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Reply, hashtag, trend, follower e following: tutto quello che c'è da sapere sul fenomeno Twitter

Per lungo tempo, almeno in Italia, è stato un po' considerato il fratellino sfigato di Facebook. Ma la realtà è un'altra. Scopriamo insieme cos'è Twitter e perché in molti lo scelgono al posto del social di Zuckerberg

Particolare della home page di Twitter

 

Lo scorso mese di dicembre ha tagliato il traguardo dei 200 milioni di utenti attivi ogni mese. Segno che sta gradualmente crescendo e sta entrando nella sua fase più “matura”. Twitter si è finalmente liberato dell’ingombrante ruolo di fratellino minore di Facebook e sta riuscendo a crescere in maniera graduale, ma costante. Anche perché ha differenziato il proprio target di utenti ed è riuscito a conquistare un gran numero di aficionados che vedono nel social di Mark Zuckerberg un vero e proprio avversario.

Soprattutto, grazie al limite di 140 caratteri per messaggio, tutto deve essere ridotto all’essenziale: le ovvietà, le banalità e le perdite di tempo devono essere forzatamente messe da parte. Ed è questo, probabilmente, che ha reso Twitter un canale privilegiato per la diffusione di notizie provenienti da tutto il mondo. Un esempio per tutti: le rivolte della Primavera Araba sono state seguite in tutto il mondo grazie al social lanciato da Evan Williams nel 2006. Vediamo quindi di capire come funziona Twitter, cosa sono gli hashtag, le reply e i TT (Topic Trend), tentando di capire chi insegue chi (follower & following).

 

 

Partiamo dalle nozioni base per capire in profondità logiche e dinamiche della piattaforma di microblogging.  In primis, che significato hanno i ruoli di follower e following? Per chi ha un pochino di dimestichezza con l’inglese non è difficile capirlo, un po’ meno per chi non ha pratica con la lingua di Albione. Comunque, follower e following indicano, rispettivamente, le persone che seguono i tuoi aggiornamenti e gli utenti che tu segui. Quindi i follower leggeranno quello che tu scrivi, mentre tu leggerai quello che gli utenti inclusi nella tua lista following. La differenza con Facebook, in questo caso, è molto rimarcata. Nel social di Zuckerberg la richiesta di amicizia (che può essere paragonata al seguire un utente su Twitter) è “bidirezionale”: una volta accettata, entrambi gli utenti saranno informati degli aggiornamenti e delle condivisioni l’uno dell’altro. In Twitter no: solo l’utente interessato riceverà gli aggiornamenti di un altro utente e quest’ultimo potrà anche continuare a ignorare l’utente che l’ha appena aggiunto.

A questo punto, invece, conviene introdurre il concetto di tweet. Un tweet, che in italiano vuol dire cinguettio, è il messaggio che decidi di scrivere e inviare nella blogosfera. Come detto, non portai eccedere il limite di 140 caratteri per tweet (spazi inclusi). Quindi, bando alle lungaggini e sii sempre e comunque molto sintetico. Soprattutto, evita di spezzare in più tweet un messaggio troppo lungo, abbassa la leggibilità e la comprensibilità per i tuoi follower.

 

Ho scritto Tweet sulla sabbia...

 

Per quanto riguarda, invece, la “messaggistica” sono due o tre i concetti chiave da tenere in mente. Uno di questi è la reply. Una reply è una replica, una risposta a un tweet inviato da un altro utente. O semplicemente un messaggio pubblico che si vuole inviare a un iscritto a Twitter. Per inviarla basta usare il simbolo della chiocciolina (@, lo stesso che si usa negli indirizzi email) seguito dal nome dell’utente a cui si vuole girare la reply o il messaggio. Quindi, nel caso in cui io voglia rispondere all’utente Tizio, dovrò iniziare il mio cinguettio con @Tizio seguito poi dal messaggio (sempre rispettando il limite dei 140 caratteri totali) . Solitamente, se si vuole che sia solo l’utente @Tizio a leggere la tua reply, il suo nome va specificato a inizio tweet; nel caso in cui il nome venga inserito nel mezzo del tweet, tutti i follower dell’utente che scrive la reply potranno leggerla. Se, quindi, vorrai condividere una reply con tutti i tuoi follower, basterà inserire un carattere qualsiasi all’inizio del messaggio seguito dal destinatario della reply. Solitamente si utilizza il punto e la reply avrà più o meno questa forma .@Tizio testo_del_messaggio.

Gli hashtag, invece, sono delle etichette che servono in qualche modo a catalogare il tweet. Un tweet con hashtag #SerieA, probabilmente, si riferirà al campionato di calcio italiano. Quindi, tutti gli utenti che effettueranno una ricerca sulla Serie A o sul campionato di calcio italiano potranno leggere quello che scrivi, anche se non sono tuoi follower. E potranno scrivere sul tuo stesso argomento etichettando con lo stesso hashtag il loro tweet.

 

Larry, l'uccellino-mascotte di Twitter

 

Se un stesso hashtag viene utilizzato da più utenti e per più tweet, questo inizierà a scalare le classifiche di gradimento degli utenti di Twitter, diventando pian piano un trend. Se poi i messaggi e gli utenti saranno moltissimi, quell’hashtag entrerà a far parte dei TT, ovvero dei Topic Trends, quegli argomenti che tirano di più sul sito di microblogging.

E, fino a poco tempo fa (dicembre 2012), Twitter era la bacheca preferita dai milioni di utenti iscritti a Instagram. Grazie alla sincronizzazione automatica esistente tra l’account di Instagram e quello di Twitter, le foto editate con l’app fotografica più cool del momento venivano immediatamente caricate anche sul profilo cinguettante del fotografo del caso. E tutti i suoi follower potevano ammirare la sua maestria nel catturare i momenti della vita (solitamente autoscatti con espressioni del viso a dir poco imbarazzanti). Questo accadeva fino al 10 dicembre 2012, quando Instagram ha deciso di terminare il supporto alle “cards” di Twitter, ovvero alla possibilità di integrare contenuti multimediali nello stream dei cinguettii. Anche perché Twitter aveva deciso da tempo di integrare nella propria app mobile la funzione di scatto di fotografie e editing di immagini con una serie di filtri fotografici pre-impostati. Insomma, di inserire un clone di Instagram direttamente nella sua app. Così che i “twitteriani” possano fotografarsi in pose buffe senza passare da altre app.

 

24 gennaio 2013

A cura di Cultur-e
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