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Cloaq, come funziona il social anonimo

A differenza di altre piattaforme analoghe, non richiede indirizzi di posta elettronica né numeri di cellulare per iscriversi

Cloaq

L’utente beta5635 è alla ricerca di compagnia per vedere dei film, mentre alpha792 esterna tutto il suo amore per Uber. Questi sono alcuni dei post che si possono trovare sulla timeline di Cloaq, un nuovo social network anonimo lanciato tra fine marzo e inizio aprile 2015 e disponibile per il download sull’App Store. Gli sviluppatori, che in un primo momento hanno preferito restare anonimi per creare pathos intorno al lancio, sono ingegneri che in passato hanno ricoperto ruoli anche importanti all’interno di alcune delle maggiori aziende del panorama hi-tech mondiale, ma hanno preferito cambiare aria per mettersi definitivamente alla prova. Cloaq, quindi, rappresenta una sorta di banco di prova dove ognuno di loro potrà mettere in mostra le proprie qualità professionali e personali.

Come funziona

L’app Cloaq entra in un mercato non facile, quello dei social anonimi, oramai vicino al punto di saturazione. Le piattaforme sociali che permettono di aggirarsi nel web nel più completo anonimato sono ormai diverse decine (ask.fm, Whisper, Secret solo per fare alcuni esempi), offrendo servizi e funzionalità diversificate tra loro. Tutte, però, richiedono quanto meno un numero di telefono cellulare o un indirizzo di posta elettronica per permettere agli utenti di iscriversi. Un particolare non da poco: un hacker che sappia il fatto proprio potrebbe sfruttare questi dati per risalire alla reale identità dell'utente e minacciarlo.

 

Cloaq

 

Cloaq punta proprio su questa caratteristica per crearsi una propria nicchia ed imporsi all'interno di questo particolare ecosistema virtuale. Durante la registrazione non si dovrà inserire alcun dato personale: non saranno richiesti né numeri di telefono né indirizzi email per completare la procedura. Appena conclusa l’iscrizione, il sistema assegna una identità virtuale (e anche piuttosto anonima) ad ogni nuovo iscritto: l'utente sarà identificato da un nickname composto da una lettera greca (alpha, beta, gamma, omega e così via) e da un numero progressivo da 1 a 9999: ci si troverà così a parlare con l’utente alpha987 o beta 6720.

Da non sottovalutare che, rispetto ai suoi concorrenti, Cloaq non pone limiti di lunghezza ai vari post o commenti: ognuno può scrivere in libertà rispettando, logicamente, gli altri. Ogni minaccia, ogni insulto e ogni post che veicola messaggi di razzismo o violenza saranno cancellati e l’account sarà bloccato.

Come accade in molti social network, sarà necessario seguire gli altri utenti per poter visualizzare i loro post sulla propria timeline e magari commentarli. I messaggi degli utenti possono essere categorizzati (film, sport, politica, tecnologia), possono contenere delle foto e possono avere un titolo. Possibile, inoltre, esprimere il proprio apprezzamento per i contenuti postati dagli altri utenti grazie alla funzione Cuore, analoga al Mi piace di Facebook o al Preferito di Twitter. Gli account possono essere personalizzati mettendo un’immagine che vi rappresenti, ma a vostro rischio e pericolo: qualcuno potrebbe riconoscervi.

 

Cloaq

 

Nel caso in cui si dovessero perdere le credenziali d’accesso (username e password) potrebbero sorgere dei problemi. Infatti, mentre la password la si può recuperare tramite il sistema di sicurezza dell’app, lo stesso non lo si può fare per il vostro username. In quel caso bisogna solamente iscriversi da capo e crearsi nuovamente la propria cerchia di amici anonimi.

Summit

In uno degli ultimi aggiornamenti dell’app è stata aggiunta la sezione “Summit”, in cui poter leggere e commentare le news dei vari siti d’informazione. Secondo gli ideatori della piattaforma, questa nuova funzionalità dovrebbe garantire una maggiore interazione tra gli utenti. Ma quello che è il fiore all'occhiello di Cloaq (l'anonimato, ovviamente) potrebbe minare sin dall'inizio la bontà di questa operazione. Come insegna la storia (vedi i casi Reddit e 4chan, tanto per fare due nomi) se l’utente non è chiamato a metterci la faccia, si sente in qualche modo deresponsabilizzato e autorizzato ad esprimere anche i suoi pensieri più torbidi. E non è sempre detto che i commenti degli utenti aiutino ad approfondire i temi discussi nella notizia. Anzi.

A cura di Cultur-e
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