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Le possibili insidie della realtà aumentata e della realtà virtuale

Dal “rapimento” virtuale ai messaggi subliminali, le tecnologie che potrebbero causare danni agli utenti

Realtà aumentata

Una tastiera, un mouse, un trackpad. Tutt'al più uno schermo touchscreen. Queste, più o meno, le modalità utilizzate dall'uomo per interagire con gadget tecnologici di qualunque tipo, dal computer desktop sino agli smartphone e i tablet. Le cose, però, potrebbero presto mutare radicalmente: gli sviluppi fatti registrare negli ultimi anni dalla tecnologia dietro la realtà aumentata (vedi Google Glass) e dietro la realtà virtuale (vedi Oculus Rift) fanno pensare che l'interfaccia uomo-macchina (human-machine interface in inglese) stia per subire un rapido cambiamento.

 

Oculus Rift

 

Dalle pagine del portale di informazione tecnologica TechCrunch, però, arriva un avvertimento: non è detto che tecnologie di questo tipo siano totalmente prive di rischi. Il pericolo che qualche hacker sviluppi malware capaci di “intrappolare” le persone in mondi virtuali è tutt'altro che da escludere. A lanciare l'allarme è Adam Kujawa, esperto di scienze informatiche e da anni attivo nel settore dell'ingegneria inversa (reverse engineering in inglese) e analisi dei malware. Per anni ha lavorato e diretto agenzie governative e federali statunitense, aiutando queste organizzazioni a respingere attacchi informatici di varia natura sfruttando tecniche di retroingegneria.

Giochi pericolosi

Stando a Kujawa, come cavallo di troia potrebbero essere usati i videogames. Le maggiori innovazioni in ambito informatico, infatti, sono state dettate dalle necessità imposte dal mondo videoludico: dagli acceleratori grafici ai processori, passando per periferiche quali mouse e tastiera, tutto è nato in funzione di un gioco. E lo stesso sta accadendo e accadrà per la realtà virtuale e la realtà aumentata: come dimostrano le primissime applicazioni in questi settori, sono i videogames le leve che spingono all’innovazione tecnologica nel settore. E non appena visori e occhialini saranno sufficientemente sviluppati e diffusi, i cybercriminali non staranno ad aspettareper entrare in scena.

Rischi (non troppo) virtuali

Indossando caschetto, cuffie e guanti per la realtà virtuale è possibile esplorare mondi immaginifici e sentirsi come protagonisti di un film di fantascienza. Nel giro di qualche anno questa esperienza potrebbe trasformarsi in qualcosa di pericoloso: secondo Kujawa i cybercriminali potrebbero mettere in atto attacchi sempre più pericolosi.

 

Realtà virtuale

 

  • Rischi ransomware. Il primo e più immediato pericolo è che il visore trasmetta una sola immagine fissa, a meno che non si paghi una sorta di riscatto. È la stessa metodologia messa in atto grazie ai ransomware o cryptovirus: malware capaci di crittografare tutti i file contenuti nel disco rigido e di bloccare il funzionamento del computer. Solo pagando un riscatto (ransom in inglese) si potrà riacquistare pieno possesso dei propri dati e del proprio dispositivo. Lo stesso potrebbe accadere con il visore della realtà virtuale: un malware di questa stessa famiglia potrebbe bloccare l’uso del dispositivo e impedendone il corretto funzionamento a meno di non accettare il pagamento del riscatto

 

Realtà virtuale

 

  • Immagini lampeggianti. La tecnologia immersiva, però, potrebbe essere utilizzata anche per portare attacchi psicologici. Anziché trasmettere delle immagini fisse, il malware potrebbe “costringere” il visore a trasmettere immagini fastidiose a intervalli di tempo non regolari. Con il passare del tempo, le immagini potrebbero diventare sempre più frequenti sino a diventare fisse, eventualmente ritrovandosi, come nel caso dei ransomware di cui sopra, a dover pagare un riscatto pur di liberarsene

  • Il terrore corre sul cavo del visore. L'attrezzatura “standard” per la realtà virtuale è composta, oltre che dal visore, anche da guanti tattili e da cuffie “tridimensionali” capaci di schermare qualunque rumore proveniente dall'esterno. Sfruttando questi elementi, un hacker potrebbe utilizzare dei malware per veicolare immagini d’orrore allo scopo di spaventare gli utenti

 

 

  • L'uomo che sussurrava al visore. Il più subdolo degli attacchi, sottolinea Kujawa, potrebbe però essere invisibile e passare attraverso altri canali sensoriali. Gli hacker, infatti, potrebbero sfruttare le cuffie per veicolare messaggi subliminali di ogni tipo. A seconda della loro etica e della loro morale, gli hacker potrebbero utilizzare attacchi di questo tipo “solo” per pubblicizzare determinati tipologie di prodotti (possibilmente dopo esser stati pagati dalle aziende produttrici) oppure per diffondere messaggi propagandistici di varia natura

Rischi aumentati

Gli attacchi, però, potrebbero essere veicolati anche tramite “semplici” dispositivi per la realtà aumentata, come ad esempio gli smartglass di Google. Vediamone alcuni esempi.

  • Addio privacy. Come ci insegna il caso delle foto rubate alle star statunitensi, l'alta tecnologia sta mettendo a dura prova il concetto “classico” di privacy. Nel caso in cui un hacker riuscisse a prendere il controllo degli occhiali intelligenti di Big G, ad esempio, sarebbe libero di scattare foto o registrare filmati senza che nessuno, neppure il loro possessore, se ne renda conto.

 

L'utilizzo prolungato di gadget come i Google Glass potrebbe mettere a rischio la privacy

 

  • Registrazione continua. Lo stesso discorso è valido per le conversazioni. Nel caso un malware fosse in grado di prendere il controllo del sistema audio dei dispositivi a realtà aumentata, potrebbe essere in grado di registrare qualunque conversazione intrattenuta in loro presenza

 

Gli hacker potrebbero utilizzare i dati per spiare la nostra vita

 

  • Pericolo carta di credito. Nel caso si indossassero gli occhialini smart anche nel corso di transizioni finanziarie, si potrebbero mettere in pericolo anche le proprie finanze. Se gli hacker attivassero le registrazioni video mentre si effettua un pagamento o un prelievo dallo sportello bancomat, potrebbero raccogliere elementi sufficienti a effettuare pagamenti online o prelievi a nostro nome utilizzando le sedici cifre di riconoscimento della nostra carta, i numeri di sicurezza stampati sul retro e il PIN che ci avranno visto digitare tramite i nostri occhiali intelligenti

 

Un malware potrebbe far comparire sul display oggetti o persone inesistenti

 

  • Realtà distorta. Un altro dei rischi che si possono correre indossando un dispositivo a realtà aumentata è esattamente quello insito nel nome della tecnologia: un effetto che “aumenti” la realtà sino a distorcerla. Un malware potrebbe creare immagini poco attinenti con la realtà e condizionare cosi’ il comportamento degli utenti (ad esempio facendo comparire sul nostro cammino oggetti inesistenti o, viceversa, occultando la presenza di quelli reali)

Conclusioni

Dal momento che tutto ciò è perfettamente realizzabile, dovremmo forse fermarci finché siamo in tempo e sospendere lo sviluppo di queste tecnologie? Assolutamente no, sostiene Kujawa. I benefici, quanto meno sulla carta, sono enormemente superiori ai possibili disagi o rischi. Ciò, però, non ci deve far abbassare la guardia: l’immissione nel mercato dei visori a realtà virtuale o realtà aumentata non può prescindere da rigorosi controlli tesi a garantirne la massima sicurezza.

A cura di Cultur-e
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