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Display e schermi flessibili, la ricerca continua

In Gran Bretagna e Giappone sono in fase di studio nuove tecnologie produttive per realizzare display sempre più flessibili. Ecco quando potremmo trovarli sugli scaffali dei negozi

Schermo flessibile della LG

Un televisore di 60 pollici, ultrapiatto, ad ultra alta definizione che può essere arrotolato e portato in giro come se fosse un poster di un quadro o una foto. Un sogno? Pura fantascienza? Niente affatto: ben presto, infatti, potrebbe arrivare sul mercato una nuova tipologia di schermo flessibile che trasforma tutto ciò in realtà. Ad oggi il nuovo display, ultrasottile, super-veloce, a basso consumo energetico e ad altissima risoluzione, è in fase di prova presso i laboratori dell'Università di Oxford e dell'Università di Exeter (Gran Bretagna). Se i test in corso dovessero dare i risultati sperati e si riuscissero a superare tutti gli ostacoli legati alla produzione in serie, non è affatto da escludere che nuovi televisori con schermo curvo siano immessi sul mercato nel giro di pochi anni.

Questione di lega

 

Schermo PCM

 

Per la produzione dei nuovi display non dovrebbero essere impiegati nuovi materiali. Come dimostrato dagli studiosi Peiman Hosseini, C. David Wright e Harish Bhaskaran nel loro studio recentemente pubblicato sulla rivista Nature, possono essere utilizzate leghe metalliche già impiegate nella produzione di CD, DVD e altri supporti di memoria a lettura ottica. Queste leghe metalliche hanno la capacità di passare da uno stato all'altro della materia se adeguatamente stimolate energeticamente: sarà sufficiente applicare una fonte di calore o una fonte energetica adatta per farle passare da uno stato all'altro. Per questo motivo gli scienziati sono soliti chiamare queste leghe metalliche “Materiali a cambiamento di fase” (“phase-changing materials” in inglese o PCM).

Come un e-reader

 

Immagine prodotta utilizzando la nuova tecnologia britannica

 

Il funzionamento dei nuovi display ricorda molto da vicino quello di un lettore e-reader e dell'inchiostro elettronico. Gli schermi flessibili di nuova concezione sono composti da sottili fogli di una lega metallica “a base” di Germanio, Antimonio e Tellurio racchiusi in due fogli (leggermente più spessi) di materiale vitreo. A seconda dello spessore del vetro e del voltaggio dell'impulso elettrico, gli atomi che compongono la lega metallica riflettono un'onda elettrica piuttosto che un'altra, generando diverse tonalità di colore. A differenza della tecnologia e-ink, la nuova tecnologia ha una velocità di aggiornamento (refresh rate) molto più veloce: ogni singolo atomo può cambiare stato anche un milione di volte al secondo, permettendo così la riproduzione di filmati e video di ogni genere. Sino ad oggi, gli scienziati delle università britanniche sono riusciti a creare schermi flessibili con sole due tonalità di colore, ma i margini di miglioramento e crescita sono ancora molto ampi.

Vento del sud-est

Le novità, però, non finiscono qui. I laboratori di ricerca giapponesi della LG hanno recentemente rilasciato il prototipo di uno schermo flessibile OLED da 18 pollici che può essere arrotolato fino a creare un cilindro di tre centimetri di diametro. Il display, con risoluzione 1200x810 pixel, è costituito da una pellicola di poliammide più flessibile e maneggevole del “solito” materiale plastico. Se dai laboratori dovessero continuare ad arrivare notizie positive, non è escluso che LG sia in grado di mettere in commercio i primi dispositivi dotati di schermo flessibile di questo genere entro il 2017.

In dirittura d'arrivo

La casa sudcoreana, però, potrebbe essere battuta sul tempo dai cugini di Samsung (altro big player del settore che produce, proprio in accoppiata con LG, il 55% dei display immessi sul mercato). Da qualche tempo il maggior produttore mondiale di smartphone è particolarmente attivo sul fronte dei display e degli schermi. Nei primi giorni di aprile 2015 ha separato la divisione LCD dalla divisione OLED, così da poter differenziare meglio le linee di produzione e creare campagne marketing – e commerciali – differenziate per i due settori: mentre la divisione LCD porterà avanti lo sviluppo di pannelli per televisori, monitor per computer desktop e laptop e per tablet, la divisione OLED potrà concentrarsi sulla progettazione e realizzazione di pannelli per smartphone e dispositivi portatili in genere. Questo permetterà di portare al termine nel minor tempo possibile la sperimentazione avviata sin dai primi mesi del 2015: la produzione di massa di schermi flessibili e, addirittura, arrotolabili.

 

Lo schermo arrotolabile secondo Samsung

 

Il Samsung Galaxy S6 Edge, infatti, non sarebbe che il primo passo verso una nuova generazione di dispositivi mobili dotati di schermo completamente flessibile e arrotolabile su se stesso. Inutile stare qui ad elencare tutte i possibili vantaggi, ma basti pensare che si potrebbe eliminare una volta per tutte il problema dei display rotti o graffiati a causa delle cadute. Secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano Business Korea, Samsung sarebbe pronta a mettere in commercio i primi dispositivi di questo genere già nel 2016.

Vedo, non vedo

 

Il display trasparente secondo LG

 

Stando sempre alle notizie in arrivo dal sudest asiatico, pare che LG abbia cambiato il proprio obiettivo a medio termine. Appurata la fattibilità degli schermi flessibili e arrotolabili, l'altro colosso sudcoreano ha deciso di puntare tutto su una tecnologia attualmente utilizzata su aerei da combattimento e mezzi speciali: schermi trasparenti da utilizzare su smartphone, tablet e altri dispositivi portatili (come ad esempio gli smartwatch). Un obiettivo per molti avveniristico, ma dalle parti di LG sono certi – o quasi – di riuscire a commercializzare i primi dispositivi dotati di display OLED trasparenti entro la fine del 2017.

A cura di Cultur-e
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