzi e vettori che potessero essere utilizzati più volte. Nei primi quattro anni di attività, Elon Musk investe nella sua società spaziale ben 100 milioni di dollari, la gran parte dei quali in ricerca e sviluppo.

 

Un vettore SpaceX

 

Grazie anche all'iniezioni di capitali da parte di altri soci privati e alle commesse in arrivo dalla NASA, SpaceX cresce piuttosto in fretta. Se all'inizio dell'avventura i dipendenti sono poco più di 100, nel luglio 2008 (a sei anni dall'inizio dell'attività) se ne contano già più di 500. La soglia dei 1.000 dipendenti è superata nel 2010, mentre a fine 2013 se ne contano quasi 4.000. In undici anni circa, dunque, SpaceX ha visto crescere di 40 volte il numero dei suoi dipendenti e, visti i progetti per il futuro, pare che il numero sia destinato ad aumentare ulteriormente.

 

I motori Merlin

 

Oltre ai vettori spaziali già realizzati (i due razzi Falcon e la navicella spaziale Dragon), SpaceX ha in programma di creare altri mezzi che siano in grado di ospitare degli essere umani e trasportarli in orbita. A tal proposito sono in fase di sviluppo nuove versioni della navicella Dragon, versioni "pesanti" del razzo vettore Falcon e un nuovo motore alimentato a metano.

Le collaborazioni con la NASA

A partire dall'agosto 2006, SpaceX collabora con la NASA (l'ente spaziale statunitense) per progettare e realizzare vettori spaziali per il trasporto di merci nello spazio. Il primo lancio dimostrativo viene effettuato nel 2010 (anche se inizialmente previsto nel 2008): una navicella Dragon viene lanciata in orbita, realizza due giri attorno alla Terra e rientra all'interno dell'atmosfera terrestre atterrando nel mezzo dell'Oceano Pacifico, al largo delle coste del Messico. SpaceX diventa così la prima società privata ad effettuare un viaggio spaziale attorno all'orbita terrestre con recupero successivo del modulo spaziale.

 

L'attracco della navicella Falcon alla Stazione Spaziale Internazionale

 

Grazie anche a questi successi, SpaceX chiude un contratto con la NASA per 12 viaggi di rifornimento verso la Stazione Spaziale Internazionale per un ammontare di 1,6 miliardi di dollari. Nel maggio 2012 SpaceX diventa la prima società privata a compiere un viaggio verso la Stazione spaziale con tanto di attracco. A questa data, la creatura di Elon Musk ha contratti per oltre 40 viaggi spaziali di diversa natura, per un valore commerciale di 4 miliardi di dollari. Nell'agosto 2012 sigla un contratto con l'ente spaziale statunitense per la progettazione di una capsula spaziale che possa trasportare in orbita degli astronauti: nei piani della NASA, la prima navicella dovrebbe essere lanciata in orbita nella seconda metà del 2017.

Recupero dei vettori

Il progetto SpaceX, però, non avrebbe ragione di essere – almeno nei piani di Elon Musk – se non prevedesse il recupero del razzo vettore (il Falcon 9) una volta che ha portato in orbita il suo "carico". In questo modo, infatti è possibile riutilizzare il razzo per altri lanci e abbattere ulteriormente i costi operativi. Un'operazione tutt'altro che semplice, come si può facilmente immaginare, e che ha richiesto diversi anni di test e l'impiego di professionalità molto differenti tra loro.

 

Atterraggio Falcon 9

 

Per riuscire a riportare a terra sano e salvo il Falcon 9, i tecnici hanno messo a punto un sistema automatizzato capace di funzionare sia sulla terraferma sia in mare. I primi tentativi in tal senso si registrano già nella seconda metà del 2013, quando il razzo Grasshopper realizza un volo sperimentale (con relativo atterraggio) di circa 800 metri. Si tratta di un "piccolo" antipasto di quanto sarebbe accaduto negli anni successivi: nell'aprile 2014, tanto per fare un altro esempio, il Falcon 9 effettua un "atterraggio morbido" in mare, per poi essere recuperato da una delle navi del progetto SpaceX.

Atterraggio riuscito

È a partire dal 2015, però, che il progetto di recupero dei razzi vettori entra nel vivo. La società di Elon Musk perfeziona ulteriormente il sistema di rientro e riesce a concludere positivamente diverse missioni. Nel dicembre 2015, dopo aver trasportato in orbita 11 satelliti per le telecomunicazioni, il razzo vettore Falcon 9 fa il suo rientro, integro, nella Landing Zone 1 (zona di atterraggio 1) a Cape Canaveral, Florida: si tratta del primo razzo di classe orbitale capace di fare ritorno a terra senza essere distrutto.

 

 

L'impresa più incredibile (almeno fino ad ora) è datata 8 aprile 2016. Dopo aver effettuato uno dei suoi viaggi orbitali, il razzo Falcon 9 fa il rientro a terra riuscendo ad atterrare in sicurezza su un ASDS (acronimo di autonomous spaceport drone ships, una piattaforma-drone per l'atterraggio di razzi) nel mezzo dell'oceano. Un atterraggio avvenuto al terzo tentativo (i primi due sono datati gennaio 2015 e aprile 2015) e che, a detta di molti esperti, apre nuove frontiere per l'intera industria aerospaziale.

Un test esplosivo

Nonostante i vari test di atterraggio siano proseguiti per mesi senza problemi apparenti, a inizio settembre 2016 il progetto Falcon 9 ha subito una brusca frenata. Il razzo-vettore riutilizzabile è esploso mentre si trovava in rampa di lancio per un test di routine. Distrutto, ovviamente, anche il carico: si tratta di Amos-6, il primo satellite realizzato da Facebook per il progetto Internet.org (portare la connettività alla Rete via satellite in tutta l'Africa sub sahariana).

 

 

L'esplosione razzo SpaceX provoca, dunque, un doppio danno. Da un lato Facebook è costretta a rivedere i suoi piani per la creazione di una costellazione di satelliti in grado di diffondere la connettività nelle zone più disagiate del mondo e ridurre così il digital divide. Dall'altra la stessa Space X dovrà fare i conti con problemi organizzativi non da poco. Entro la fine del 2016 la società di Elon Musk ha in programma altri 9 lanci e dovrà darsi da fare non poco per non perdere ulteriore tempo sulla tabella di marcia. Come se non bastasse, il razzo Falcon 9 esploso è il secondo della serie nel giro di un paio di anni: non un ottimo biglietto da visita per una società che vorrebbe fare del commercio e del turismo spaziale il suo core business.

A cura di Cultur-e
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